Giovedì sera è andato in onda su ZDF e ARD l’atto finale della campagna elettorale, lo Schlussrunde (letteralmente “ultimo giro”), l’ultimo dibattito televisivo a cui hanno partecipato tutti i candidati dei partiti che, a meno di clamorose sorprese, entreranno nel prossimo Bundestag. Oltre ai tre candidati principali – Annalena Baerbock per i Grünen, Armin Laschet per la CDU e Olaf Scholz per la SPD – erano presenti anche Christian Lindner per la FDP, Markus Söder per la CSU, Alice Weidel per AfD e Janine Wissler per la Linke.

È stato un dibattito abbastanza animato, dove ci sono stati diversi momenti di contrapposizione diretta fra i candidati. I due giornalisti che hanno moderato la serata, Tina Hassel e Theo Koll, non si sono fatti intimidire e non hanno esitato a riprendere i candidati quando stavano andando fuori tema o non stavano rispondendo alle domande, arrivando talvolta anche a zittire il microfono di chi stava parlando (chiedere ad Alice Weidel, ad esempio).
I temi toccati sono stati diversi, e in particolare si è finalmente vista un po’ di politica estera. Un tema molto rilevante, in previsione delle possibili alleanze post-voto, è la posizione dei partiti sulla NATO e sul ruolo della Germania al suo interno. Come noto, una delle condizioni poste da Scholz per trattare è il riconoscimento dell’alleanza atlantica, a cui una parte consistente della Linke è invece contraria. Janine Wissler si è mostrata molto diplomatica: ha difeso le posizioni del suo partito, sostenendo che l’aumento del budget dedicato alla difesa andrebbe invece indirizzato altrove, ma ha anche confermato che l’uscita della Germania dalla NATO non sarebbe comunque un’opzione, anche in caso di un governo che comprendesse la Linke. Una risposta che se da un lato viene incontro alle richieste di Scholz, dall’altro non scontenta la base più radicale.
Un altro tema importante di cui si è discusso in questa fase è stato il rapporto con la Cina, dal momento che Pechino è un partner commerciale fondamentale per la Germania. Molto dura è stata la posizione di Annalena Baerbock, che ha auspicato una politica unitaria a livello europeo e maggiore severità sulle violazioni dei diritti umani. A mettere in guardia da un irrigidimento di questo tipo è stato Markus Söder, secondo cui a rimetterci potrebbero essere migliaia di posti di lavoro negli stabilimenti tedeschi delle imprese cinesi. Ancora più comprensiva Alice Weidel, che in Cina ha passato un periodo di studio e ha sostenuto la necessità di relazioni più “normali” con il regime. A metà strada si è messo Christian Lindner, secondo cui la Germania deve difendere in egual misura i suoi interessi commerciali e i suoi valori fondamentali.
Durante la serata si è parlato anche della progressiva radicalizzazione della società tedesca – il primo tema affrontato in scaletta, anche a causa del profondo effetto sull’opinione pubblica dell’omicidio di un giovane impiegato di una stazione di servizio, ucciso a colpi di pistola per aver ricordato a un cliente l’obbligo di indossare la mascherina. Naturalmente sul banco degli imputati è salita AfD, attaccata da più parti per la violenta polarizzazione a cui contribuisce con le sue tattiche comunicative. Particolarmente duro è stato Markus Söder, da diversi anni fra i più feroci critici degli alternativi, che però non ha risparmiato qualche frecciata anche alla Linke, a suo dire colpevole di voler indebolire le prerogative delle forze dell’ordine nella lotta contro le minacce estremiste. Alice Weidel ha difeso il suo partito mettendo in discussione la costituzionalità di alcune misure prese dal governo durante la fase più acuta della pandemia, e soprattutto si è scagliata contro la stigmatizzazione dei Querdenker, il variegato movimento di protesta anti-Corona che – ha ricordato – include anche numerosi elettori degli altri partiti.
Weidel si è distinta anche in quello che è stato il momento meno riuscito di tutta la serata, quello dedicato alla lotta al cambiamento climatico. La candidata di AfD è stata l’unica a mettere esplicitamente in discussione l’assunto che i cambiamenti climatici siano dovuti all’azione dell’uomo, e ha messo in guardia da provvedimenti che possano danneggiare le industrie tedesche. Gli altri candidati si sono tutti più o meno dichiarati a favore di un’economia climaticamente neutrale, ma il dibattito è stato molto povero di contenuti. Invece di proposte e progetti, si è parlato praticamente solo dei singoli comportamenti dei candidati presenti in studio, come se invece di soluzioni a un problema si fosse alla ricerca di modelli da seguire. Neanche Annalena Baerbock ha brillato in questa fase, limitandosi a ricordare come per questa campagna elettorale abbia viaggiato perlopiù in bus o in treno, evitando voli a corto raggio. Christian Lindner ha confidato di acquistare ogni anno dei crediti di carbonio per compensare la propria carbon footprint, mentre Olaf Scholz ha riconosciuto che, in quanto Ministro, spesso è costretto a viaggiare con la scorta e in situazioni che non lo rendono un esempio da imitare in questo ambito. Armin Laschet e Markus Söder si sono concentrati sul loro ridotto consumo di carne, e il capo della CDU ha sostenuto che la difesa del clima dovrebbe anche essere divertente, “come quando guido la mia auto elettrica”.
Quando poi si è parlato delle questioni sociali, sono tornate a farsi evidenti le distanze fra Linke e SPD che la domanda sulla NATO sembrava aver ridotto. Ad esempio sulle politiche per la casa Janine Wissler ha difeso la possibilità di espropriare i grandi colossi immobiliari, su cui domenica si voterà a Berlino in un referendum, proponendo l’estensione di un Mietendeckel (un “tetto sugli affitti”) a livello nazionale. Mentre Baerbock ha detto che considera l’esproprio una misura estrema ma in casi estremi accettabile, Scholz si è dichiarato contrario, e non entusiasta all’idea di un tetto sugli affitti stabilito per legge.
E naturalmente si è arrivati in conclusione al momento delle coalizioni. A tutti i candidati è stato chiesto quale configurazione preferirebbero, e l’unico a dare una risposta chiara, con un nome, è stato Christian Lindner. Il leader del liberali ha ripetuto che il suo partito intende sostenere un governo di centro, e che la sua preferenza è per una Jakaika-Koalition, insieme a Union e Grünen – un accordo che piacerebbe anche a Markus Söder. Gli altri sono rimasti piuttosto vaghi: Weidel ha detto che va bene qualunque accordo con dentro AfD, Baerbock che ciò che serve è una Klima-Koalition, possibile solo con i Verdi in posizione centrale, Wissler ha evidenziato la distanza della Linke dai partiti di destra e la relativa vicinanza con SPD e Grünen. I due candidati con più chance di arrivare alla Cancelleria, Laschet e Scholz, hanno semplicemente espresso la loro preferenza per un governo guidato dai loro partiti, rispettivamente CDU e SPD. Il candidato conservatore una volta di più ha escluso ogni collaborazione con AfD e Linke e si è detto preoccupato dall’eventualità di un Linksbündnis, un’alleanza di sinistra rosso-rosso-verde, perché dietro l’apparenza rispettabile e moderata di Scholz si nascondono sempre i Kevin Kühnert e le Saskia Esken, esponenti SPD notoriamente su posizioni molto meno centriste rispetto al Ministro delle Finanze.
Come per i trielli andati in onda nelle scorse settimane, è difficile dire se il dibattito di ieri sera abbia smosso qualcosa nell’elettorato. L’unica certezza è che la partita è davvero apertissima: secondo l’ultimo sondaggio, realizzato da Forschungsgruppe Wahlen per la ZDF, il distacco fra SPD e Union si è ridotto a due soli punti.
Vedremo come andrà a finire. Ora si tratta davvero solo di aspettare.