L’Unione dei Valori di destra

Hans-Georg Maaßen, ex capo dell’intelligence interna accusato di legami con AfD e l’estrema destra, ha fondato un nuovo partito

Se vivete in Germania e volete fondare un partito politico, il 2024 è il vostro anno.

Non siamo neanche a marzo e già possiamo contare due nuovi movimenti, uno a destra e uno a sinistra, con referente rispetto per la simmetria parlamentare.

Su Kater abbiamo già parlato del BSW, il Bündnis creato dall’ex leader della Linke Sahra Wagenknecht la cui fondazione è stata formalizzata ai primi di gennaio. Se il BSW si posiziona – almeno nominalmente – a sinistra, anche la destra si arricchisce ora di un nuovo soggetto politico. Lo scorso fine settimana è ufficialmente nata la Werteunion, “Unione dei Valori”, movimento che intende porsi a metà fra CDU e AfD.

Al centro del progetto c’è una vecchia conoscenza della politica tedesca, e anche vostra se capitate spesso da queste parti: Hans-Georg Maaßen, ex Presidente del Bundesamt für Verfassungsschutz (BfV), l’Ufficio federale per la Difesa della Costituzione – cioè i servizi segreti interni – costretto alle dimissioni nel 2018 quando si scoprì che si incontrava regolarmente con i vertici di AfD e gli passava informazioni sensibili. Da quando ha lasciato il BfV Maaßen è comunque rimasto sempre parecchio attivo, non mancando mai di commentare la vita politica tedesca con interviste e dichiarazioni che scatenano immancabilmente furiose polemiche

Il suo nome salta spesso fuori nei gruppi di estrema destra come possibile “volto presentabile”. Con la fondazione del nuovo partito la faccenda assume però contorni diversi, più ufficiali, dalle conseguenze probabilmente più profonde.

La Werteunion in realtà esisteva già. Si tratta infatti di una corrente di destra – molto di destra – della CDU, per quanto mai ufficialmente riconosciuta dal partito conservatore. Fu fondata originariamente nel 2017 con il nome di Freiheitlich-Konservativer Aufbruch (più o meno “Spinta liberal-conservatrice”), quando una cinquantina di esponenti CDU e CSU si raccolsero attorno ad Alexander Mitsch, leader dei conservatori in Baden-Württemberg, in dissenso con la politica di accoglienza di Angela Merkel, giudicata troppo tollerante nei confronti di rifugiati e migranti.

Alexander Mitsch (Foto: Christoph Schmidt/ picture alliance)

Da allora la corrente, ribattezzata Werteunion un paio di anni dopo, è rimasta costantemente attiva nel partito cristiano-democratico, pur sottotraccia, senza l’intenzione di fare una vera e propria scissione quanto piuttosto con l’obiettivo di influenzare idee, proposte e posizionamento; i membri da cinquanta che erano sono diventati alcune migliaia, e accolgono fra le loro file alcuni degli esponenti conservatori più controversi, come ad esempio Max Otte, economista e manager di successo eletto alla presidenza nell’estate del 2022 e che non ha mai fatto mistero delle proprie simpatie nei confronti di AfD. Alla crescita numerica è corrisposta una progressiva radicalizzazione che ha causato l’allontanamento di alcuni dei membri originari, molto critici nei confronti di ciò che a parer loro era diventato solo “un gruppo di guastatori” che non aveva più a cuore il bene della CDU. Ed effettivamente va riconosciuto che nel corso degli ultimi anni alcune mosse della leadership, anziché contributi costruttivi, sapevano più che altro di autentico trollaggio – come ad esempio quando, nel febbraio di due anni fa, AfD candidò Max Otte alla Presidenza della Repubblica Federale, un gesto pensato apposta per suscitare polemiche e aggravare la frattura fra l’ala moderata e quella radicale della CDU. Nelle ultime settimane poi ha fatto molto scalpore la notizia che alcuni membri della Werteunion hanno partecipato all’incontro segreto del novembre scorso a Potsdam, in cui si è discusso di “remigrazione” di “stranieri non assimilati” con attivisti del Movimento Identitario e veri e propri neonazisti.

Max Otte (Foto: Florian Gaertner / picture alliance)

La fondazione ufficiale in partito, a porte chiuse, è avvenuta venerdì scorso, intorno a mezzogiorno e mezza, a bordo della Godesia, nave solitamente usata per piccole crociere ed escursioni sul Reno, nei pressi di Remagen, in Renania-Palatinato.

Il tweet con cui Maaßen ha ufficializzato la faccenda

Oltre a Maaßen, eletto Vorsitzender del nuovo partito, la dirigenza è composta da altri ex esponenti dei partiti conservatori. Naturalmente dentro c’è Alexander Mitsch, il fondatore originale; poi l’ex deputato CDU Albert Weiler, l’ex capo della marina militare Kay-Achim Schönbach e l’ex deputata della FDP Sylvia Kaufhold.

L’obiettivo, come detto, è riempire il buco fra CDU e AfD. “Sosteniamo i classici valori borghesi”, ha dichiarato Maaßen, “che hanno reso forte la Germania e in fin dei conti hanno anche dato forma alla CDU”. Marcato è anche l’accento sul carattere libertario, il desiderio che lo stato faccia un passo indietro dalla vita dei cittadini – tratto che da certi punti di vista distingue in maniera più spiccata il nuovo partito, e che però viene declinato ad esempio nella solita storia del “vogliamo che nelle scuole e negli asili i nostri figli non vengano esposti a forme di sessualizzazione precoce e all’ideologia gender”. Non mancano poi indizi che puntano a una certa forma di populismo elettorale: dopo il classico richiamo all’intenzione di ridare sovranità al popolo, il programma prevede l’introduzione di referendum popolari sulle leggi approvate dal Parlamento Federale.

Hans-Georg Maaßen (Foto: Jana Rodenbusch / REUTERS)

L’impressione è che non ci si trovi tanto a metà strada fra CDU e AfD, quanto proprio vicini di casa degli alternativi, magari senza le caratteristiche più smaccatamente invise ai tedeschi, come ad esempio la vicinanza a Putin – come ha succintamente commentato un esponente, “siamo quasi una AfD senza la Russia”.

Il piano è di scendere in campo per le elezioni regionali a Est, in Sassonia, Turingia e Brandeburgo, e non per le europee di giugno. Naturalmente il partner privilegiato, per qualunque accordo elettorale, è la CDU, ma non tutti ne sono contenti. Ad esempio Max Otte, di cui abbiamo parlato poco fa: secondo lui la Werteunion si deve porre in concorrenza diretta dei conservatori, e deve chiaramente spingere per una vicinanza più strutturale con AfD, “il più grande partito libertario della Germania”. E senza questo cambio di prospettiva Otte è pronto a lasciare il movimento. Nonostante le rivendicazioni di moderatismo, di incarnare la vera essenza dei valori liberali e conservatori, si inizia dunque con un grande classico dei movimenti populisti ed estremisti: le tensioni interne e le minacce di scissione. 

Prevedere le chance di successo del nuovo partito, o quantomeno la forbice di possibilità in termini elettorali, non è semplice. Sicuramente potrebbe risultare attraente per chi ritiene che la CDU si sia spostata troppo a sinistra, durante la lunghissima era merkeliana, e che Friedrich Merz non abbia mantenuto le promesse di riposizionamento a destra; per chi guarda con interesse ad AfD, ma è disturbato dall’eccessiva e troppo esplicita vicinanza a estremisti, neonazisti e putiniani; o anche per chi condivide la matrice libertaria della FDP, ma pensa che ormai i liberali abbiano perduto l’anima accettando di governare con SPD e Grünen. Quanto pesa nelle urne questo bacino elettorale? Abbastanza da sperare di superare la soglia del 5%?

Fra poco inizieranno a circolare i primi sondaggi, e la prima vera prova l’avremo a settembre, con il voto a Est. Quell’Est in cui AfD è fortissima, e la CDU subisce da tempo la tentazione di provare a negoziare con gli alternativi. Il rischio è che la presenza di un attore in più come la Werteunion, a fare da tramite, potrebbe semplicemente accelerare le trattative.

Edoardo Toniolatti

@EdoToniolatti

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