Sono sempre più convinto che la popolar music per come la conosciamo sia sul punto di esaurire il suo potenziale innovativo. Ibridazioni tra generi di ogni sorta, mash up stilistici e revivalismo forsennato hanno portato il rock, il pop e la musica elettronica ad assumere migliaia, milioni di forme, che oggi stentano a spiccare per originalità.
In un contesto del genere, trovo sempre più interessante invece l’incontro tra la popular music di origine anglofona e le tradizioni musicali di altri popoli, i loro aromi, le sonorità della loro lingua, il loro bagaglio culturale. In questo c’è da dire che i tedeschi siano stati tra i primi a staccare il rock (ad esempio) dalle sue roots blues e immergerlo a piè pari nella tradizione classico-avanguardistica mitteleuropea. All’inizio li sfottevano, kraut-rock lo chiamarono – poi diventò una delle forme rock più influenti di sempre.
La musica di un dato posto poi, mi ha da sempre aiutato a connettere meglio, più di ogni altro fattore, con questo. Immaginando che la cosa possa valere per qualcun altro, nasce Schlager, una rubrica a cadenza totalmente irregolare che metterà insieme, di volta in volta, cinque dischi tedeschi raccomandati, colti tra le ultime uscite più interessanti.

Notwist – Vertigo Days (Morr Music, 2021) – Indietronica

Iniziamo questa prima carrellata con quello che probabilmente ne rimarrà il disco più noto, ossia il capitolo numero otto della discografia dei bavaresi Notwist, in tutta probabilità una delle band tedesche più popolari all’estero. Praticamente dei Radiohead tedeschi con il pallino per il connubio tra folk ed elettronica, i fratelli Acher e i loro sodali hanno festeggiato da poco i trent’anni di attività, un’età che ne fa a tutti gli effetti un’istituzione. E loro da tale si comportano, con un lavoro che non introduce nulla di nuovo alla solita ricetta, ma esplora ciascuna delle aree d’azione della band rinfrescandole con nuove idee e disparate collaborazioni.
Da ascoltare assolutamente: “Exit Strategy To Myself”, “Into The Iceage”
Isolation Berlin – Geheimnis (Staatsakt, 2021) – Indie-rock, indie pop

In una decina d’anni scarsa e tre dischi con questo, la band berlinese guidata dallo spiritoso Tobi Blomquist si è guadagnata quello che potremmo definire un piccolo, ma vero e proprio culto. Melodie sghembe, una spolverata di malinconia, tanta ironia (e autoironia), un’attitudine do it yourself che rimanda al lo-fi pop dei buoni vecchi Pavement e, infine, la capacità di ficcare nelle canzoni riferimenti alla cultura popolare tedesca come se piovessero, compongono ancora una volta la formula vincente del quartetto. Siete avvisati: già dopo un solo ascolto, vi ritroverete cantando “Private Probleme” come dei deficienti, e la cosa andrà avanti nel migliore dei casi per una buona settimana, non se ne esce dalla testa.
Da ascoltare assolutamente: “Private Probleme”, “(Ich will so sein wie) Nina Hagen”
Cro – trip (Truworks, 2021) – Hip-hop, nu-disco

Classe 1990 e originario del Baden-Württemberg, Carlo Waibel in arte Cro se ne va in giro calcando palcoscenici mascherato da Panda e definendo la sua musica raop – ossia la sua maniera per chiamare un colorito incrocio tra rap e pop. Decisamente molto estivo, questo suo ultimo disco è il suo migliore. Nonché il più vario, potendo spaziare come fa dalla trap più autotuneata ai Daft Punk, fino all’indie funk in scia degli austriaci Bilderbuch, scevro però di spigoli chitarristici e glamourusness.
Da ascoltare assolutamente: “ALLES DOPE”, “GOOD VIBES”
Danger Dan – Das ist alles von der Kunstfreiheit gedeckt (Antilopen Geldwäsch, 2021) – Singer-songwriter

Se possiamo dire che Cro è un rapper al quale non piace stare confinato nella comfort zone del suo genere, per descrivere l’operazione che Danger Dan ha compiuto con questo suo ultimo disco dobbiamo tirare in ballo il termine rivoluzione, trasformazione. Immaginate un rapper bello aggressivo, di quelli politicizzati e incapaci di starsene zitti. Toglietegli il rap, le basi e l’autotune. Dategli invece un palco, un pianoforte e giusto qualche arco qua e là. Quella che sembrerebbe una catastrofe annunciata, ha invece portato il rapper del Nordrhein-Westfalen, o forse a questo punto sarebbe meglio dire cantautore, a realizzare il disco tedesco dell’anno. Trainato da un singolo (e title track) che approfitta con sagacia della protezione fornitagli dalla libertà artistica per dare del rettiliano a Gauland e a rispedire i fascisti nei loro buchi (tra le tante cose), il disco è un lavoro segnato da rara arguzia e da composizioni semplici ma sempre efficaci ed eleganti.
Da ascoltare assolutamente: “Das ist alles von der Kunstfreiheit gedeckt”, “Tesafilm”
D.A.F. – Nur noch eine (Grönland, 2021) – EBM, Deutsche neue Welle

Privata tragicamente del suo leader carismatico e leader Gabi Delgado (morto di infarto lo scorso anno), la storica sigla EBM tedesca Deutsche Amerikanische Freundschaft, condivisa dal cantante di origini spagnole con Robert Görl, chiude inevitabilmente i battenti. Görl ha voluto però dedicare un ultimo disco al suo compagno di tante avventure, mettendo mano a vecchi brani riposti nel cassetto in quegli anni ’80 in cui davano slancio alla Electro Body Music, nonché ad altri più recenti. Se da una parte il lavoro paga l’incapacità, o meglio l’impossibilità, di Görl di eguagliare la voce di Delgado, dall’altra la commozione e l’urgenza del lavoro lo rendono necessario e prezioso. Oltre che insolitamente downtempo e visibilmente commosso.
Da ascoltare assolutamente: “Gedanken lesen”, “Loslassen”