Equal Play, Equal Pay: in Germania la strada è ancora lunga

La nazionale femminile di calcio tedesca riceve ancora un trattamento economico molto diverso rispetto a quello riservato alla squadra maschile

Se c’era qualche dubbio sulla spedizione tedesca a Euro 2022, gli Europei di calcio femminile iniziati la settimana scorsa in Inghilterra, le prime due partite del girone li hanno furiosamente spazzati via. 

Le due vittorie – il debordante 4-0 contro la Danimarca e il più risicato 2-0 contro la Spagna – hanno mostrato una squadra senza apparenti punti deboli, efficace in attacco e molto attenta in difesa. La Germania ha fatto vedere che le assenze di alcune giocatrici fondamentali non hanno pesato eccessivamente. Non poter contare su una centrocampista di valore assoluto come l’infortunata Dzsenifer Marozsán e sulla capocannoniera della Frauen-Bundesliga Lea Schüller, risultata positiva al Covid-19 qualche giorno fa, aveva destato qualche preoccupazione, ma la Mannschaft si è rivelata perfettamente in grado di farcela lo stesso.

E soprattutto nella partita contro la Spagna ha mostrato una caratteristica fondamentale in tornei di questo tipo: una formidabile capacità di sfruttare gli episodi, giocando con un’efficienza impareggiabile. La Spagna ha dominato il gioco e il possesso palla (66% contro 34%), realizzando quasi il doppio dei tiri totali, 13 a 7. I tiri in porta però sono stati due per entrambe le squadre: solo che quelli delle tedesche sono entrati entrambi, quelli delle spagnole no. Pur sotto pressione per lunghi tratti della partita, le tedesche non sono mai sembrate soffrire veramente, lasciando alle spagnole il controllo del pallone senza che però riuscissero a trovare la via della porta, al netto di un paio di conclusioni insidiose su cui soprattutto la portiera Merle Frohms si è fatta trovare pronta. Va bene che alla Spagna mancava una stella come Alexia Putellas, infortunatasi gravemente al ginocchio poco appena prima dell’inizio degli Europei, ma la difesa tedesca è parsa davvero insuperabile.

La capitana della nazionale tedesca, Alexandra Popp, dopo aver segnato il secondo gol contro la Spagna (Foto: LISI NIESNER/REUTERS)

La Germania arriva così trionfalmente ai quarti con 6 gol all’attivo e nessuno al passivo, e con una partita di anticipo. Un cammino decisamente più entusiasmante di quello di un anno fa della nazionale maschile, che superò il girone solo pareggiando negli ultimi minuti dell’ultima partita contro l’Ungheria. E se è vero che non ha molto senso paragonare il calcio maschile e quello femminile, c’è però almeno un piano su cui questo confronto si può fare: quello economico, degli stipendi e dei premi partita. Non per dire, ad esempio, che la Juventus debba per forza dare a Sara Gama gli stessi soldi di Dušan Vlahović: come ovvio nella composizione degli ingaggi entrano delle dinamiche di mercato e di giri d’affari per cui il calcio femminile e quello maschile si trovano ancora su livelli molto diversi. Ma per parlare dei bonus e dei premi per i risultati ottenuti sì.

Da questo punto di vista la Germania è indietro rispetto ad altri Paesi, come Inghilterra o Spagna. In caso vincessero gli Europei, le calciatrici tedesche riceverebbero ciascuna 60.000 euro: un bel passo in avanti rispetto ai 37.500 dell’edizione 2017, ma molto meno dei 400.000 che si sarebbero aggiudicati i loro corrispettivi maschi in caso di vittoria l’estate scorsa. E a sottolineare la disparità di trattamento, prima della partita contro la Spagna, ci ha pensato il Cancelliere in persona, Olaf Scholz.

“Siamo nel 2022. Donne e uomini dovrebbero essere pagati in maniera eguale. Ciò vale anche per lo sport, in particolare per le squadre nazionali. In questo la Spagna è davanti.”

Il direttore della DFB (Deutscher Fussball-Bund), la Federcalcio tedesca, è Oliver Bierhoff, volto molto noto anche in Italia e ricordato con affetto soprattutto dai tifosi di Udinese e Milan. Bierhoff ha provato a metterci una pezza, commentando il tweet di Scholz dicendo che certo il principio è giusto, ma nel calcolo entrano anche altri fattori: le partite della nazionale maschile generano molti più soldi, fra diritti, biglietti e sponsor, e questo naturalmente si riflette anche sull’ammontare dei premi partita. Vero: ma come ha ricordato la giornalista Jacqueline Dreyhaupt, corrispondente ARD, questo non impedisce di farlo ad altre federazioni nella stessa situazione, come quella norvegese o quella inglese. E poi, a voler essere precisi, la DFB non è un attore economico: non è una GmbH (Gesellschaft mit beschränkter Haftung – società a responsabilità limitata), ma un gemeinnütziger Verein, un’associazione di pubblica utilità senza scopo di lucro. Certo i conti bisogna farli quadrare, ma lo scopo principale è la promozione dei valori dello sport e il progresso della società nel suo complesso – progresso di cui l’eguaglianza fra uomini e donne è un pezzo piuttosto importante.

Foto: Fabian Strauch/DPA

Bierhoff ha poi spostato il discorso su un altro aspetto dell’eguaglianza fra calciatrici e calciatori, e cioè la parità di condizioni. Staff tecnico, strutture e infrastrutture: sia la nazionale maschile che quella femminile potranno usufruire delle stesse condizioni e di team delle stesse dimensioni. Il punto importante però, secondo il direttore della DFB, è che questa parità di condizioni non rimanga confinata solo alle nazionali, ma si estenda anche alle squadre di club. E alle squadre di club è rivolta anche la proposta di Lina Magull, centrocampista del Bayern Monaco e della nazionale ora impegnata agli Europei: l’introduzione di un salario minimo per le calciatrici delle prime due divisioni. In un’intervista alla Bild, Magull ha sostenuto la necessità di un salario minimo – di 2000/3000 euro – per le calciatrici, perché possano dedicarsi alla loro carriera senza dover necessariamente ricorrere a dei lavori secondari, come per ora fa la stragrande maggioranza delle giocatrici. Anche qui: non si tratta di ricevere tutte quante lo stipendio di Cristiano Ronaldo, ma di potersi dedicare professionalmente alla propria attività e poterla così pensare come una carriera. “Così si può sostenere lo sviluppo del calcio femminile in modo sostenibile.”

Le prime due partite degli Europei hanno riportato la Germania nel novero delle favorite per la vittoria finale. Chissà, magari se le tedesche vincessero davvero i dirigenti della DFB e delle squadre di club potrebbero avere uno stimolo in più per dare retta alle loro richieste. Io però spero che le ascoltino lo stesso, pure se la Mannschaft uscisse ai quarti.

Edoardo Toniolatti

@AddoloratoIniet

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