È venerdì, tra l’altro giorno di vacanza quindi non siete dovuti andare al lavoro, e si prospetta un weekend lungo, visto che sarà vacanza anche lunedì. Perché non approfittare dei giorni di riposo per divertirvi un po’? Magari la sera potete andare a ballare coi vostri amici, per far baldoria e scaricare un po’ di tensione.
Una prospettiva attraente, vero? Purtroppo però dovete rinunciarvi. Perché il weekend lungo è quello di Pasqua e voi vivete in Germania. E in Germania il Venerdì Santo, che qui si chiama Karfreitag, vige il Tanzverbot – il “divieto di ballo”.
“Divieto di ballo” è effettivamente riduttivo. Durante il weekend di Pasqua (e non solo) sono numerose le attività ricreative messe al bando: non si può ballare, non si possono tenere manifestazioni pubbliche o eventi sportivi. Uno spasso, insomma.
Le regole al riguardo variano da Land a Land. La regione più severa è l’Assia, dove il Tanzverbot vige già dal giovedì prima di Pasqua e va fino al Lunedì dell’Angelo. Come prevedibile invece i più liberali sono i berlinesi: nella capitale, a parte alcune ore durante il Venerdì Santo, si può ballare quanto si vuole. Ma non pensiate che il divieto sia limitato alla settimana pasquale. Sono numerosi i giorni in cui non si può ballare, nei Länder tedeschi. Anche in questo caso capolista è l’Assia, con ben 15 giorni – ad esempio Pentecoste, Ognissanti, l’Ascensione e addirittura Natale e il primo dell’anno.

Vabbeh, allora magari si può approfittarne per andare al cinema, magari in uno di quei cinemini che ogni tanto fanno rassegne di grandi classici e vecchie pellicole? Eh, più o meno. Perché oltre al Tanzverbot durante la settimana di Pasqua vige anche il divieto di proiezione nei cinema di alcuni film. Anche in questo caso “alcuni” è da intendersi come riduttivo: parliamo di oltre 700 titoli, che variano da classici della comicità irriverente come Brian di Nazareth a horror come Scream e Saw IV, fino a inclusioni francamente inspiegabili come Heidi e Mary Poppins. Il carattere di questi film contraddice lo spirito della festività, sostiene il Freiwillige Selbstkontrolle der Filmwirtschaft (FSK), l’associazione che si occupa della classificazione per età dei film, tanto da poter offendere i sentimenti religiosi e morali dei cittadini: meglio dunque non correre rischi e vietare tutto.

Non tutti sono d’accordo però. Quasi ovunque nelle principali città tedesche – persino nella cattolicissima Baviera – sono previsti party e feste di protesta, contro un divieto considerato ormai un relitto anacronistico. In particolare in Assia, che come abbiamo visto è il Land più bacchettone, le iniziative contro il Tanzverbot hanno assunto un vero e proprio carattere politico. Le organizzazioni giovanili di SPD, Grünen e FDP hanno infatti organizzato delle iniziative di protesta, da manifestazioni davanti al Landtag (il Parlamento Regionale) di Wiesbaden, capitale della regione, a un grosso party per venerdì sera, vicino alla stazione di Francoforte. “Solamente la metà della società si identifica come cristiana”, dice Viola Gebek, vicepresidente della sezione locale dei Juli, i giovani liberali. “Semplicemente, non ci sembra più in linea con i tempi proibire all’altra metà di andare a ballare il Venerdì Santo.” Le fa eco Lukas Schneider, il leader dei giovani socialisti, gli Jusos, che rivendica il carattere politico della protesta: “il divieto è totalmente superfluo”, ha dichiarato, aggiungendo che restrizioni basate solo su motivazioni religiose non hanno legittimità sufficiente.
Nella CDU però, come prevedibile, sono contrari. Secondo Leopold Born, presidente della Junge Union in Assia, questi sono giorni “per la riflessione e il raccoglimento”, e anche per la tolleranza verso la fede delle altre persone. “Se per qualche giorno all’anno non si può festeggiare, secondo noi non si tratta di una restrizione per le persone”, ha detto Born.
Ma se non è una restrizione, che cos’è?
