Perché la Germania accoglie i pazienti italiani e francesi?

Dalla Baviera a Berlino in Germania si curano pazienti affetti da CoviD-19 provenienti da Italia e Francia. Un gesto di solidarietà e cosa potrebbe implicare nella gestione sanitaria della pandemia.

Nell’ultima settimana diversi Länder tedeschi hanno deciso autonomamente di accogliere pazienti provenienti da altri paesi europei e affetti da Covid-19.

Il primo Land a dichiarare la propria disponibilità è stata la Sassonia. Il Primo Ministro Michael Kretschmer (CDU) fa sapere la sua disponibilità ad ospedalizzare sei pazienti italiani nelle cliniche di Lipsia e Dresda utilizzando parole di solidarietà e vicinanza all’Italia in questo momento difficile.

Il trasferimento è avvenuto attraverso voli militari per mantenere in sicurezza e non stressare ulteriormente i pazienti durante il volo.

Nei giorni seguenti anche il Primo Ministro della Renania Settentrionale-Vestfalia Laschet (CDU) fa sapere la disponibilità ad accettare 10 pazienti italiani e 4 francesi nelle proprie cliniche. Il primo volo Luftwaffe MedeVac per trasferire sei pazienti da Bergamo ha avuto luogo senza problemi attraverso il servizio di prontezza operativa delle forze armate tedesche, la Bundeswehr, in coordinamento con l’Aeronautica Militare italiana. I pazienti italiani verranno distribuiti tra Colonia, Bonn e Bochum a seconda della disponibilità di letti per la terapia intensiva. 

Altri Land, dalla Baviera a Berlino, hanno fatto sapere la propria disponibilità ad accogliere pazienti italiani nelle proprie cliniche. Stessa iniziativa è avvenuta con le regioni occidentali confinanti con la Francia dove i legami storici e politici sono molto forti.

Der Spiegel si interroga del perché la Germania stia facendo questo e la conclusione del giornalista è semplice: un gesto di solidarietà europea. La Germania ha un numero di strutture di terapia intensiva più alto rispetto alla media dei paesi europei e, sfruttando la fortuna di non essere in una situazione di grave emergenza, offre aiuto dove possibile. 

Un altro aspetto che evidenzia il settimanale è lo studio dell’infezione. Prendersi cura dei pazienti di altri paesi permette agli scienziati tedeschi di raccogliere dei campioni di analisi per studiare il virus e facilitare l’implementazione di possibili cure e vaccini. 

In un’intervista al Corriere della Sera il Ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas fa sapere che il numero attuale di posti riservati ai pazienti italiani è 63. Maas pone inoltre l’accento sulla creazione di uno strumento europeo di coordinamento per gli aiuti sanitari in modo da far arrivare tali attrezzature laddove c’è più urgenza ed evitare le strozzature ed i colli di bottiglia come nelle fasi iniziali dell’emergenza. 

Interessante l’accento del Ministro all’approccio tedesco di creazione di una banca dati dove le cliniche, su base volontaria, registrano in tempo reale le disponibilità effettive di posti in terapia intensiva e ventilazione polmonare. Al momento dell’intervista il numero di cliniche aderenti era del 60-70%. Con questo sistema si ha la possibilità di controllare quando viene raggiunto il limite del sistema sanitario e quando invece ci sono posti disponibili. L’auspicio di Maas è che questo approccio venga adottato in tutta Europa.

Immaginandosi un sistema di coordinamento europeo, i paesi meno colpiti dall’emergenza potrebbero accogliere i pazienti dai paesi più colpiti per dare respiro ai sistemi sanitari di quest’ultimi, come sta facendo la Germania con l’Italia e la Francia. Considerando che lo stato tedesco ha in programma di raddoppiare il numero terapie intensive, seguendo l’esempio italiano e nonostante il suo già alto numero di terapie intensive, esso potrebbe trasformare il paese in un hub per la gestione dei pazienti europei. L’attuale vantaggio temporale nello scoppio dell’epidemia, insieme all’alto numero di tamponi effettuati prima ed in continuo aumento, hanno permesso al paese di gestire meglio l’emergenza. Questo vantaggio, insieme al tema della solidarietà tedesca, porterebbe a fare enormi passi avanti sia nel breve periodo per la gestione della pandemia, sia per quanto concerne le competenze fornite all’Unione Europea in tema sanitario. 

 

Simone Vona

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