Il caso Alexander Z.

Una storia di violenza domestica di cui in Germania – e non solo – si parla ma non troppo

In Germania quando sui giornali si parla di un crimine su cui indaga la polizia il cognome del sospettato non viene mai mostrato. Si usa il Vorname, quello che per noi è il “nome di battesimo”, mentre per il cognome c’è solo l’iniziale seguita da un punto. 

Una pratica che serve due scopi. Da un lato preserva le garanzie del sospettato/imputato, che comunque è colpevole solo dopo una sentenza. Dall’altro però evidenzia una scelta di approccio decisamente condivisibile: quando viene commesso un reato, ciò che va ricordato (in qualche modo celebrato) è il nome della vittima, che compare per intero, e non quello del presunto criminale.

Da qualche tempo in Germania si parla di un caso di violenza domestica. Il presunto colpevole, Alexander Z., è accusato di aver abusato fisicamente e ferito la sua ex compagna, Brenda Patea, durante un litigio avvenuto a Berlino nel maggio del 2020. Secondo quanto affermato da Patea in un’intervista, Alexander Z. l’avrebbe spinta violentemente contro un muro e le avrebbe stretto le mani intorno alla gola. Patea non sarebbe l’unica vittima: accuse anche più pesanti sono state mosse contro Alexander Z. da un’altra sua ex compagna, Olga Sharypova.

Foto: Liputan6.com

A ottobre scorso il tribunale di Berlino ha condannato Alexander Z. al pagamento di una multa di 450.000 euro per l’aggressione ai danni di Patea: si tratta di uno Strafbefehl, una procedura che prevede la comminazione di una pena pecuniaria per reati considerati “minori”,  laddove gli inquirenti ritengano ci siano prove sufficienti a sostenere l’accusa e non si ritenga necessario un processo. Alexander Z. però ha presentato ricorso, e dunque il processo si farà. 

Le udienze inizieranno a fine maggio, e andranno avanti fino al 19 luglio. Non è detto però che l’imputato riesca ad essere presente in tribunale, perché in quel periodo si giocano il Roland Garros e Wimbledon. E Alexander Z., come avrete capito, è Alexander Zverev, tennista tedesco al momento numero 6 del mondo.

Alexander Zverev (Foto: REUTERS)

Zverev ha sdegnosamente rifiutato ogni accusa, e la scelta di andare a processo pare voler sottolineare l’estraneità alla faccenda. Ma ci sono parecchi indizi a suo sfavore. 

Innanzitutto non va sottovalutato il fatto che perché si arrivi a uno Strafbefehl delle indagini devono già essere state fatte, e delle prove raccolte. Ci sono quindi già abbastanza elementi per una multa da quasi mezzo milione di euro. A questo va aggiunto quanto raccontato da Sharypova: una storia di sempre più violenti abusi fisici ed emotivi, durati più di un anno, documentati – si legge nel lungo pezzo al riguardo pubblicato su Raquet Magazine – da foto di lividi sul viso e sulle braccia. Infine, è venuto fuori che Zverev avrebbe provato a comprare il silenzio di Patea, con cui ha anche una figlia, tramite un vero e proprio contratto redatto nell’estate del 2021. Patea avrebbe ricevuto un pagamento una tantum di 100.000 euro, la garanzia della sicurezza finanziaria per la figlia e la possibilità di vivere in una delle case di Zverev, a condizione però di mantenere il riserbo più assoluto su tutti i dettagli della loro relazione – pena il pagamento di una sanzione. Inoltre a Patea non sarebbe stato permesso di contattare in alcun modo Sharypova. Dettagli che non dipingono proprio una situazione limpidissima.

Alexander Zverev è piuttosto amato in Germania. È uno dei tennisti più forti della sua generazione – per capirci quella di mezzo fra i tre mostri sacri Djokovich, Nadal, Federer e quella dei giovani arrembanti Alcaraz, Sinner, Rune – e la speranza più concreta di rivedere un tedesco in cima alla classifica mondiale. La vicenda che lo coinvolge ne ha naturalmente appannato l’immagine, ma gli ottimi risultati ottenuti soprattutto in queste prime settimane di gennaio, con la semifinale raggiunta agli Australian Open, l’hanno un po’ fatta passare in secondo piano, almeno sui media tedeschi. 

Altrove l’attenzione su questa storia è più alta, ma solo di poco. Se avete visto la serie Netflix a tema tennistico Break Point, la cui nuova stagione è uscita pochi giorni fa, avrete probabilmente notato che c’è un’intera puntata dedicata al comeback di Zverev dopo lo spaventoso infortunio che subì al Roland Garros del 2022 – tutto un episodio su di lui, senza però il minimo accenno alla vicenda legale che lo riguarda. E durante le conferenze stampa post-partita è arrivata qualche domanda sulla questione, a cui Zverev ha risposto (o meglio, non-risposto) in maniera parecchio infastidita. 

Oltre a lui al centro delle polemiche c’è anche l’associazione dei tennisti professionisti, l’ATP. 

L’organizzazione ha condotto una sua indagine, durata più di un anno, ma ha stabilito di non dover punire Zverev non ritenendo ci fossero prove a sufficienza. Un report completo dei risultati dell’investigazione non è stato mai pubblicato. 

Ancora più grave, secondo i critici, è che Zverev a inizio gennaio è stato eletto fra i membri del Player Advisory Council, un gruppo di dieci giocatori incaricato di collaborare come consulenti con il consiglio di amministrazione dell’associazione. Sostanzialmente se l’ATP decidesse di prendere qualche iniziativa nei suoi confronti, dovrebbe passare prima attraverso il parere – pur non vincolante – di un organo di cui fa parte anche lui, il che delineerebbe un evidente conflitto di interessi. Non solo: in caso l’associazione decidesse di dotarsi di una policy sul tema della violenza domestica, come era stato annunciato nel 2021 quando venne condotta l’indagine sul caso in questione, ad approvarla dovrebbe essere fra gli altri anche una persona attualmente sotto processo per violenza domestica

L’immagine di una persona sotto processo che solleva uno dei trofei più prestigiosi del tennis mondiale stavolta è stata evitata: in semifinale Zverev ha perso contro Daniil Medvedev – tennista russo la cui moglie, Daria Chernyshkova, è una delle amiche più care di Olga Sharypova. Medvedev che, tra l’altro, in quella puntata di Break Point viene dipinto come il villain della storia.

Il prossimo Slam in programma è il Roland Garros, sui campi di terra rossa di Parigi, dove in più quest’anno si giocherà anche il torneo olimpico. La terra rossa è la superficie preferita da Zverev: chissà se nella capitale francese troverà sulla sua strada qualcuno in grado, un’altra volta, di togliere l’ATP dall’imbarazzo.

Edoardo Toniolatti

@EdoToniolatti

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