Perché quel titolo del Post su AfD è fuorviante

Il Post annuncia la sconfitta di AfD in Turingia, ma le cose non sono così semplici. Magari lo fossero.

Lunedì mattina il Post ha pubblicato un articolo il cui titolo suonava trionfale: “il partito tedesco di estrema destra AfD è stato sconfitto in Turingia”.

Il riferimento era al ballottaggio per la Landrastwahl del Kreis di Saale-Orla in Turingia, cioè il vertice del circondario che riunisce una dozzina di città e una sessantina di comuni. In tutto il numero di elettori coinvolti era di circa 66.000.

Effettivamente il candidato di AfD, Uwe Thrum, ha perso. Dopo un clamoroso 45,7% ottenuto al primo turno, due settimane prima, Thrum è stato sconfitto da Christian Herrgott, Segretario Generale della CDU in Turingia che è riuscito a trasformare un deludente 33,3% in uno sfavillante 52,4%. 

Foto: ETIENNE LEHNEN

Quel titolo, però, secondo me è parecchio fuorviante. Certo, nel resto dell’articolo si spiega – pur brevemente – che si trattava di un voto locale (eufemismo), “amministrativo”, ma l’accento viene posto soprattutto sul fatto che si trattava del primo test elettorale dopo lo scandalo dell’incontro segreto dello scorso novembre, quello in cui esponenti di AfD e altri estremisti di destra avevano discusso di un progetto per la “re-migrazione” di stranieri e tedeschi “non assimilati”. Alla pubblicazione del reportage sull’incontro si è assistito in Germania a una reazione profondissima ed estesa dell’opinione pubblica, con manifestazioni molto partecipate in numerose città tedesche: e l’articolo del Post sembra individuare un collegamento diretto fra queste manifestazioni e la sconfitta di AfD. 

Il collegamento è legittimo, ci mancherebbe. Ma sono le proporzioni con cui il fatto viene presentato ad essere ingannevole. Perché non è che AfD ha perso in Turingia: ha perso in un’elezione ultralocale in Turingia, su una base di aventi diritto di 66.000 persone (e una affluenza del 69%), in un Land che conta più di 2 milioni di abitanti e in cui a settembre si andrà a votare per la Landtagswahl, le elezioni regionali in cui – differenza significativa – possono votare solo i cittadini tedeschi. Elezioni il cui impatto è di diversi ordini di grandezza superiore a quello di questa Landratswahl, e le cui ripercussioni si potranno davvero sentire in tutto il Paese, a cominciare dalla composizione del Bundesrat, il Senato Federale che in Germania ha compiti e prerogative di grande rilevanza. 

Quel titolo, per carità tecnicamente corretto, è in realtà più wishful thinking che altro. È quello che vorremmo tutti, che AfD venisse sconfitta e che le grandi manifestazioni di queste settimane si traducessero in urne piene di voti contro gli estremisti di destra. Ma i sondaggi continuano a suggerire scenari diversi, scenari in cui nei Länder orientali AfD non si schioda dal 30% abbondante, anche nelle rilevazioni fatte dopo che si è saputo dell’incontro di novembre, e in cui a livello nazionale rimane fra il 19,5% e il 22%. Livelli pre-scandalo, pre-ondata di manifestazioni. E sappiamo che i sondaggi non sono previsioni del futuro ma fotografie delle tendenze del presente, ma ecco: se proprio dobbiamo scegliere, come fotografie dell’oggi forse i sondaggi continuano ad essere più affidabili rispetto a un singolo risultato elettorale ultralocalizzato.

Sondaggio in Sassonia, rilevazione fatta fra il 18 e il 23 gennaio. Il reportage di Correctiv sull’incontro segreto è uscito il 10 gennaio.
Sondaggio di INSA per le elezioni politiche, condotto fra il 22 e il 26 gennaio.

Intendiamoci, è una gran cosa che così tanti tedeschi siano scesi in piazza a manifestare contro gli estremisti di destra, i neonazisti e i loro piani di deportazione. Il rischio però è che in qualche modo ci si “accontenti” di essere contro AfD, di sentirsi contro AfD, senza però affrontare le ragioni dietro al successo degli alternativi. Che ci si accontenti di dirsi antinazisti: che è importante, è fondamentale, ma forse non basta.

Georg Diez sulla Zeit scrive: chi vuole combattere AfD deve fare una politica sociale; e qualche mese fa Edoardo D’Alfonso Masarié su questo blog spiegava che AfD vince, tra le altre cose, perché è reazionaria, perché – cito – “non individua aspetti del presente degni di essere preservati, ma promette un rabbioso ritorno al passato”. Il compito di affrontare questi temi non è certo delle persone che si sono riversate nelle piazze – come mi ripetevano in molti in questi giorni, si è manifestato soprattutto per “tirare una linea”, per ribadire con fermezza e ad alta voce un sonoro no a certe idee. Ma è invece il compito delle altre forze politiche, e forse uno dei compiti delle persone in piazza è pretendere che quelle forze politiche se ne occupino. Non c’è altra strada percorribile: le uniche altre due alternative sono da un lato continuare con il Brandmauer, il “muro di contenimento” a destra, il “tutti contro AfD”, ma se i risultati sono quei valori nei sondaggi, ha senso? Oppure “integrare” AfD nel perimetro delle forze democratiche costituzionali, normalizzarla – per usare un termine che abbiamo letto negli anni scorsi in Italia, romanizzare i barbari: ma come si fa con questi qui?

Magari sono io che sono pessimista. Però a vedere tutta quella gente in piazza, pur contento com’ero, mi son saliti su dei fortissimi Girotondi vibe.

Edoardo Toniolatti

@EdoToniolatti

Lascia un commento