Se siete il governo tedesco il 2023 non è stato un grande anno per voi.
Le tre componenti di cui siete fatti (SPD, Grünen, FDP) continuano a litigare, mantenendo un livello di tensione sempre più elevato e dando ragione a quelli che, poco dopo le elezioni del 2021, ritenevano un accordo a tre con partner tradizionalmente litigiosi come verdi e liberali alla lunga insostenibile. Avete gestito l’emergenza energetica innescata dall’invasione russa dell’Ucraina abbastanza bene, ma il costo dell’energia rimane altissimo – sia per uso privato che per l’industria – e l’economia in generale punta decisa verso una nuova recessione, più o meno pesante. E le opposizioni ne approfittano: i sondaggi vedono la conservatrice Union al 30% e soprattutto gli estremisti di AfD stabilmente sopra il 20, mentre voi raccogliete le briciole. Spaventati da questo trend avete deciso di fare la faccia feroce sui temi dell’immigrazione e dell’integrazione, promettendo espulsioni rapide e massicce; la maggior parte dei tedeschi è d’accordo con voi, ma avete introdotto un nuovo elemento di tensione nella maggioranza, visto che ai Grünen questo nuovo corso proprio non piace, e non si vedono grandi cambiamenti nell’opinione degli elettori. Anzi, date l’impressione di voler inseguire i populisti sul loro terreno, dimostrazione piuttosto eloquente di debolezza.
Pochi giorni fa è arrivata – si fa per dire – la ciliegina sulla torta. Il Bundesverfassungsgericht (BVerfG), la Corte Costituzionale tedesca con sede a Karlsruhe, ha stabilito che il piano del governo di spostare verso le iniziative di lotta al cambiamento climatico i 60 miliardi extra stanziati durante l’emergenza Covid è anticostituzionale. L’opposizione dell’Union aveva fatto ricorso, sostenendo che la mossa del governo gli avrebbe dato uno spazio di manovra fiscale aggiuntivo a cui non aveva diritto, e i giudici le hanno dato ragione. Quei soldi facevano parte di uno stanziamento “di crisi”, con uno scopo ben preciso; la corte ha stabilito che non possono essere usati per altri fini, anche perché altrimenti ne verrebbe in qualche modo snaturata la ragion d’essere – un fondo per affrontare una crisi non può essere usato per qualcosa che, dicono i giudici, crisi non è.

Il bilancio del governo tedesco si trova quindi corto di 60 miliardi di euro, con cui ci si sarebbe dovuti occupare dell’emergenza climatica. Ma dobbiamo tenere a mente che con “emergenza climatica” in realtà si intendono un sacco di cose. Non solo la riconversione energetica, la transizione verso fonti rinnovabili, ma anche la nuova legge su riscaldamento ed edilizia, approvata a settembre dopo estenuanti discussioni; o gli interventi strutturali per modernizzare la rete ferroviaria, le cui condizioni disastrate diventano sempre più evidenti.
60 miliardi di euro sono un bel buco, soprattutto per un governo che aveva promesso di reintrodurre in breve tempo lo Schuldenbremse, il “freno al debito” ritenuto da molti alla base della salute di bilancio tedesca e temporaneamente sospeso durante la pandemia. Ma in queste circostanze è chiaro che la promessa non potrà essere mantenuta, almeno non adesso: come annunciato dal Ministro delle Finanze Christian Lindner nel pomeriggio di giovedì 23 novembre, lo Schuldenbremse – il cui ritorno era previsto per quest’anno – resterà sospeso, e un budget supplementare per il 2023 verrà presentato la prossima settimana. Il bilancio per il 2024 verrà discusso solo una volta che ci saranno tutte le garanzie costituzionali per quello del 2023, ha aggiunto Lindner. Il capo dei liberali certo non è contento di questa decisione, e si può leggere il suo disappunto nella decisione di rimuovere dall’incarico Werner Gatzer, sottosegretario al bilancio nel suo ministero. Il suo posto verrà preso da Wolf Reuter, attualmente capo del dipartimento politico nel dicastero guidato da Lindner.
Definire questa faccenda dei 60 miliardi un nuovo grattacapo sarebbe eufemistico. Per molti osservatori potrebbe essere davvero la goccia che fa traboccare il vaso, sia nella coalizione semaforo che nell’opinione pubblica, in cui si fa sempre più strada l’impressione che al governo ci sia un branco di incapaci. Il colpo è particolarmente doloroso per il Cancelliere Olaf Scholz, che ha costruito buona parte della sua popolarità come Ministro delle Finanze durante l’ultimo governo Merkel e si trova ora a fare la figura di chi non sa da che parte girarsi. Lo mostra abbastanza chiaramente la copertina dello Spiegel: “La caduta di un saputello – Come Olaf Scholz guida il Paese verso il caos finanziario”.

Che cada il governo è molto improbabile, tutto sommato. Ma fra i pasticci col bilancio, i liberali in preda al panico e messi sempre peggio nei sondaggi, i verdi alle prese con un congresso cruciale e un Cancelliere la cui popolarità è in caduta libera, non si può mai dire.

3 pensieri riguardo “Al governo tedesco mancano 60 miliardi”