Una Chiesa tedesca o Chiesa in Germania? Pensieri sul “Cammino sinodale” dei cattolici tedeschi

Lo scorso 1° dicembre nel Duomo di Francoforte è stato aperto un Cammino sinodale (Synodaler Weg), la cui organizzazione mette in luce differenze anche rilevanti nel modo di “essere cattolici” in Germania rispetto all’Italia. Alcuni pensieri e un tentativo di valutazione.

I commenti sia in Germania sia internazionali su questo “Cammino sinodale” – spiegheremo fra poco in cosa consiste (qui il sito in italiano) – non potevano che divergere più fortemente. Per alcuni si tratta di un nuovo modello per una gestione della Chiesa cattolica caratterizzata dalla collegialità sinodale anziché dal verticismo clericale, in coerenza con i ripetuti moniti di Papa Francesco. Per altri non meno che un tentativo di dividere la Chiesa, protestantizzarla o farle perdere tramite un’eccessiva caratterizzazione nazionale il suo carattere universale.

Nel confronto internazionale la Chiesa protestante in Germania sembra utilizzare molti elementi organizzativi classicamente considerati cattolici, mentre la Chiesa cattolica in Germania dal punto di vista esterno può forse essere considerata “protestante” nel suo agire. La presenza di due confessioni cristiane più o meno della stessa forza è in effetti quasi insolita in Europa (a parte nei Paesi Bassi e in Svizzera). Il lungo periodo di opposizione, coesistenza ed infine convivenza ha naturalmente lasciato tracce nelle due Chiese, entrambe le quali hanno anche instaurato un analogo rapporto con lo Stato. Così ci sono rappresentanti delle Chiese nei comitati consultivi delle radiotelevisioni pubbliche, entrambe le confessioni possono mantenere proprie facoltà teologiche nelle università statali, e anche i loro progetti di aiuto ai Paesi in via di sviluppo sono in parte cofinanziati dallo Stato. Piuttosto rara nel confronto internazionale è la “tassa per la Chiesa” (Kirchensteuer), radicalmente diversa dall’Otto per mille italiano e che non è volontaria, ma viene riscossa dallo Stato fra tutti i membri delle Chiese (e anche per le comunità ebraiche e altri gruppi confessionali riconosciuti) in cambio di un’indennità.

SynodalerWeg
Vescovi, laici ed “esperti” dalla stessa parte del tavolo: un’immagine dal Synodaler Weg (Foto: Katholische Sonntagszeitung)

Lunghi dibattiti sulle riforme

Le attuali discussioni sulle riforme nella Chiesa cattolica in Germania – da più parti giudicate pressanti – si svolgono in alcuni casi già da molto tempo: dopo il Concilio Vaticano II si discusse intensamente al cosiddetto Sinodo di Würzburg (1971-1975) (e parallelamente al Sinodo nella Germania Est del 1973-1975) sull’abolizione dell’obbligo del celibato sacerdotale e su una più forte partecipazione dei laici (specialmente delle donne) al servizio di culto – per esempio ipotizzando di concedere loro la possibilità di tenere l’omelia. L’ecumenismo cattolico-protestante e con esso anche la celebrazione comune dell’eucaristia hanno giocato un ruolo essenziale già quasi 50 anni fa. Tuttavia negli ultimi anni i dibattiti sul ruolo della donna nella Chiesa cattolica sono diventati molto più forti, anche per quanto riguarda i ministeri ordinati come il diaconato e l’ordinazione sacerdotale. Così come la gestione delle unioni omosessuali. Tutte queste saranno domande che determineranno il futuro della Chiesa, indipendentemente dalle risposte che vi si trovano – e sono esattamente i temi oggetto di discussione nel “Cammino sinodale”.

Queste domande non sono certamente questioni esclusivamente “tedesche”, ma riguardano i cattolici di tutto il mondo. In Germania tuttavia l’ormai lungo dibattito su queste sfide può far sì che tali questioni siano percepite come più urgenti rispetto ad altri contesti. La Chiesa in Germania oggi è una comunità che sta diminuendo in numero, ma che è molto viva. Molti al suo interno ritengono che il Cammino sinodale sia una delle ultime possibilità che la Chiesa ha di rivolgersi maggiormente alle persone nelle loro preoccupazioni quotidiane e di rinnovare la fiducia nell’annuncio evangelico.

Il motivo per cui Conferenza episcopale ed associazioni laicali hanno avviato insieme il Cammino sinodale in Germania è dovuto all’enorme perdita di fiducia che la Chiesa ha subito a causa dello scandalo degli abusi ed alla lentezza della sua presa di coscienza. Anche qui, dopo i dibattiti in Cile, Polonia e Irlanda, appare evidente che la Chiesa è una comunità mondiale – la quale ovviamente condivide non solo l’annuncio del Vangelo, ma anche importanti problemi strutturali. In Germania, la portata dell’abuso e il suo occultamento sono stati chiaramente indicati per la prima volta nell’autunno 2018 nel cosiddetto studio MHG, commissionato dalla stessa Conferenza episcopale. Questo documento ha individuato la morale sessuale cattolica e la struttura del potere interno alla Chiesa come cause profonde degli abusi sessuali da parte del clero. E questo è uno dei motivi decisivi per cui appunto la morale sessuale, l’abuso del potere nella Chiesa ed il modello di vita per i sacerdoti sono divenuti i temi centrali del Cammino sinodale. Ma ora torniamo alla storia: chi, oltre ai vescovi, è effettivamente coinvolto in questo percorso?

La forza dei laici come fattore-chiave?

Insolita rispetto alla Chiesa cattolica in molti altri Paesi e decisiva per il Cammino sinodale è certamente anche la forza dell’organizzazione dei laici accanto alle gerarchie ecclesiastiche: verso la metà del XIX secolo è stato istituito il Comitato Centrale dei Cattolici Tedeschi (Zentralkomitee der deutschen Katholiken, ZdK), che in un primo momento comprendeva soprattutto un gran numero di piccole associazioni cattoliche, ma che oggi può essere considerato come una rappresentanza consolidata dei cristiani, organizzati in diverse associazioni e da tutte le diocesi: oltre alle associazioni di lavoratori cristiani e alle iniziative sociali, come la Società Kolping o gli Istituti Secolari, sono rappresentate anche le confraternite studentesche cattoliche e le organizzazioni per la pace – e quindi l’intera gamma dell’associazionismo cattolico in Germania. Un organismo del genere, che federa associazioni cattoliche d’ogni colore, esistette in Italia con la cosiddetta Opera dei congressi e dei comitati cattolici, tuttavia le organizzazioni che le sono succedettero furono sciolte al più tardi con i Patti Lateranensi.

Anche se ci sono sempre state critiche allo ZdK, soprattutto da parte dei più conservatori, esso deve comunque essere visto come una costante ormai consolidata della Chiesa cattolica in Germania – ma anche come un elemento che rinforza di volta in volta la dimensione universale della Chiesa nella discussione con altre organizzazioni cattoliche come le Semaines sociales de France o il Foro de Laicos spagnolo. Rimane comunque probabilmente un’eccezione tutta tedesca il fatto che lo ZdK sia così fortemente radicato e ancorato nella vita cattolica del Paese.

Strutture del Cammino sinodale

Questa particolare forma di organizzazione influenza anche il punto di partenza strutturale del Cammino sinodale: dopo la decisione della Conferenza episcopale tedesca (DBK) del marzo 2019 di avviare il Cammino sinodale e l’approvazione del progetto da parte dello ZdK nel maggio 2019, sono stati inizialmente istituiti tre forum con un numero uguale di delegati della DBK, dello ZdK e di “esperti”. Questi forum servivano per prepararsi alle sfide per la Chiesa sopra descritte: il potere, la partecipazione e la separazione dei poteri nella Chiesa; la modalità di vita dei sacerdoti; la sessualità e le relazioni affettive. In seguito a diverse proteste, è stato poi aggiunto un ulteriore forum sul ruolo delle donne nella Chiesa. Sono state respinte richieste analoghe da parte di ambienti più conservatori per un forum a sé stante sul tema della nuova evangelizzazione, decisione poi confermata a grande maggioranza nella prima riunione plenaria dell’Assemblea sinodale. I forum sono guidati ciascuno da un vescovo e da una laica o da un laico e continuano ad essere coinvolti sui rispettivi temi anche dopo l’inizio ufficiale del Cammino. Fino all’autunno 2021 vivremo quindi numerosi dibattiti, nei quali si discuterà la ricerca di soluzioni per il futuro.

Un momento critico e straordinariamente insolito per il Cammino sinodale è arrivato nel giugno 2019, prima ancora che esso iniziasse ufficialmente, con la lettera del Papa “Al popolo di Dio pellegrino in Germania”. Questa presa di posizione del Pontefice ha causato ancora una volta tensioni tra i sostenitori di una riforma della Chiesa e i suoi oppositori: mentre i primi vedevano nella lettera un positivo accompagnamento di Francesco sulla via di una Chiesa sinodale mondiale, gli altri sottolineavano che la necessità di nuova evangelizzazione fosse troppo poco presente nel Cammino sinodale e che esso piuttosto rappresentasse una minaccia di rottura con Roma.

Un rapporto non sempre facile con la Chiesa universale

Il rapporto con la Chiesa universale dopo il Cammino sinodale è stato parte di un’intensa discussione sulla natura vincolante delle decisioni del Cammino sinodale. È possibile che i risultati del Cammino sinodale rimarranno alla fine solo una voce tra le tante in questioni rilevanti per la Chiesa universale. Ma, visto che i temi dibattuti nel Cammino sinodale sono stati a lungo rappresentati in modo preminente anche nella Chiesa universale, esso potrà forse essere una modello che ci mostra ciò che è possibile. Come ha dimostrato recentemente la conferenza sugli abusi in Vaticano o il dibattito sui “viri probati” e sull’ordinazione femminile al Sinodo dell’Amazzonia, queste tematiche sono decisive anche fuori dalla Germania. Nelle sue conclusioni del Sinodo amazzonico anche Papa Francesco sottolinea ancora una volta la necessità di dare alla Chiesa una maggiore libertà di azione a livello locale. Rimane però aperta la questione di come ciò debba essere realizzato esattamente – e in Germania si prova a trovare un cammino.

Nella percezione pubblica del Cammino sinodale in Germania domina spesso la sensazione “dell’ultima possibilità” di riorientare il destino della Chiesa in una direzione positiva. Tuttavia, dal mio punto di vista, ciò sopravvaluta molto il potenziale di cambiamento reale che le deliberazioni del Cammino sinodale avranno. Nondimeno questo processo suscita genuinamente la speranza di una discussione aperta e onesta, la quale faccia emergere posizioni chiare e comuni dell’assemblea sinodale sui problemi attuali e sulle questioni future da affrontare e che indichi anche in decisioni concrete come una propria giurisdizione amministrativa ecclesiastica possa efficacemente controllare le gerarchie nella validità delle sue azioni.

Il Cammino sinodale tedesco ha la possibilità di utilizzare il margine ecclesiastico già oggi esistente fino ai suoi limiti per trovare soluzioni appropriate a livello locale, non solo in Germania ma in molte parti del mondo cattolico. Tanta creatività ed energia aprono la speranza in una Chiesa del futuro diversa, che trovi soluzioni concrete, mettendo sempre al centro la Buona Novella e trovando spazio e rispetto per le più diverse espressioni della fede e della comunità. Quello che, almeno personalmente, non credo sia da aspettarsi è una “rivoluzione” nelle questioni più problematiche e pressanti: sono quindi curioso di vedere come i risultati del Cammino sinodale saranno alla fine accolti da una Chiesa cattolica che è pur sempre in Germania – e non tedesca.

Gregor Christiansmeyer

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