Solo un paio di settimane fa scrivevamo degli sconvolgimenti che sta attraversando la Linke, il partito della sinistra tedesca, alle prese con un evento – l’invasione russa dell’Ucraina – che ha fatto esplodere le linee di frattura al suo interno e l’ha messa di fronte alla necessità di rinnovare sé stessa, e soprattutto il suo approccio alla politica estera. Ma come dicono gli inglesi, when it rains, it pours: quando piove, diluvia. E proprio in questi giorni la Linke è sconvolta da un altro terremoto interno.

Come riporta un lungo articolo apparso sullo Spiegel, nella Linke dell’Assia si sarebbero verificati numerosi episodi di molestie sessuali ai danni di giovani collaboratori ed attivisti dell’organizzazione giovanile del partito, ‘solid. Storie di pressioni, aggressioni vere e proprie, di cui si sarebbero macchiati esponenti di primo piano non solo a livello locale, ma anche deputati al Bundestag, e che delineano un clima tossico di maschi-alfa protetti da una “cultura di solidarietà con i perpetratori”.
Fra gli accusati un posto di primo piano spetta a Adrian G., importante esponente della Linke in Assia, che avrebbe avuto rapporti sessuali (da lui anche filmati) con un’attivista all’epoca minorenne. La storia è costellata di episodi sgradevoli e raccapriccianti, ma non è l’unica, tanto che alcune delle vittime fattesi avanti in questi giorni hanno raccontato le loro esperienze sotto l’hashtag #LinkeMeToo.
La vicenda però non ha una dimensione solo locale. C’è infatti un particolare molto significativo che riguarda Adrian G.: si tratta infatti dell’ex compagno di Janine Wissler, all’epoca dei fatti guida del partito in Assia e ora una delle due co-leader a livello nazionale.
Secondo alcune ricostruzioni Wissler sarebbe stata al corrente degli episodi già nel 2018, informata anche da alcune mail e telefonate direttamente dalla ragazza con cui il suo compagno aveva intrecciato la relazione, ma ha dichiarato che in nessuno dei documenti a lei arrivati si parlasse di “violenze” o “molestie”. È certo però che nulla sia stato fatto, nessuna misura presa, in un’atmosfera generale di impunità per i molestatori e rassegnazione per le vittime – ad alcune delle quali fu proprio consigliato di lasciar perdere, per non rovinare l’immagine del partito e perché comunque non avrebbero ottenuto nulla.
La dirigenza del partito ha dichiarato di prendere le accuse molto seriamente, e di volerci vedere chiaro con un’indagine scrupolosa e approfondita; alle vittime sono anche arrivate le scuse ufficiali. Ma la dimensione dello scandalo è vasta, e giunge inevitabilmente a toccare le sfere più alte. Mercoledì una delle due co-leader, la moderata Susanne Hennig-Wellsow, ha rassegnato le dimissioni con effetto immediato, citando fra le motivazioni, oltre a ragioni personali e ai catastrofici risultati della Linke negli ultimi appuntamenti elettorali, proprio questi episodi di molestie sessuali e il sessismo imperante all’interno del partito, che dovrebbe essere avanguardia di progressismo anche su questi temi ed è invece preda di mentalità e atteggiamenti inaccettabili.

Janine Wissler, l’altra co-leader esponente dell’ala più radicale, e come abbiamo visto direttamente coinvolta nella vicenda, per ora si è detta intenzionata ad andare avanti, guidando il partito da sola almeno fino al Parteitag previsto per giugno. Ma la pressione su di lei, come ovvio, sta diventando insostenibile. E come sempre quando si parla della Linke, gli scontri interni fra le diverse fazioni giocano un ruolo non secondario.

Le dimissioni di Hennig-Wellsow vanno probabilmente viste come una assunzione di responsabilità per i fallimenti a cui la sinistra tedesca è andata incontro in questi ultimi mesi. Tuttavia in controluce è forse possibile anche un’altra lettura: tirandosi subito fuori, Hennig-Wellsow in qualche modo sta cercando di salvarsi, sottraendosi alla tempesta – magari ancora più forte – che potrebbe scatenarsi sulla dirigenza e sul capo di Janine Wissler nelle settimane a venire, quando i contorni della vicenda e le responsabilità saranno più chiare. Alcuni esponenti delle sezioni orientali, tradizionalmente più moderate, spingono per l’elezione di una nuova leadership attraverso la consultazione diretta dei militanti, magari tramite delle primarie. E dalla Turingia proviene la richiesta che a farsi da parte sia anche Wissler: Turingia che è il Land di provenienza di Hennig-Wellsow, e dove il partito è al governo con il suo notissimo Ministerpräsident – capofila dei moderati – Bodo Ramelow. È facile previsione che anche questo episodio diventerà un altro capitolo della interminabile faida fra radicali e moderati, fra Fundis e Realos, e che verrà maneggiato strategicamente dall’uno e dall’altro fronte.
Durante il fine settimana la dirigenza deciderà se e come rinnovare la leadership, eventualmente con quali tempistiche e con quali modalità. Certo è che la sinistra tedesca si trova una volta di più di fronte a un bivio cruciale. Paiono particolarmente significative, e adatte al momento, le parole di Jakob Hammes, portavoce dell’organizzazione giovanile ‘solid. Parole riferite alle accuse di molestie sessuali e al clima di sessismo interno al partito, ma che possono davvero essere intese come un avvertimento generale che riguarda la stessa esistenza della Linke, della sua ragion d’essere e del suo posizionamento nello scenario politico e sociale tedesco. “O spezziamo questa situazione adesso, o si spezzerà il partito.”