I tre paesi che amo di più – Germania, Ucraina e Russia – sono coinvolti in una catastrofe senza precedenti. Solitamente non scrivo pezzi di opinione ma questa volta ne sento il bisogno.
Si, perché sono preoccupato per i miei amici ucraini. Per quelli che hanno famiglie sotto le bombe russe a Kyiv o Charkiv. Per quelli che vivono in Unione Europea da anni con passaporto ucraino ma sono originari del Donbas e non sanno che cittadinanza avranno domani. Per quelli che devono lasciare le loro case e prendere un treno verso la frontiera polacca e lasciarsi la loro intera vita alle spalle da un giorno all’altro. Per i russofoni separatisti la cui vita è un inferno da 8 anni ed ora non farà che peggiorare.
Sono preoccupato per i miei amici russi che insieme a me ed alla comunità ucraina partecipano alle manifestazioni a Berlino ma le loro famiglie verranno colpite dalle sanzioni occidentali a causa di un dittatore. Alcuni di loro rischiano di vedersi rifiutato il visto in alcuni paesi europei. Altri hanno parenti arrestati dalle autorità russe solo perché hanno trovato il coraggio di opporsi ad uno stato autoritario e sanguinario.
Sono preoccupato per l’Europa, l’aggressione gratuita e criminale di Putin all’Ucraina, uno stato sovrano, libero e indipendente, riporta indietro le lancette dell’orologio a tempi bui per il nostro continente. La NATO ha attivato le misure necessarie per rafforzare il fianco est dell’Alleanza e per la prima volta è stata attivata la Response Force in funzione di deterrenza. Putin nella sua dichiarazione di guerra all’Ucraina ha minacciato con l’opzione nucleare chiunque interferisca con la sua invasione.

E Berlino?
Le reazioni dei partiti tedeschi sono state tutte di condanna, anche se ognuna con una motivazione differente, come spiega bene Edoardo Toniolatti qui su Kater. Tuttavia, le relazioni tra Mosca e Germania sono sempre state complesse. Il peso storico dell’aggressione nazista all’Unione Sovietica svolge un ruolo ancora così grande da influenzare la politica tedesca. Si pensi all’anno scorso, con l’ottantesimo anniversario dell’Operazione Barbarossa. Il Presidente Steinmeier in quell’occasione ha giustamente ricordato la <barbarie omicida> nazista dal palco del Deutsch-Russisches Museum nel quartiere Karlshorst a Berlino est. Il problema della memoria tedesca dell’Operazione Barbarossa è che spesso dimentica che l’URSS non era la Federazione Russa di oggi, ma un insieme di repubbliche sotto il giogo di Mosca. Sul fronte a combattere i nazisti c’erano anche, tra gli altri, gli ucraini. La capitale ucraina fu una delle città più distrutte dall’avanzata nazista.
Quindi viene da chiedersi perché il pegno tedesco da pagare per la Seconda Guerra Mondiale venga rivolto solo ad uno dei paesi aggrediti. L’Ucraina ha forse meno diritto di essere ricordata tra le vittime dell’invasione nazista? Per quale motivo nel momento in cui scrivo, a 60 ore dalla dichiarazione di guerra della Russia verso l’Ucraina, i politici tedeschi non sono unanimi nel fornire armi e supporto a un paese aggredito? I partiti non sono unanimi nemmeno sull’aumentare il budget della difesa dopo tale episodio. Non è forse l’obiettivo della Germania riunificata quella di promuovere pace e democrazia? Dove sono questi ideali quando un paese libero e democratico vuole difendersi dall’aggressione di un dittatore?
Negli ultimi 20 anni la Russlandpolitik tedesca si può descrivere semplicemente come appeasement. Anche negli ultimi mesi quando la minaccia russa era più reale che mai. Eppure i segni erano chiari e limpidi: nessuno Stato accumula 200.000 truppe e materiale militare attorno ad un altro Stato per mesi, senza intenzioni aggressive. Invece, Berlino vive ancora in un mondo parallelo, in cui a inizio conflitto la Ministra della Difesa Lambrecht twitta dall’account istituzionale che “c’è ancora spazio per il dialogo”. Dove il Ministro delle Finanze Lindner vuole aumentare le risorse per la Bundeswehr ma il Fraktionschef della SPD frena l’iniziativa. E come dimenticare i famosi 5.000 elmetti che ad inizio conflitto non erano ancora arrivati a Kyiv. In questo contesto poco importano i messaggi duri di condanna da parte del governo o la Porta di Brandeburgo colorata con la bandiera Ucraina. Servono passi concreti.
Mi sono sempre considerato una persona pragmatica e incline al dialogo, ma anche realista. Con le bombe che cadono su Kyiv non esiste più spazio per il dialogo. Con certe persone non è possibile dialogare, con Putin non è possibile dialogare. Questa è l’ora della verità per Berlino.
Nota: Nella serata di sabato 26 febbraio il governo tedesco ha approvato l’invio in Ucraina di 1000 armi anticarro e di 500 missili terra-aria Stinger dalle scorte della Bundeswehr, e l’esclusione di alcune banche russe dal circuito SWIFT.