Verso il 23 febbraio – Il Bündnis Sahra Wagenknecht

Il BSW di Sahra Wagenknecht sembrava destinato a sconvolgere la politica tedesca anche a livello nazionale. Sembrava.

Dopo un 2024 autenticamente trionfale, era ragionevole supporre che anche il 2025 del BSW, il Bündnis fondato poco più di un anno fa dall’ex stella della Linke Sahra Wagenknecht, sarebbe stato entusiasmante.

Le premesse c’erano tutte. Ad esempio una grande attenzione mediatica, garantita dalla popolarità della leader e dalle sue dichiarazioni spesso volutamente provocatorie e polarizzanti; un posizionamento ideale per svuotare il bacino di consenso del partito rivale, la Linke; o il filotto di risultati straordinari ottenuti nelle elezioni regionali a Est, dove il Bündnis è addirittura entrato a far parte di due governi su tre – in Turingia e in Brandeburgo. La campagna elettorale era iniziato con toni molto agguerriti. Candidata per acclamazione al Parteitag di metà gennaio a Bonn, Wagenknecht si era lanciata in un discorso infuocato, tutto orientato ad attaccare gli altri partiti, da Scholz a Merz ai  Verdi “ubriachi di guerra”. Gli strali più aguzzi però erano stati indirizzati, in maniera per certi versi sorprendente, ad AfD, partito a cui in passato Wagenknecht aveva spesso lisciato il pelo. A Bonn il tono era molto diverso: Alice Weidel non è altro che la “fangirl sottomessa” del miliardario Musk, e AfD in realtà non sta per Alternative für Deutschland, ma Aufrüsten für Donald – “riarmarsi per Donald”. Un cambio di strategia che sembrava indicare come il BSW si sentisse pronto per aprire un nuovo fronte: dopo aver prosciugato la Linke, diventare il principale competitor anche per gli alternativi.

Sahra Wagenknecht (Foto: dpa/Hannes P Albert)

Poi però è arrivata l’ultima settimana di gennaio, i cui eventi sono stati gravidi di conseguenze per tutta la politica tedesca, e anche per il BSW. 8 su 10 deputati del Bündnis si sono infatti astenuti sul voto alla mozione non vincolante sull’immigrazione proposta da Friedrich Merz, il 29 gennaio, garantendo così l’approvazione con i voti di Union, FDP e AfD; e il venerdì successivo, quando il Bundestag è stato chiamato a votare sulla proposta di legge sulla limitazione degli ingressi dai Paesi terzi, poi respinta, il BSW ha votato insieme a Union e AfD, sancendo l’analogia di vedute sul tema migratorio con il campo conservatore – e con l’ estrema destra.

Le conseguenze di questo posizionamento non si sono fatte attendere: ad esempio 6 esponenti bavaresi di punta del partito hanno deciso di lasciare, inorriditi da questa vicinanza ad AfD e dalla “acutizzazione populista” del movimento. E l’occasione è stata colta anche da molti altri militanti, che hanno iniziato a far sentire le proprie proteste non solo sull’approccio alla questione migratoria, ma anche sulla gestione molto rigida delle strutture interne al partito, ultra-gerarchizzate e molto restrittive. Una forma quasi paranoica di controllo che ha portato a continui scontri nelle sezioni locali, innumerevoli polemiche e frequenti abbandoni. In più, l’arrivo di Donal Trump alla Casa Bianca e il cambio di prospettiva degli Stati Uniti sulla guerra in Ucraina hanno puntato ancora di più i riflettori sulla posizione di Wagenknecht, da sempre critica del sostegno occidentale a Kiyv. Le sue risposte alle domande sulla questione diventano sempre più arzigogolate e imbarazzanti, ispirando gustosi meme come questo, realizzato dalla trasmissione satirica heute show:

“Non chiedere mai a una donna la sua età, a un uomo quanto guadagna, a Sahra Wagenknecht del diritto all’esistenza dell’Ucraina”

Sembrano esserci tutte queste ragioni dietro il calo che il Bündnis sta vivendo in queste settimane, riflesso nei sondaggi – che per la maggior parte danno il partito fermo al 4%. Il superamento della soglia del 5%, e il conseguente ingresso nel Bundestag, un paio di mesi fa sembravano praticamente cosa fatta, e invece ora appaiono come un obiettivo quasi irraggiungibile.

Programma

Quale sia la questione centrale del programma del BSW lo si capisce già dal titolo della prima sezione: Frieden, “Pace”. “Viviamo in un’epoca di sconvolgimenti”, piena di tensioni e conflitti e segnata dalla fine dell’egemonia dell’Occidente, con gli Stati Uniti che combattono per mantenere la propria influenza, un’Unione Europea non pervenuta, la Cina che punta a un ruolo globale e la Russia che “si difende dalle installazioni militari occidentali nella sua periferia” (!!!). Contro queste angoscianti prospettive il BSW vuole rappresentare il “partito della pace” nel Bundestag, voce della “responsabilità storica” della Germania per il rifiuto di ogni soluzione dei conflitti che preveda l’uso della forza militare. Basta corsa agli armamenti, basta escalation che inevitabilmente porterebbero a catastrofi nucleari, basta basi americane su suolo tedesco, basta esportazioni di armi, basta missili e carri armati inviati a Zelenskyy. La guerra in Ucraina, che poteva essere evitata, mette a repentaglio l’intera Europa, soprattutto dopo che il presidente Biden ha deciso di “autorizzare attacchi alla Russia con missili occidentali” (!!!); per questa ragione va imposto un cessate il fuoco senza precondizioni, e avviato un negoziato di pace “realistico” (!!!). Le parentesi con i tre punti esclamativi non ci sono, nel testo del programma, ma li ha inseriti chi scrive per sottolineare passaggi, diciamo così, quantomeno folcloristici.

Dal punto di vista economico, il Bündnis intende rimettere in marcia la produttività tedesca attraverso investimenti, sburocratizzazione e controllo dei costi delle risorse fondamentali, ad esempio l’energia – magari riallacciando i gasdotti con la Russia. Alzare le tasse ai ricchi e abbassarle ai poveri e al ceto medio è una priorità, e il sistema fiscale va riformato per alleggerire il peso sulla maggioranza dei cittadini, ovvero chi guadagna fino a 7.500 euro lordi. E l’IVA sui prodotti alimentari di base va cancellata.

Dal punto di vista produttivo, poi, bisogna fermare la de-industrializzazione e rilanciare il settore manifatturiero. La protezione dell’ambiente e la lotta al cambiamento climatico sono cose belle e giuste, ci mancherebbe, ma i lavoratori, i contadini e i piccoli imprenditori non devono pagarne le conseguenze. E poi un fenomeno globale come quello climatico può essere affrontato solo su scala – appunto – globale: divieti e limiti alle emissioni, se imposti solo a livello locale, sono inefficaci e finiscono solo con il danneggiare chi li subisce.

Sul tema centrale della campagna elettorale, l’immigrazione, il BSW è come prevedibile vicino al blocco conservatore (e ad AfD). Basta immigrazione incontrollata, che crea classi sovraffollate nelle scuole, un mercato immobiliare al collasso, il fatto che “soprattutto le donne evitino certe strade e piazze o piscine all’aperto” e un aumento sproporzionato della criminalità, in particolare reati sessuali o terrorismo di matrice religiosa. Servono invece più rimpatri, visto che il diritto di asilo è stato “ampiamente abusato”: non equivale al diritto dei perseguitati “di trovare riparo nel Paese di loro scelta con le prestazioni sociali più generose”. Se vi sembra di leggere toni da AfD, non è un’impressione solo vostra.

Prospettive

Finora nel BSW non si è mossa foglia che Sahra Wagenknecht non volesse, ma per il futuro è cruciale trovare una strada che gli permetta di vivere di vita propria. A cominciare dal nome: la fondatrice vuole mantenere la sigla (BSW) ma togliere il suo nome da quello del partito, per limitare le accuse di ultra-personalizzazione, anche se non è chiaro cosa diventeranno la S e la W.

Da certi punti di vista si tratta di dolori di crescita classici per un partito, soprattutto uno nato intorno a una presenza ingombrante come quella di Wagenknecht; dolori esacerbati però non solo dall’altissima esposizione mediatica della fondatrice, ma anche dall’enorme ondata di successi elettorali ottenuti in pochi mesi. Il formidabile numero di voti raccolti alle Europee e nelle regionali a Est ha reso il BSW la Next Big Thing della politica tedesca, catapultandolo al centro del dibattito; ma probabilmente ne ha anche falsato le reali potenzialità, dipingendolo come un futuro protagonista assoluto invece che, più realisticamente, un comprimario con poche scene sul palco.

E in senso più generale, il Bündnis dovrà seriamente interrogarsi sulla sua ragion d’essere. Inizialmente molti osservatori (se frequentate Kater forse ricorderete che chi scrive non era fra questi) sostenevano che almeno un merito il nuovo partito l’avrebbe avuto: sottrarre consenso, sostegno e voti ad AfD. Questi mesi però hanno mostrato esattamente l’opposto: sono gli altri a venire saccheggiati, non AfD, che da parte sua continua a restare stabile e anzi a crescere (e questo invece chi scrive lo sosteneva già all’epoca). Il post-voto del BSW, dentro o fuori del Bundestag che sia, sarà dunque segnato da una domanda. Restare nel rossobrunismo, nell’alternativa populista di sinistra che così spesso si sovrappone a quella di destra, o diventare qualcos’altro, di più ampio respiro e più sofisticato, e – in sostanza – di meglio?

Curiosità e cose buffe

Magari a voi Sahra Wagenknecht piace tantissimo, il progetto del BSW vi affascina e le sue proposte vi convincono: e quindi vorreste dare una mano e iscrivervi.

Le vostre lodevoli intenzioni sono però destinate a scontrarsi con un vero e proprio percorso a ostacoli. Per evitare di imbarcare gente poco raccomandabile – rischio concreto, viste alcune posizioni sostenute – il Bündnis ha messo in piedi una complicatissima procedura di iscrizione, con interviste e screening a tutti i livelli, da quello locale in su, una pratica di cui aveva parlato anche il Post qualche mese fa. Tutte barriere volute dalla stessa Wagenknecht per evitare di ritrovarsi insieme a “pazzi, carrieristi ed estremisti”, che però creano non poche difficoltà a livello organizzativo visto che non c’è abbastanza gente per fare le cose, soprattutto in campagna elettorale.

Eppure a quanto pare c’è un gruppo di persone che non vedrebbe l’ora di entrare nel BSW: i complottisti – i cosiddetti Querdenker, i “pensatori laterali”. Come racconta Sebastian Leber, giornalista del Tagesspiegel che si è occupato della questione, si tratta di un bacino di pesca ideale per il partito, sono diverse le figure provenienti dal variegato universo complottista ad aver fatto strada nell’organigramma. Ad esempio il deputato Andrej Hunko, che nel suo entourage conta gente come Mona Aranea, trentottenne ex-militante dei Grünen che ha visto la luce durante la pandemia ed è scesa in piazza a manifestare contro il governo, accusato delle peggiori nefandezze, e ha trovato una piattaforma ideale in Telegram, dove diffonde materiale preso a piene mani dai teorici della cospirazione.

Edoardo Toniolatti

@EdoToniolatti

Qui di seguito le schede uscite finora:

L’Union

La SPD

AfD

I Grünen

La FDP

La Linke

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