Um die Wurst: Cancellieri e Salsicce

La Wurst, totem e tabù culinario tedesco

La Wurst – la salsiccia – è nota in tutto il mondo, considerata la vera e propria regina indiscussa delle pietanze tedesche.

È certamente un elemento cardine della cultura tedesca, e come tale compare in una miriade di modi di dire usati quotidianamente in tutti i Land federali, almeno tante quante sono le variazioni locali dei ripieni e delle forme. Per esempio, un’espressione molto colloquiale: mir ist Wurst, che tradotta significa “per me fa lo stesso”, ma anche “non me ne importa”. Letteralmente sarebbe: per me è salsiccia. Ma perché proprio la salsiccia? Ci sono varie interpretazioni, una delle più citate riconduce alla lavorazione, perché nella salsiccia finisce un po’ di tutto: vari tagli di carne, pregiati e non, grasso, spezie, erbe e quant’altro possa contribuire ad arricchire il gusto. Una volta creato il mix, è impossibile distinguere gli elementi di partenza: quindi mir ist Wurst è un po’ come dire “mi va bene tutto, non mi interessano i dettagli”. C’è anche un noto proverbio che recita: alles hat ein Ende, nur die Wurst hat zwei. Letteralmente: tutto ha una fine, solo la salsiccia ne ha due – in questo caso la “fine” si riferisce alle estremità della salsiccia. A Bismarck viene attribuita una notevole citazione: Gesetze sind wie Würste: Man sollte nicht dabei sein, wenn sie gemacht werden, cioè “le leggi sono come le salsicce: meglio non essere presenti quando vengono fatte”. Infine, venendo al titolo di questo pezzo: Es geht um die Wurst, o semplicemente um die Wurst, letteralmente “riguarda la salsiccia”, ma anche “è in gioco la salsiccia”. L’espressione è usata come equivalente di: ora si fa sul serio, siamo al momento decisivo. A quanto pare perché un tempo, nelle gare paesane, la salsiccia era il premio finale e più ambito che faceva salire la tensione tra i partecipanti. 

Chiarita la permeabilità del concetto, ci spostiamo sugli ultimi fatti di cronaca: questa settimana il Parlamento Europeo ha votato per riservare l’uso esclusivo di termini come bistecca, cotoletta, burger e salsiccia per prodotti di origine animale. La notizia è stata accolta con ironia in Germania, un paese tradizionalmente famoso per il consumo di carne, che negli ultimi anni però è andato progressivamente diminuendo con l’aumentare del consumo di prodotti alternativi vegetali. Il Postillon, che è l’equivalente tedesco di Lercio, ha pubblicato una lista di ben 29 ulteriori nomi che la UE dovrebbe bandire per evitare confusione: al primo posto c’è la CDU, l’acronimo del partito tedesco “Unione Cristiano-Democratica”, che il Postillon suggerisce di cambiare in “Sündig-Demokratische Union”, cioè “Unione Peccaminosa-Democratica”. 

Wurst portatrice di pace e armonia. Foto: Steffen Boettcher

Come mai questo primo colpo inferto proprio alla CDU? A prima vista sembrerebbe completamente gratuito, ma c’è una ragione dietro. Infatti la CDU si è intestata la battaglia contro l’estensione alle alternative vegane dell’uso di nomi tradizionalmente usati per prodotti di origine animale. Lo stesso Merz (cancelliere in carica e presidente della CDU) “ci ha messo la faccia”, come si suol dire e, improvvisatosi Gertrude Stein d’occasione, ha dichiarato: Eine Wurst ist eine Wurst. Wurst ist nicht vegan (una salsiccia è una salsiccia, la salsiccia non è vegana), rispondendo a Caren Miosga, giornalista di ARD. Per una volta dunque si allineano Friedrich Merz (CDU) e Markus Söder (CSU) (primo ministro bavarese e responsabile della politica alimentare dell’Union), “rivali” nel rappresentare le due anime del partito. Söder ha infatti una presenza molto aggressiva sui social network quando si tratta di “difendere” la prerogativa culturale carnivora dei tedeschi, e si mostra regolarmente intento a consumare i prodotti della tradizione tedesca a feste e sagre, tramite l’hashtag #söderisst (Söder mangia). Si è anche mostrato disponibile a creare ponti con altre culture sulla base del consumo di carne – talvolta con qualche incidente di percorso. Naturalmente, la spettacolarizzazione è parte del gioco, ma dietro c’è altro: il sostegno dell’Union all’Associazione tedesca dei macellai e all’Associazione tedesca degli agricoltori. Dato il calo di consumo di carne in Germania negli ultimi anni, i produttori lamentano difficoltà e attribuiscono una responsabilità ai prodotti alternativi che sarebbero ingannevoli per i consumatori, provocando un inconsapevole ridotto consumo di carne. Certamente la decisione presa dal Parlamento segna una vittoria per i produttori di carne, a scapito dei presunti concorrenti, ma si vedrà se poi raggiungerà l’intento sperato.

Per stomaci forti: ebook gratuito con le ricette con l’hashtag #söderisst. Fonte: CSU fanshop

Ma Merz non è l’unico cancelliere tedesco a ad essersi occupato del contenuto della Wurst. C’è infatti un precedente illustre: Konrad Adenauer, eminente statista, fondatore della CDU, e tra i padri fondatori della comunità europea. Dal 1914 Adenauer, in qualità di vicesindaco di Colonia, era responsabile dell’approvvigionamento alimentare della città. Il suo interesse per la composizione dei cibi di consumo quotidiano era indotto soprattutto dalla necessità di garantire una nutrizione adeguata alla popolazione, limitando i danni di risorse sempre più scarse per via della guerra. Adenauer, nipote e pronipote di una famiglia di panettieri di Bonn, già nel 1915 fece brevettare un pane nero di segale, arricchito con farina di mais, orzo perlato e successivamente topinambur per sostituire le patate, quasi introvabili dopo un cattivo raccolto. Il pane divenne noto come Kölner Brot, pane di Colonia, e Adenauer acquistò il soprannome dispregiativo di “Graupenauer” un gioco di parole con Graupen, l’orzo perlato: segno che, nonostante i nobili intenti, la popolazione non apprezzò affatto il sapore del pane all’orzo. Anche per questo motivo, il Kölner Brot non entrò mai a far parte della tradizione alimentare, a differenza di altre ricette adattate in tempo di guerra.

Adenauer e la sua creazione: la Sojawurst. Immagine generata con intelligenza artificiale (OpenAI, 2025) 

Un anno dopo, Adenauer si diede una nuova sfida, con protagonista proprio la Wurst: mantenerne invariato l’apporto nutrizionale, di calorie e proteine, aggirando la scarsità di carni. Con il sostegno e la collaborazione di associazioni di macellai, Adenauer propose di aggiungere la soia al ripieno: l’ingrediente principale restava la carne, ma la soia ne aumentava il volume e aveva anche l’effetto secondario di migliorarne la conservazione, rallentando il naturale processo di decomposizione della carne. Quest’ultimo punto è anche citato nella domanda di brevetto, che però non venne accolto in Germania. L’ufficio brevetti infatti rigettò la proposta, sostenendo che una Wurst senza carne non poteva essere chiamata Wurst, definendola quindi incompatibile con le norme alimentari tedesche del tempo. Adenauer fu quindi il primo a inciampare nella resistenza al cambiamento sui prodotti contenenti la carne, nonostante la difficoltà di sfamare una popolazione in guerra e il sostegno dei produttori di carne. 

La Wurst ideata da Adenauer si diffuse con discreto ma moderato successo, a differenza del pane: malgrado il mancato brevetto in Germania, la ricetta venne adottata nel Regno Unito, dove ottenne il primo brevetto, in Belgio, Danimarca, Svizzera, Paesi Bassi e Austria. Nel tempo divenne anche nota come Friedenswurst, salsiccia della pace: secondo una leggenda fu Adenauer stesso a riferirsi così alla sua creazione, per sottolinearne il ruolo di sostegno alla popolazione in tempo di guerra e farne un simbolo morale e politico di pace sociale.

©StBKAH 

Il rifiuto al brevetto tedesco e la domanda di brevetto britannico

Fonte: https://adenauerhaus.de/digital/unsere-originale/patent-fuer-die-sojawurst/25#gallery-409-3

A questo punto il testimone passa al prossimo cancelliere, sempre CDU?, che vorrà proseguire il ciclo e accogliere la sfida di determinare formalmente il contenuto della Wurst. Per il momento non possiamo fare altro che registrare le difficoltà nel dissociare ontologicamente la Wurst dal ripieno di carne, ma chi può dire che cosa potrà avvenire tra un altro secolo e quali alternative saranno disponibili per allora come variazioni sul ripieno? Ci auguriamo solo che non siano nuove guerre a creare la necessità di mettere in discussione il totem e tabù culinario tedesco per eccellenza

Francesca Vargiu

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