Il diavolo in tv

Björn Höcke, capo dell’ala ultranazionalista di AfD e candidato Ministerpräsident in Turingia, ha partecipato a un duello televisivo con il candidato CDU, Mario Voigt.

I duelli televisivi fra candidati alle elezioni sono ormai un’usanza consolidata in Germania.

Che si tratti di elezioni locali o nazionali, i leader dei partiti in lizza sono ormai abituati a sfidarsi, in diversi formati: si va dal tradizionale duello fra i due principali concorrenti (o triello, come nel caso delle ultime Bundestagswahl) a Schlussrunde e Elephantenrunde, i tradizionali confronti fra gli esponenti di tutti le forze politiche subito prima e appena dopo il responso delle urne.

Non pensiate che si tratti di rituali vuoti e sostanzialmente inutili. Certo non si assiste a spostamenti oceanici, ma la recente storia politica tedesca ha mostrato più volte quanto una buona o una pessima prestazione in questi incontri possano risultare decisive. Per citare un solo esempio: profondamente impresso nella memoria dei tedeschi è rimasta la tavola rotonda post-voto del 2005, quando l’indescrivibile sbruffoneria del Cancelliere socialdemocratico uscente Gerhard Schröder risultò talmente evidente e deleteria da vanificare la straordinaria rimonta del suo partito, dato nelle settimane precedenti per tragico perdente ma uscito dalle urne a un’incollatura dalla CDU. Forse se la performance di Schröder in quell’Elephantenrunde non fosse stata così tragica la SPD non avrebbe deciso di scaricarlo così in fretta e accettare una coalizione con i conservatori, dando il via all’era di Angela Merkel.

A settembre di quest’anno in Turingia, Land orientale, si vota per le regionali. Manca quindi ancora tempo, ma giovedì sera i tedeschi hanno potuto assistere a un primo duello televisivo fra candidati. E non un duello qualunque: stavolta fra i contendenti c’era il diavolo in persona. Il diavolo, meglio noto come Björn Höcke, leader della sezione locale di AfD e capofila della corrente più radicale e nazionalista del partito.

Björn Höcke, a sinistra, e Mario Voigt, candidato CDU. (Foto: Michael Kappeler/dpa)

Se siete lettori di Kater conoscete bene il personaggio. Capo della Flügel, l’ala ultraradicale e xenofoba ufficialmente sciolta ma ufficiosamente ancora bene in salute e saldamente al vertice del movimento, uno dei pochissimi tedeschi che può essere a buon diritto – letteralmente: ci sono sentenze di tribunali in questo senso – definito “fascista” e “nazista”, Höcker è capolista alle prossime elezioni turingiane e candidato Ministerpräsident. E ha buone possibilità di ottenere un ottimo risultato: nei sondaggi il suo partito è saldamente al primo posto, con un distacco considerevole.

Sondaggio del 19 marzo di Infratest dimap. Rispetto alle rilevazioni precedenti calano AfD e Linke, salgono di poco CDU e di pochissimo SPD e Grünen. Forse qualche responsabilità ce l’ha il nuovo movimento di Sahra Wagenknecht, BSW, schizzato subito al 15%.

Il confronto televisivo è stato proposto da Mario Voigt, candidato della CDU, che ha deciso di sfidare Höcke per mostrare in maniera chiara ed inappellabile quanto lui e il suo partito rappresentino “un rischio per il nostro Paese e il nostro benessere”. Che ci sia riuscito è però dubbio. La sua scelta è stata criticata da numerosi esponenti, non solo di altri partiti. Contrari all’esperimento di invitare l’esponente più famigerato di AfD in tv si sono detti non solo SPD e Grünen: anche i liberali della FDP non hanno apprezzato. Per bocca del loro leader locale, Thomas Kemmerich, hanno espresso dure riserve soprattutto sul formato scelto, che concentra l’attenzione solo su CDU e AfD trascurando le altre offerte politiche sul tavolo, e sulla copertura eccessiva che i media hanno dedicato all’evento, dandogli una visibilità da dibattito presidenziale americano. Tutto giusto, peccato però che Kemmerich probabilmente non sia la persona giusta per parlare di questa faccenda: non dimentichiamoci che 4 anni fa fu proprio lui ad essere temporaneamente eletto Ministerpräsident grazie ai voti di AfD, in uno dei pasticci più clamorosi e gravidi di conseguenze della politica tedesca recente.

L’iniziativa non è piaciuta neanche a Rainer Haseloff, Ministerpräsident CDU della Sassonia-Anhalt, secondo cui in questo modo si dà legittimità a un partito estremista e dunque “si presenta Höcke come un’alternativa da prendere seriamente in considerazione”. Ma soprattutto non è stato contento Bodo Ramelow, attuale Ministerpräsident turingiano della Linke, ancora popolarissimo fra gli elettori – ci fosse l’elezione diretta il 44% sceglierebbe lui, contro il 17% per Voigt e il 16% per Höcke – ma il cui partito ristagna mestamente al 16%, 15 punti al di sotto del risultato ottenuto nel 2019.

I temi toccati durante il dibattito sono stati, come prevedibile, alcuni di quelli intorno a cui AfD ha costruito le sue fortune. Si è parlato di immigrazione – e di remigrazione, di costi dell’energia, di antisemitismo, di Unione Europea, di libertà di opinione. Temi che, a ben vedere, non hanno moltissimo a che fare con la politica locale, ma che evidentemente sono quelli a cui tutti pensano quando si tratta di AfD. Se a livello contenutistico la rilevanza del duello è stata marginale, è però il fatto stesso che ci sia stato un confronto televisivo con Björn Höcke a essere molto significativo. 

La trasmissione può infatti essere considerata come una delle molteplici risposte che la politica tedesca, ormai da anni, sta cercando di dare alla domanda assillante e ineludibile che le si pone davanti: che fare con AfD? Il famoso Brandmauer, il “muro di difesa” eretto dagli altri partiti che escludono ogni forma di collaborazione per ora più o meno tiene, ma si può dire che sia stata una scelta strategicamente felice, ora che gli alternativi sono saldamente in testa nei sondaggi condotti nei 3 Länder orientali dove quest’anno si vota, e comodamente secondi a livello nazionale? D’altra parte però come si fa a “normalizzare” i nazisti? Come hanno ripetuto socialdemocratici e verdi, con i nazisti non si parla. E tuttavia: come si fa a ignorare, quando si organizza un dibattito, chi sembra godere di un sostegno così ampio?

Da un certo punto di vista il fatto stesso di essere invitato al duello televisivo è per Höcke e i suoi una vittoria. Dargli un palco, una piattaforma da cui poter parlare significa creare un precedente, offrirgli uno spiraglio catodico attraverso cui può “presentarsi” ai tedeschi in modo diretto e non filtrato dai numerosi articoli che i giornali gli dedicano. Secondo numerosi osservatori Voigt è riuscito a tenergli testa, ma il punto è altrove: non riguarda tanto “chi ha vinto”, quanto piuttosto l’idea stessa di una partita in cui uno dei giocatori in campo è un nazista. Come ha detto lo storico Jens-Christian Wagner, intervistato dallo Spiegel: “è una catastrofe”.

Un barlume di speranza forse c’è, tuttavia. Come nota Moritz Maier sulla Frankfurter Rundschau, i due giornalisti che hanno moderato il dibattito, Jan Philipp Burgard e Tatjana Ohm, sono riusciti a più riprese a mettere Höcke in un angolo, pressandolo con domande precise su sue dichiarazioni passate a cui l’esponente di AfD sostanzialmente non ha risposto. E se da un lato si può riconoscere che anche questo atteggiamento può alla fine fare il gioco di Höcke, consentendogli facilmente di presentarsi come vittima di un “uno contro tutti”, dall’altro può fornire un piccolo ma prezioso vademecum di come discutere con personaggi di questo tipo. Non tanto ribattendo alle sue dichiarazioni, quanto “sfidandolo” a sostenerle di nuovo, pubblicamente, in tv. E Voigt, nonostante tutto, è stato abile a sfruttare il contesto che si è creato: all’ennesimo svicolamento del suo avversario, ha commentato in maniera pungente “mi sarei aspettato che mostrasse più coraggio nel sostenere le sue tesi”. 

Forse è così che bisogna fare, chissà. Per ora sembra che potrà esserci un altro duello, prima del voto: Mario Voigt non lo esclude.

Che si tratti di una scelta felice, però, rimane quantomeno discutibile.

Edoardo Toniolatti

@EdoToniolatti

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