Bundestagswahl 2021: analisi della vittoria

La Germania ha votato, e ha indicato un vincitore. Anzi, più di uno.

La SPD è arrivata prima, eppure Olaf Scholz potrebbe non diventare Cancelliere. La complessità dello scenario consegnato dalle urne è racchiusa in questa frase.

Prima di tutto, un paio di dati per fissare il contesto.

Questi i risultati, incluse le variazioni rispetto al voto del 2017:

L’affluenza è stata del 76,6%, poco di più rispetto a quattro anni fa. Il Bundestag sarà ancora più extralarge di quello attuale: il numero totale dei deputati sarà 735, nuovo record.

Queste le coalizioni possibili:

Nonostante l’incertezza, e nonostante non sia ancora per nulla chiaro chi sarà il prossimo Cancelliere e che configurazione avrà il prossimo governo, non si è trattato di un pareggio. Le urne hanno decretato dei vincitori e degli sconfitti, talvolta anche in modo non immediatamente evidente o addirittura controintuitivo se ci atteniamo semplicemente ai numeri. Un’analisi più approfondita può aiutarci a capire meglio chi ha vinto e chi ha perso, e perché.

Cominciamo da chi ha vinto.

SPD

I socialdemocratici sono riusciti in un’impresa che sembrava impossibile solo qualche mese fa. Grazie soprattutto a Olaf Scholz e agli errori dei suoi avversari, la SPD è tornata primo partito, ottenendo anche una caterva di Direktmandate (cioè l’elezione diretta dei candidati nei collegi elettorali) in partioclare nel nord del Paese. Tra questi anche quello che in Meclemburgo-Pomerania Anteriore era dal 1990 appannaggio di Angela Merkel.

Questo successo ha soprattutto il volto di Olaf Scholz. A differenza dei suoi avversari, Il Ministro delle Finanze non solo è riuscito a non commettere errori durante la campagna elettorale, restando nei sondaggi il candidato preferito dai tedeschi, ma ha anche saputo interpretare meglio il ruolo di vero erede della stabilità merkeliana. Dei voti conquistati dalla SPD, 1.360.000 provengono dalla Union. Un segnale piuttosto evidente: una buona parte del sostegno ad Angela Merkel stavolta è andato al candidato socialdemocratico.

Commentando le prime proiezioni, ieri sera, Scholz ha rivendicato il risultato sottolineando come dalle urne sia uscito un messaggio chiaro, quello per cui i cittadini “vogliono che il prossimo Cancelliere si chiami Olaf Scholz”. Ma tutto lo stato maggiore dei socialdemocratici ha festeggiato. Il Generalsekretär Lars Klingbeil ha detto che “la SPD è tornata”, e le stesse parole le ha usate Kevin Kühnert su Twitter.

Scholz ha convinto, ma ha convinto anche la SPD, che secondo numerosi sondaggi è risultata il partito più credibile per affrontare il tema più sentito dagli elettori, quello della sicurezza sociale. Tuttavia, come detto, è difficile non attribuire questa vittoria in gran parte a Olaf Scholz, che potrebbe ritrovarsi in una situazione particolare: diventare Cancelliere senza essere capo del suo partito. A guidare la SPD sono infatti Saskia Esken e Norbert Walter-Borjans, tra l’altro esponenti della corrente di sinistra che all’ultimo congresso hanno proprio sconfitto il Ministro delle Finanze. Ma se c’è una cosa che questi risultati certificano è che a Scholz non serve prendersi la guida del partito: il partito è già suo. Dopo una vittoria del genere, arrivata in maniera così inaspettata, all’interno della SPD la sua parola è legge.

Per completare la gran serata dei socialdemocratici, anche le elezioni locali sono state un successo. In Meclemburgo-Pomerania Anteriore, dove in realtà il primo posto non è mai stato in discussione, la SPD ha trionfato con un incredibile 39,6%. Una vittoria straordinaria per la Ministerpräsidentin uscente Manuela Schwesig, che potrà tranquillamente continuare a governare il Land insieme alla CDU, calata invece di parecchio (finendo anche dietro a AfD, secondo partito) ma senza mettere a rischio la Grosse Koalition locale. E anche a Berlino le cose sono andate bene: dopo alcune proiezioni altalenanti, che davano la testa ora alla SPD ora ai Grünen, i socialdemocratici sono risultati primo partito anche nella capitale, con il 21,4%, mentre i Verdi si sono fermati al 18,9%. 

Da sinistra Franziska Giffey, candidata a Berlino, Olaf Scholz e Manuela Schwesig (Foto: © Florian Gaertner/photothek.de)

Insomma, il 26 settembre 2021 resterà una data da ricordare e da celebrare alla Willy-Brandt-Haus, il quartier generale della SPD. Eppure non è detto che da questa abbondanza di risultati discendano la conquista della Cancelleria e la guida del governo. Il destino del successore di Angela Merkel, chiunque sarà, è nelle mani di altri, e in particolare degli altri due partiti che con ogni probabilità comporranno la coalizione di maggioranza. I Grünen da un parte, e dall’altra gli altri grandi vincitori di ieri sera, i liberali della FDP.

FDP

Per la seconda volta di fila i liberali infilano un risultato a doppia cifra: è la prima volta nella loro storia. Guadagnano quasi un punto rispetto al 2017, e sebbene non ottengano il loro miglior dato (quello rimane il 14,6% del 2009) possono essere ben più che soddisfatti. Il loro 11,5% ha infatti un peso enorme, visto che li rende – insieme ai Grünen – i kingmaker del prossimo Cancelliere. E non solo: i liberali possono dormire sonni tranquilli pensando al futuro. La FDP è insieme ai Verdi primo partito fra chi ha votato per la prima volta (Erstwählende), e subito dietro agli ecologisti fra i giovani (18-24 anni).

Christian Lindner, leader dei liberali, è perfettamente consapevole del colpo di fortuna che gli è capitato. Nonostante abbia sempre detto di preferire una coalizione Jamaika, insieme a Union e Grünen, ieri sera durante il Berliner Runde (la tavola rotonda post-voto fra i leader di partito) si è mantenuto estremamente vago, non chiudendo ad alcuna possibilità. Ha ricordato come a livello locale la FDP governi con successo sia insieme ai conservatori che ai socialdemocratici, e anzi ha proposto ai Verdi di iniziare delle consultazioni ridotte, fra i due partiti, per trovare dei punti di accordo preliminari e capire chi fra Union e SPD potrebbe risultare il partner di maggioranza più realistico. Un segnale che indica chiaramente la sua intenzione di far pesare il più possibile il ruolo privilegiato che le urne gli hanno concesso.

C’è poi un altro partito che possiamo annoverare fra i vincitori, anche se a prima vista sembrerebbe il contrario. Un partito che nonostante abbia perso voti in termini assoluti paradossalmente esce rafforzato da queste elezioni, se analizziamo il risultato da un punto di vista politico e non solo numerico. Si tratta di AfD.

Gli alternativi non dovrebbero avere molti motivi per essere contenti. Hanno perso più di due punti percentuali, non sono più terzo partito e in ogni caso non saranno più la principale forza d’opposizione nel Bundestag, dovendo così rinunciare a un sacco di cose come ad esempio la guida di alcune commissioni molto importanti come quella al bilancio. Eppure le urne hanno certificato un ulteriore radicamento nell’est del Paese, tanto che AfD è risultata primo partito in Sassonia e in Turingia

Diamo poi di nuovo un’occhiata alla mappa dei Direktmandate, più su. Il sud è tutto nero, dominato dall’Union, il centro-nord invece tendenzialmente rosso, in mano alla SPD. Vedete quel blocco azzurro a est? Ecco, quelli sono tutti i Direktmandate conquistati da AfD. Nel 2017 il partito di estrema destra ne aveva vinti 3 in tutta la Germania: stavolta ne ha conquistati 10 solo in Sassonia, su 16 totali. In Turingia ne ha vinti invece 4, la metà di quelli disponibili. Altri due li ha presi in Sassonia-Anhalt.

I Direktmandate di AfD in Sassonia

Da queste elezioni AfD esce ancora più rafforzata nella sua roccaforte, i Länder orientali, in questo probabilmente aiutata anche dal tracollo verticale della Linke. Quei Länder in cui, tra l’altro, è più potente la sua ala radicale e nazionalista, quella di Björn Höcke.

In Sassonia, Brandeburgo e in Turingia si voterà per eleggere i Parlamenti regionali e i Ministerpräsidenten nel 2024. Chissà se per allora gli altri partiti avranno trovato una risposta all’enigma orientale della destra estrema.

Edoardo Toniolatti

@AddoloratoIniet

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