A un paio di mesi dalle elezioni, siamo arrivati al punto in cui si quaglia: se tutto procederà senza intoppi all’inizio della prossima settimana Friedrich Merz dovrebbe essere eletto Cancelliere, prestare giuramento e il suo governo finalmente insediarsi.
Merz probabilmente riuscirà a coronare il suo sogno e a diventare Kanzler, ma una cosa salta subito agli occhi: nella storia recente della politica tedesca, probabilmente nessun Cancelliere ha iniziato il suo mandato in una posizione di debolezza quanto lui.

I segnali di questa debolezza sono numerosi.
Innanzitutto, il sostegno di cui gode all’interno del suo stesso partito non sembra essere così saldo come si potrebbe pensare.
A molti elettori della CDU non è andata giù la riforma costituzionale sullo Schuldenbremse, il “freno al debito”, approvata insieme al sostanzioso pacchetto di stanziamenti straordinari a marzo. In campagna elettorale, infatti, i conservatori avevano promesso di non voler in alcun modo intaccare il meccanismo, tanto da metterlo nero su bianco nel loro programma. Invece già pochi giorni dopo il voto Merz ha avanzato la sua proposta: per avere qualche speranza che la proposta passasse, numericamente parlando, era necessario farla votare dal vecchio Bundestag, quello uscente – e quindi bisognava fare in fretta. Ora, una riforma così epocale non è che la metti insieme in tre giorni, di conseguenza in molti hanno iniziato a sospettare che Merz pianificasse già i dettagli della sua proposta mentre andava in giro, nei comizi elettorali, a dire che lo Schuldenbremse non lo si sarebbe mai toccato.
Poi sono venute le trattative con la SPD per la formazione del nuovo governo, e soprattutto la spartizione dei Ministeri, che trovate qui di seguito:

Oltre alla Cancelleria (intesa come carica), la CDU si prende la guida dello staff della Cancelleria (intesa come istituzione); il Ministero per l’Economia e l’Energia; gli Esteri; il Ministero per l’Istruzione, la Famiglia, gli Anziani, le Donne e i Giovani (qualcos’altro no?); la Salute; il Traffico; la Digitalizzazione la Modernizzazione dello Stato. Alla CSU vanno gli Interni; il Ministero per la Ricerca, la Tecnologia e l’Esplorazione Spaziale (che non so voi, ma a me in un Paese che ancora si basa sul fax fa letteralmente volare); il Ministero per la Nutrizione, l’Agricoltura e la Patria (?). La SPD strappa le Finanze; il Ministero per la Giustizia e la Tutela dei Consumatori; il Ministero per il Lavoro e il Sociale; la Difesa; il Ministero per l’Ambiente, la Protezione del Clima, la Difesa della Natura e la Sicurezza Nucleare (aggiunta quantomeno sibillina); il Ministero per la Cooperazione Economia e lo Sviluppo; e il Ministero per la Casa, lo Sviluppo Urbano e l’Edilizia.
I più attenti di voi avranno fatto un rapido calcolo e si saranno resi conto che la CDU (partner di maggioranza) e la SPD (partner di minoranza) hanno in realtà ottenuto lo stesso numero di ministeri. Non solo: i socialdemocratici sono riusciti ad accaparrarsi alcuni dicasteri assolutamente cruciali. Oltre alle Finanze, che come noto sono l’unico dipartimento il cui responsabile può trattare il Cancelliere da pari a pari, ai Genossen vanno la Difesa, l’Ambiente e l’Edilizia/Sviluppo Urbano, tutti settori centrali nel piano di investimenti straordinari approvato un mese fa. Se i conservatori volessero provare comunque a vedere il bicchiere mezzo pieno, sottolineando che comunque alla CSU vanno tre ministeri e dunque Union batte SPD 10 a 7, tocca far notare che: sì, vero, ma comunque si tratta della CSU, che – se passate da queste parti lo sapete bene – non è la CDU, con cui i rapporti in passato sono stati anche piuttosto burrascosi. E i bavaresi comunque si prendono un Ministero del peso enorme come quello degli Interni.
Insomma, se si pensava che Merz si rivelasse un negoziatore sopraffino, in grado di far pesare la sua vittoria durante le trattative, le aspettative sono state tremendamente deluse. E sono spuntate numerose voci critiche all’interno del partito, voci che non si aspettavano di dover concedere così tanto alla SPD, sia in termini contenutistici – visto che nel contratto di coalizione l’unica parte chiaramente allineata al programma CDU è quella sull’immigrazione – che in termini numerici. Tanto che, in maniera piuttosto inusuale rispetto alle volte precedenti, l’organizzazione giovanile dell’Union minaccia di votare contro l’approvazione del contratto di coalizione. Una volta assegnati i Ministeri fra i partner di coalizione, si è iniziato a pensare chi sarebbe potuto andare ad occuparli: e questa mattina l’Union ha diffuso i nomi dei propri Ministri in pectore.

In basso, da sinistra a destra: Alois Reiner (CSU); Karin Prien (CDU); Alexander Dobrindt (CSU); Karsten Wildeberg (indipendente); Thorsten Frei (CDU). (Foto: [M] DER SPIEGEL 7 dpa; picture alliance; Daniel Biskup / laif)
A governare la Cancelleria andrà Thorsten Frei, collaboratore strettissimo di Merz e figura di vertice del drappello parlamentare CDU nella scorsa legislatura. All’Economia e all’Energia Katherina Reiche, parlamentare dal 1998 e molto legata al mondo dell’energia tedesco, tanto che siede nel consiglio di amministrazione di Westenergie AG, la principale filiale regionale del colosso energetico E.on – che forse ricorderete quando era sponsor del Borussia Dortmund.
Per gli Esteri il nome è quello di Johann Wadephul, primo conservatore a ricoprire il ruolo dal 1966. Giurista, nel Bundestag dal 2009, Wadephul ha acquistato una certa notorietà a febbraio scorso, e in un modo che probabilmente avrebbe preferito evitare. È infatti stato contattato telefonicamente da due comici russi, Vovan e Lexus, che si sono finti collaboratori del Presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy: i due devono essere stati molto convincenti, perché nella chiacchierata di venti minuti circa Wadephul ha rivelato informazioni confidenziali sul supporto militare tedesco a Kyiv e sull’invio di missili Taurus. La persona più indicata per maneggiare dossier segreti e delicatissimi, diciamo.
A guidare il Ministero per l’Istruzione, la Famiglia, gli Anziani, le Donne e i Giovani, e chi più ne ha più ne metta, è stata chiamata Karin Prien, dal 2017 Ministra dell’istruzione nel governo regionale dello Schleswig-Holstein. Nata ad Amsterdam, dove la sua famiglia di origine ebraica si era trasferita per sfuggire alle persecuzioni naziste, fa parte dell’ala moderata della CDU, anche se da tempo ha un rapporto piuttosto stretto con Friedrich Merz. La Salute dei tedeschi sarà invece nelle mani di Nina Warken, avvocata e ben collegata nel partito, visto che dal 2023 ne guida la sezione locale in Baden-Württemberg e dal 2021 è segretaria parlamentare della CDU al Bundestag.
A dirigere il Traffico – davvero pensavate che avrei rinunciato a questo terribile gioco di parole? – andrà Patrick Schnieder, politico esperto con alle spalle una lunga gavetta in Renania-Palatinato e membro del Bundestag dal 2009. Infine, per la Digitalizzazione e la Modernizzazione dello Stato Merz ha deciso di affidarsi a un outsider: Karsten Wildeberg, ex direttore generale di Saturn, popolarissima catena di negozi di tecnologia e prima ancora manager in T-Mobile e Vodafone. Pur vicino ai conservatori, in quanto vicepresidente del Consiglio economico della CDU, associazione affiliata al partito, in senso stretto Wildeberg non è un politico: a lui toccherà il compito di portare la Germania nel ventunesimo secolo, alla guida di un Ministero nuovo di zecca.
Se scorrendo questa lista di nomi vi siete chiesti più volte “e questo/questa chi è?”, consolatevi: non siete i soli. La reazione è più o meno la stessa della maggior parte dei tedeschi. A parte alcuni nomi più o meno noti e di cui si sapeva avrebbero ottenuto un posto nel governo, come Thorsten Frei o Karin Prien, gli altri sono virtualmente degli sconosciuti per l’opinione pubblica tedesca. E proprio questo è il punto: non solo i nomi inclusi, ma soprattutto quelli che mancano.
Alcune delle figure più importanti della CDU, da settimane al centro del dibattito e il cui ingresso al governo era dato per scontato, sono rimasti fuori, o hanno deciso di restarne fuori. A partire da quello che era ritenuto il candidato certo e naturale per l’Economia: Casrten Linnemann, Generalsekretär della CDU, esperto del settore e collaboratore fidatissimo di Merz. Con un comunicato a sorpresa, un paio di settimane fa Linnemann ha confermato che non sarebbe entrato nel governo, e che sarebbe rimasto al suo posto.
E come non citare Jens Spahn, ex enfant prodige della CDU, ex Ministro della Salute durante la pandemia e coinvolto in numerosi scandali, tornato prepotentemente alla ribalta e dato per certo come componente della squadra di governo. Anche lui ha scelto un altro ruolo: guiderà il drappello parlamentare della CDU, ruolo cruciale e di gran peso nell’organigramma del partito.
Entrambi lavoreranno con e per Friedrich Merz, naturalmente; ma l’impressione è che abbiano anche scelto di mettere una certa distanza fra sé e il prossimo governo – o meglio, fra sé e lo stesso Merz. Come se avessero preferito ruoli più defilati, meno sotto i riflettori. Ruoli che però sono tali solo apparentemente: sia il Generalsekretär che il capo della frazione al Bundestag hanno un potere enorme, e una gigantesca influenza sulla vita del partito. Ruoli che sembrano tagliati apposta per chi nutre ambizioni al di là della durata di questa legislatura. E se da un lato queste due rinunce potrebbero essere interpretate come il tentativo da parte di Merz di assicurarsi due fedelissimi in posizioni strategicamente fondamentali, per tenere il partito a bada, dall’altro sembrano invece una mossa accuratamente calcolata da parte di due che pensano già a che ruolo potranno ricoprire nel dopo-Merz, e che dunque non vogliono farsi vedere troppo vicini a un governo, e soprattutto a un Cancelliere, che non ha manco iniziato a già si trova a livelli di popolarità molto bassi.
C’è però ancora un ostacolo da superare, almeno a livello formale, prima che Merz possa diventare Cancelliere, un ostacolo diviso in tre parti.
Tre sono infatti i partiti che devono approvare il contratto di coalizione uscito dalle trattative. La CSU richiederà l’approvazione della dirigenza del partito, richiesta puramente pro forma perché non si vede per quale ragione i bavaresi dovrebbero rifiutare. Hanno strappato tre ministeri, fra i quali quello pesantissimo degli Interni, e in due hanno messo dei pezzi da novanta: Alexander Dobrindt, figura potentissima del partito e molto vicino a Söder, notissimo ai tedeschi soprattutto per i trascorsi da Ministro del Traffico più odiato della storia tedesca, destinato agli Interni; e Dorothee Bär, campionessa di preferenze in Baviera ed ex sottosegretaria all’innovazione nell’ultimo governo Merkel, che si occuperà di Ricerca, Tecnologia ed Esplorazione Spaziale.
Il voto favorevole dei bavaresi è quindi scontato. Anche quello della CDU è estremamente probabile, nonostante i mal di pancia a cui abbiamo accennato più su. La SPD invece sta facendo votare i suoi iscritti: e se sappiamo che gli Jusos, l’organizzazione giovanile, sono contrari, la dirigenza è invece in maniera piuttosto compatta a favore. Anche qui però Merz non ha perso l’occasione per rendersi le cose ancora più difficili di quanto non fossero, dichiarando dopo la presentazione del contratto di coalizione che comunque alcune delle misure in esso contenute, come ad esempio l’abbassamento delle tasse per i redditi più bassi o l’innalzamento del salario minimo (casualmente due delle proposte portate avanti dalla SPD), non è che sia proprio detto che verranno fatte, o magari non nei tempi concordati.
Il modo migliore per farsi voler bene da chi deve scegliere se farti diventare Cancelliere o no.

Beh, il ministero in questione mette tutti insieme nel nome Ambiente, Protezione della Natura e Sicurezza Nucleare fin dal 1986. Non è un’aggiunta odierna o comunque recente.
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Certo, ma è sibillina l’aggiunta di “Sicurezza Nucleare” ora che l’abbandono del nucleare è cosa fatta e – almeno apparentemente – irreversibile o quasi.
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Non proprio, visto che la Germania – come l’Italia – non ha ancora und deposito definitivo per le scorie (e sul tema i vari governi sembrano fatti tutti da Don Abbondi).
Vi darei ragione sel nel nome ci fosse la definizione originaria del 1986, cioè Reaktorsicherheit, non l’attuale Nuklearsicherheit.
Io sono pro nucleare e Merz mit piace zero, ma in questa caso non trovo nulla da contestare.
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Ma ci mancherebbe, nulla da contestare. Solo che l’inserimento esplicito della Sicurezza Nucleare così, che ad esempio nell’ultimo governo non sembra figurasse, pare essere un segnale sibillino proprio nei termini di una possibile riapertura sul tema, su cui Merz e Söder spingono da tempo.
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Nel governo Scholz il ministero si chiamava “Bundesministerin für Umwelt, Naturschutz, nukleare Sicherheit und Verbraucherschutz“.
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Posso chiedere la fonte? Anche nel sito ufficiale compaiono solo Economia e Protezione del Clima
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Il sito del governo. April il link: https://www.bundesregierung.de/breg-de/bundesregierung/bundesministerien/bundesministerium-fuer-umwelt-naturschutz-verbraucherschutz
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Ah no corretto, trovato. Grazie per la segnalazione!
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Dovere 😉
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Bundesministerium, non Bundesministerin.
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