Tradizionalmente il tema della politica estera e di sicurezza in Germania non appassiona il pubblico tedesco, nonostante il peso del paese come prima economia nell’Unione Europea e quarta a livello mondiale. Quest’anno, però, ha una valenza particolare data la fine dell’era Merkel dopo 16 anni di governo ininterrotto, e le sempre più pressanti richieste da parte degli alleati di assumersi maggiori responsabilità negli affari internazionali.

Il programma dell’Union, nonostante le critiche generali riguardo alla mancanza di un vero rinnovamento, presenta una novità: la politica estera e l’Unione Europea sono, rispettivamente, al primo e al secondo posto degli argomenti del programma e occupano circa un quarto del documento. Come metro di paragone, durante le elezioni federali del 2017 erano al sesto e settimo posto, mentre, nel 2013, all’ultimo. Ci sono per la prima volta delle nette dichiarazioni in favore degli obiettivi NATO di dedicare il 2% del PIL alle spese militari; la determinazione nel proseguire nel nuclear sharing NATO, ossia la disponibilità tedesca a trasportare e lanciare armi nucleari statunitensi; e il conseguente impegno a comprare nuovi aerei da combattimento per mantenere attivo il nuclear sharing. Secondo Johannes Leithäuser sulla FAZ l’eccezionalità di queste dichiarazioni serve a definire una chiara distanza sul tema con i principali partiti antagonisti, i Grünen e la SPD, che non condividono totalmente queste politiche. Sul tema sicurezza si è messo nero su bianco l’intenzione di istituire un consiglio nazionale di sicurezza (proposta fortemenete voluta dalla Ministra della Difesa Kramp-Karrenbauer) in quanto nell’attuale contesto globale non basterà solo “reagire alle crisi” ma servirà un “approccio strategico lungimirante”. Nel documento si legge che la Germania deve prendersi più responsabilità di quante ne abbia prese finora e, se necessario, deve essere pronta anche a interventi militari. Non solo non si esclude l’uso della forza, ma andranno potenziati anche i fondi allo sviluppo, soprattutto alle fondazioni tedesche per diffondere educazione politica e democratica nel mondo. L’Union vuole far diventare la Germania una “Stabilitätsanker” – un’ancora di stabilità – nel mondo. Per questo motivo viene posta anche enfasi sul ruolo delle Nazioni Unite come organizzazione multilaterale e la necessità di un loro rafforzamento per gestire meglio le potenze in ascesa come la Cina e potenziare gli organi che devono vigilare sul rispetto dei diritti umani. Viene affermata l’intenzione di rafforzare le relazioni transatlantiche in quanto gli USA sono l’alleato più importante della Germania, ad esempio intensificando gli sforzi per creare un’area economica comune e creando un’agenzia per lo scambio tra giovani statunitensi e tedeschi (lo stesso Laschet utilizzò un programma simile e grazie a esso incontrò Bill Clinton). Viene anche promessa la firma sul trattato di libero scambio con il Canada (CETA). Sulla Bundeswehr ci si ripromette di fornire tutti gli equipaggiamenti necessari con l’obiettivo che entro il 2030 le forze armate tedesche dovranno garantire il 10% delle forze operative della NATO. Riguardo agli armenti viene promesso l’uso di droni armati e l’utilizzo di armi dotate di d’intelligenza artificiale. Infine si sostiene la creazione di una pianificazione finanziaria per la difesa sul lungo termine. Per quanto riguarda l’elefante nella stanza, la Cina, si ripete la triade “concorrente, partner e rivale sistemico”; concorrente e rivale dal punto di vista politico-economico e partner su specifici temi come il cambiamento climatico. Su questo tema, al recente dibattito organizzato dalla Munich Security Conference, Laschet ha citato l’esempio della Ostpolitik del Cancelliere socialdemocratico Willy Brandt come approccio da tenere. La politica di Brandt è infatti iniziata nel 1969, l’anno successivo all’invasione della Cecoslovacchia da parte dell’Unione Sovietica. Con questo esempio, Laschet ha voluto ribadire che è possibile trovare un dialogo con la Cina ma allo stesso tempo prendere posizioni chiare in tema di diritti umani e commercio basato sulle regole. Non viene fatto cenno all’attuale accordo UE-Cina voluto da Merkel ma si parla di un generale coordinamento con l’UE e il resto dell’Occidente. Riguardo alla Cina si prospetta anche un nuovo focus sull’Indo-Pacifico dove viene ribadita l’intenzione di rafforzare la cooperazione con i paesi dell’Asia tra cui Giappone e Australia, insieme alla conferma dell’invio di una fregata (la fregata Bayern dovrebbe raggiungere la zona già ad agosto) per dare un segnale ai partner regionali. Un approccio simile a quello sulla Cina lo troviamo anche in tema Russia dove si ribadisce l’impegno a mantenere le sanzioni fintanto che la Crimea non tornerà legalmente ucraina, mentre non c’è traccia nel programma del Nord Stream 2. Tuttavia, Laschet si è più volte dichiarato a favore in pubblico, nell’ultimo dibattito alla domanda diretta se entro il 2025 il gasdotto verrà interrotto ha risposto “principalmente no, dipende dagli sviluppi”. L’Union intende comunque lasciare le porte aperte alla collaborazione sul clima e l’economia. C’è anche la minaccia di dure sanzioni se in Bielorussia non sarà avviata una transizione di potere pacifica. Viene ribadito il sostegno all’autodifesa di Israele con l’obiettivo ultimo della soluzione a due stati nel conflitto con la Palestina, mentre l’Iran deve rispettare l’accordo sul nucleare (JCPOA). Sull’Unione Europea l’Union pone l’accento sul “motore franco-tedesco” come metodo di iniziativa non esclusivo fondato sul Trattato di Aquisgrana recentemente riaffermato da Merkel e Macron. C’è l’impegno a riformare le decisioni di politica estera al Consiglio Europeo in senso maggioritario superando l’attuale sistema dell’unanimità e il mantenimento del Regno Unito nella struttura di sicurezza europea. C’è anche l’intenzione di rafforzare il potere di iniziativa del Parlamento Europeo insieme all’introduzione di una soglia di sbarramento nella legge elettorale e all’istituzionalizzazione degli Spitzenkandidat (capi lista). L’Union vuole sostenere nuovi strumenti per combattere le violazioni allo stato di diritto che possano prevedere la cancellazione dei fondi e il diritto di voto ai paesi in violazione. Inoltre, si ribadisce il tema ricorrente di creare un seggio europeo al Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Vi è un impegno per realizzare a lungo termine un esercito europeo nel quadro della politica di difesa comune e della PESCO insieme ad uno Stato Maggiore europeo per coordinare le missioni militari comuni. Per quanto riguarda invece la politica europea di vicinato si vuole completare l’inclusione dei paesi balcanici nell’Unione Europea, aspetto più volte rimarcato da Laschet durante l’ultimo dibattito, anche se nel programma è specificato che l’inclusione di nuovi membri non deve pregiudicare il funzionamento dell’Unione. C’è invece una cesura con l’annoso processo di adesione della Turchia, il programma parla di impossibilità di continuare tale processo e di sostituirlo con una stretta collaborazione. Riguardo alle frontiere e all’immigrazione il nuovo corso dei conservatori tedeschi sarà molto più restrittivo accentuando la direzione intrapresa negli ultimi anni. Per la protezione delle frontiere dell’Unione Europea vogliono dotare di poteri sovrani e maggiori finanziamenti e personale l’agenzia FRONTEX. Vogliono inoltre trasformare l’EUROPOL in una sorta di FBI europea.

Il programma dei Grünen è altrettanto ricco di contenuti. La politica estera dei Verdi tedeschi può essere definita idealista internazionalista. Gli obiettivi dei Grünen sono principalmente la difesa dei diritti umani, il controllo degli armamenti e un commercio globale basato sul diritto internazionale in stretta collaborazione con gli Stati Uniti. Pongono l’accento su una riforma del multilateralismo partendo dal presupposto che senza l’Organizzazione delle Nazioni Unite sarà impossibile gestire la trasformazione socio-ecologica dei prossimi anni, come dimostrano i maggiori accordi presi in questa sede: l’Agenda 2030 e gli Accordi di Parigi. C’è quindi un impegno dei Grünen nell’aumentare il supporto finanziario, politico e diplomatico tedesco ed europeo all’ONU (la Germania è il quarto contributore finanziario mondiale). Sul lungo periodo vogliono superare il sistema di veto al Consiglio di Sicurezza e nel frattempo introdurre un meccanismo per dare più potere all’Assemblea Generale nel caso un paese con diritto di veto blocchi risoluzioni a tutela dei diritti umani. L’OMS deve essere potenziata contro le prossime pandemie e sulla Covid-19 si vuole velocizzare i procedimenti di COVAX – il piano ONU per distribuire vaccini ai paesi poveri. C’è un rimando a dare lo status di osservatore nell’OMS a Taiwan. In coordinamento con il WTO, e se la produzione attuale di vaccini contro il Coronavirus non dovesse bastare, sarà necessario togliere i brevetti alle case produttrici. Sul tema donne e diritti i Grünen propongono un quota rosa del 50% nei processi di selezione tedeschi ed europei per le organizzazioni internazionali ed europee. La politica europea dei Verdi sarà fortemente incentrata sull’integrazione con un rafforzamento del Parlamento grazie a un pieno diritto di iniziativa legislativa (al momento è condiviso con la Commissione Europea), l’elezione tramite liste transnazionali e pieni poteri sul bilancio dell’Unione. Si deve abbandonare anche il sistema dell’unanimità al Consiglio Europeo con l’obbiettivo di muoversi verso un sistema bicamerale europeo (in sostanza trasformando il Consiglio in un “Bundesrat europeo”). Altra proposta è quella di creare lo status di “associazione europea”, in modo da poter fornire il supporto politico dell’UE dietro le organizzazioni della società civile e sottrarsi al giogo nazionale. Quest’ultimo rimanda alle leggi anti-ONG in Ungheria. A tal proposito, i Grünen vogliono utilizzare subito e rafforzare il nuovo meccanismo per il rispetto dello stato di diritto incluso nel Next Generation EU. Nella politica di vicinato mettono al primo posto il completamento dell’integrazione dei Balcani e il supporto per le riforme e il dialogo con i paesi della Eastern Partnership, con l’obiettivo di lasciare aperta la porta per l’entrata nell’UE. Inoltre, viene evidenziata l’esigenza dell’UE e dei paesi membri di prendersi maggiori responsabilità nella difesa dei paesi dell’est europa, sia extra- che intra-UE. Con uno sguardo al Regno Unito si afferma la volontà di mantenere in piedi la pace tra le due Irlande con gli accordi del Venerdì Santo e mantenere un dialogo con Londra. Volgendo lo sguardo al contesto extra-UE, le relazioni transatlantiche rimangono il perno della politica estera tedesca ma devono essere riformate in senso “europeo”, ossia un rilancio delle relazioni che tenga conto delle politiche climatiche e sanitarie tra i due blocchi cosicché si possa dare impulso alla trasformazione socio-ecologica. Sul controllo degli armamenti è importante notare che non hanno intenzione di comprare nuovi mezzi per il trasporto di armi nucleari (al momento significherebbe niente nuclear sharing NATO). Inoltre, rifiutano di perseguire la politica di dedicare il 2% del PIL alle spese militari. Nel capitolo sulla Cina troviamo le prese di posizione più dure, in particolare sulle violazioni dei diritti umani in Xinjiang, Tibet e Hong Kong e l’indipendenza di Taiwan. Viene auspicata una commissione tedesca sotto mandato ONU per indagare sul genocidio in Xinjing ai danni della popolazione uigura. Viene anche espressa l’intenzione di far ratificare alla Cina le norme ILO sugli standard minimi per la tutela del lavoro. La politica europea nei confronti del gigante cinese dovrà essere concordata con gli Stati Uniti e l’attuale trattato EU-Cina (fortemente voluto dalla Cancelliera Merkel) non è in accordo con le idee del partito. Nonostante le parole dure, si lascia comunque uno spazio per la possibilità di collaborazione in alcune aree a patto che non ledano gli altri stati dell’Asia. Anche sulla Russia il programma dei Grünen è prevedibilmente duro, affermando che gli sforzi di destabilizzare il vicinato e la regressione a stato autoritario sempre più evidente non permettono un dialogo costruttivo. Contemporaneamente, viene notato come la società civile russa che si oppone al Cremlino è cresciuta ed è necessario supportarla. Sulle sanzioni per l’annessione della penisola ucraina di Crimea, i Grünen vogliono seguire le linee dettate dall’UE e dal Protocollo di Minsk, di conseguenza non c’è spazio per un allentamento. L’aspetto su cui però si differenziano dagli altri partiti tedeschi è il controverso Nord Stream 2, il gasdotto che collegherà Russia e Germania e che i Grünen sono intenzionati a fermare sia per motivi climatici che per la possibilità che il completamento isoli l’Ucraina. C’è anche un capitolo dedicato alla Turchia, dove si trova un impegno a riformulare il trattato UE-Turchia per la gestione dei migranti, affermando che va riformato per non essere “contro i migranti” ma per “migliorare le prospettive delle persone”. Nel Medio Oriente si allineano con la posizione europea per ritornare al pieno rispetto del JCPOA, il trattato con l’Iran sull’arricchimento dell’uranio per scopi militari e si riafferma il diritto all’esistenza di Israele. Altre proposte degne di menzione sono: persone e aziende che commettono reati contro i diritti umani vanno perseguite anche grazie alle corti tedesche e queste corti verranno potenziate; lo stop alla vendita di sistemi di sorveglianza e militari a regimi autoritari e in zone di conflitto; molto spazio viene dato alla difesa dei diritti delle minoranze etniche, delle donne, e della comunità LGBTIQ* nel mondo rafforzando i trattati e le organizzazioni a tutela; sulla politica di asilo europea propongono una riforma che non prevede le attuali richieste di “esternalizzare” le frontiere dell’UE in paesi terzi e istituire un fondo europeo che coprirà le spese dei processi di valutazione dei richiedenti asilo; finanziare i fondi esistenti e crearne di nuovi per la promozione della pace e la prevenzione dei conflitti; la “decolonizzazione” delle relazioni internazionali; i droni armati da utilizzare nelle missioni militari non vengono esclusi a priori ma servirà un ampio dibattito; vogliono rafforzare le politiche di difesa comune europea ma senza aumentare i budget dei fondi dedicati e tanto meno recuperare fondi da progetti a scopo civile.
Il programma elettorale della SPD si concentra su diplomazia e dialogo, prevenzione delle crisi civili e consolidamento della pace, disarmo e controllo degli armamenti e cooperazione internazionale. Sull’UE anche i socialdemocratici puntano a fornire un effettivo potere di iniziativa legislativa al Parlamento Europeo. Per rafforzare la collaborazione della società civile europea si vuole creare un fondo speciale unito al rafforzamento delle opzioni sanzionatorie verso quei paesi dentro l’UE che non rispettano i diritti umani e lo stato di diritto. Il partito dedica anche spazio alla riforma del diritto all’asilo che va ulteriormente “europeizzato” con la trasformazione dell’attuale Ufficio europeo di sostegno per l’asilo (EASO) in un’agenzia vera e propria dell’Unione. Si pone inoltre l’attenzione sulla non criminalizzazione dei richiedenti asilo e l’intenzione di creare rotte migratorie legali ma allo stesso tempo combattere le cause delle migrazioni. L’Unione Europea dovrà anche istituire delle strutture per vaccinare i rifugiati. L’SPD intende far ratificare a livello europeo la Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne. Sul tema della politica estera comune il partito vuole introdurre le decisioni a maggioranza superando l’attuale unanimità richiesta e sul lungo termine trasformare l’Alto rappresentante dell’UE per gli affari esteri in un vero e proprio Ministero degli Esteri. Come l’Union, si chiede la creazione di un seggio europeo al Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Viene riaffermata la NATO come perno del partenariato transatlantico ma allo stesso tempo è necessario rafforzare l’indipendenza dell’UE in termini di politica di sicurezza e di difesa con l’obiettivo ultimo di creare un esercito europeo. Le relazioni transatlantiche devono ripartire ed essere rafforzate su questioni condivise quali la protezione del clima, la politica sanitaria, il commercio, il disarmo e le questioni di sicurezza. Sul tema vicinato, come per Union e Grünen, si vogliono integrare i Balcani occidentali ma si vuole anche espandere la cooperazione con l’Africa. Nonostante le criticità in Russia, si spera nella volontà del vicino di avviare un dialogo cooperativo, in quanto “ci può essere pace in Europa non senza, ma solo con la Russia”. Come per l’Union, non si fa menzione del controverso gasdotto Nord Stream 2 anche se al recente dibattito a tre, Scholz ha ribadito il sostegno al progetto del suo partito. Il capitolo sulla Cina è molto simile, evidenziando i problemi (Xinjiang, Hong Kong, Taiwan) ma sostenendo la necessità del dialogo. Il programma prosegue con rimandi al sostegno alle proteste in Bielorussia; il rilancio di un dialogo EU-Turchia; il sostegno a Israele e la condanna al terrorismo palestinese ma un categorico rifiuto per eventuali piani di annessione della Palestina; il Regno Unito deve rimanere “amico dell’UE” ma senza rinunciare agli standard comunitari sul commercio. I socialdemocratici tedeschi puntano molto sul ridefinire gli standard internazionali sul lavoro proponendo una legge a livello europeo sulla tracciabilità delle merci scambiate sul mercato globale per poter sanzionare le aziende che approfittano di bassi standard lavorativi o laddove sussistano violazioni dei diritti umani, sulla falsariga della legge tedesca da poco approvata. Hanno anche intenzione di creare un fondo globale per combattere la povertà sul lungo termine per fornire una “protezione sociale di base” a tutti. Nel capitolo Bundeswehr viene posto l’accento sul dotare le forze armate tedesche dell’equipaggiamento necessario, ma non degli armamenti necessari. Infatti, sulla spinosa questione dell’armamento dei droni militari richiedono un ampio dibattito “politico e sociale” per valutare tutti gli aspetti. Si chiede anche la creazione di un registro internazionale per i droni militari a guida autonoma per limitarne la proliferazione. I socialdemocratici vogliono anche ampia discussione sul nuclear sharing della NATO per valutare se comprare o meno i prossimi aerei da combattimento adibiti a quello scopo. L’obiettivo ultimo è stabilire un dialogo tra Stati Uniti e Russia per il disarmo nucleare completo dell’Europa. Non solo armi nucleari, ma anche l’export degli armamenti convenzionali andrà fortemente limitato a livello europeo, con ad esempio il divieto di export in zone di conflitto o a quei paesi non firmatari del Trattato sul commercio delle armi (ATT).
Il programma dei Freie Demokraten (FDP) è molto approfondito sulla politica estera. Sull’Europa propongono una costituente al termine dell’attuale Conferenza sul Futuro dell’Europa per dotare l’Unione Europa di una Costituzione e darle la forma di uno stato federale decentrato. Tale Costituzione dovrà poi essere sottoposta a referendum per l’approvazione da parte dei cittadini europei. Nel frattempo, promuovono l’integrazione europea “a due velocità”. Il futuro ruolo del Parlamento Europeo va profondamento rivisto a partire dalla legge elettorale che deve essere uniforme in tutti gli stati membri con liste transnazionali e Spitzenkandidat (capi lista), il candidato con più voti nel Parlamento deve essere nominato Presidente della Commissione. Inoltre, l’organo legislativo dovrà essere dotato di un pieno diritto di iniziativa e dovrà avere una sede fissa (riferimento alla doppia sede tra Bruxelles e Strasburgo). Il nuovo meccanismo sul rispetto dello stato di diritto introdotto con il Next Generation EU va potenziato e allargato all’intero budget europeo. I liberali tedeschi promuovono il concetto di “sovranità strategica” europea ma specificano che non va visto in contraddizione al partenariato transatlantico e alla NATO, né va visto in senso protezionistico o autarchico. Per permettere il conseguimento di questo obiettivo deve essere superato il principio dell’unanimità al Consiglio Europeo e va rafforzato l’Alto Rappresentante per trasformarlo in un vero e proprio Ministro degli Affari Esteri dell’Unione. Nell’ambito della riforma delle Nazioni Unite anche loro si uniscono all’idea trasversale di chiedere un seggio europeo al Consiglio di Sicurezza. Un altro obiettivo comune con altri partiti, ma meglio declinato, è quello dell’Esercito Europeo sotto un comando comune e controllo parlamentare. Devono essere create strutture di comando europee e un quartier generale militare comune, ma anche delle strutture di formazione comuni come un’Accademia europea per la sicurezza. Si vuole anche incentivare lo scambio tra forze armate con un programma simile all’Erasmus+. Il partito vuole mantenere una stretta collaborazione in politica estera con il Regno Unito e mantenere la porta aperta ad un nuovo processo di adesione, nel caso le future generazioni britanniche vogliano invertire la Brexit. Un approccio più duro lo troviamo nei confronti della Turchia dove si auspica la fine dei negoziati per l’adesione del paese all’Unione Europea in quanto la spirale totalitalitaria imboccata dall’attuale Presidente turco Erdogan non permetterebbe di continuare nel processo. Ciononostante, i rapporti devono continuare soprattutto nei quadri NATO. Il gasdotto Nord Stream 2 deve essere discusso in sede europea in quanto considerato questione strategica e di sicurezza energetica di tutta l’Unione. I liberali a tal proposito propongono una moratoria fintanto che la leadership russa non consentirà un’indagine indipendente sul caso dell’oppositore Navalny e la situazione dei diritti umani non migliorerà. Nonostante questo si auspica una collaborazione con la Russia sul tema delle energie rinnovabili e nuovi combustibili. Tuttavia, le sanzioni per l’annessione della Crimea rimarranno e viene esplicitato in maniera molto chiara che la responsabilità dell’attuale involuzione autoritaria del Paese è del Presidente russo Vladimir Putin. C’è spazio anche per il sostegno all’opposizione democratica in Bielorussia con la promozione di un dialogo favorito dall’OCSE. La questione israelo-palestinese unisce tutti i partiti “di governo” tedeschi (ossia tranne Die Linke e AfD) promuovendo, anche nel caso dei liberali, la soluzione a due stati, supportando Israele ma condannando le annessioni illegali. L’FDP fa del multilateralismo la sua ragion d’essere e per questo vuole aumentare i fondi tedeschi alle Nazioni Unite e allo stesso tempo appoggia l’”Alleanza delle Democrazie” dell’amministrazione Biden. Sulla responsabilità internazionale della Germania i liberali richiedono, come l’Union, l’istituzione di un Consiglio di Sicurezza nazionale per adottare strategie di lungo periodo e condivise di fronte alle sfide internazionali. Propongono di dedicare il 3% del PIL tedesco nel cosiddetto piano “3D: defence, development and diplomacy”, in modo da adempiere agli obblighi NATO, stabilizzare i fondi per lo sviluppo e rafforzare la diplomazia. Così facendo, si può programmare un finanziamento adeguato per la Bundeswehr sul lungo termine. Come facilmente immaginabile finora, c’è un pieno appoggio alla NATO e all’attuale processo di sviluppo di un nuovo concetto strategico che includa una strategia per la Cina e la cooperazione con i paesi nell’Indo-Pacifico. Le relazioni transatlantiche sono il perno della politica estera tedesca liberale e sono articolate intorno alla proposta di rinegoziare lo EU-US-Privacy Shield (l’accordo sullo scambio di dati commerciali) e di firmare il CETA, l’accordo di libero scambio UE-Canada. Un ampio paragrafo è dedicato alla Cina. Per i liberali il CAI, l’accordo ventennale EU-Cina fortemente voluto dalla Cancelliera, è un buon punto di partenza ma deve essere fortemente migliorato soprattutto sull’accesso al mercato cinese e sulla certezza del diritto, in particolare sui diritti umani. Come sulla Russia, i liberali sono i più espliciti contro il regime cinese arrivando a parlare di genocidio con riferimento al trattamento della minoranza uigura nello Xinjiang. Viene anche dato molto spazio alle questioni Taiwan e Hong Kong, proponendo di integrare l’isola di Formosa nelle organizzazioni internazionali appena sotto il livello di “stato riconosciuto”; mentre si propongo sanzioni europee contro i responsabili del deterioramento della situazione nell’ex colonia britannica. Sul controllo degli armamenti l’FDP si posiziona per un mondo senza armi nucleari e per questo vuole favorire il dialogo con Russia e Stati Uniti per includere anche la Cina in un nuovo trattato. Nel programma c’è anche un focus sulla disinformazione con la promessa di aumentare i fondi all’emittente internazionale tedesca Deutsche Welle per aumentarne la regionalizzazione (ad esempio mancano l’italiano e il bielorusso).
Terminati i cosiddetti partiti “di governo” tedeschi, vediamo ora cosa prevedono i due partiti agli estremi dello spettro politico: l’estrema sinistra Die Linke e l’estrema destra di AfD. Il programma dell’estrema sinistra è fortemente incentrato sulla promozione della pace e il rifiuto di qualsiasi opzione militare, sostenendo la risoluzione non-violenta dei conflitti. Per gli eredi della SED, industrie nazionali come Rheinmetall o Thyssen-Krupp sono i primi bersagli per terminare ogni tipo di export militare, sia esso di armi pesanti o leggere, verso paesi coinvolti in conflitti o che non rispettino i diritti umani. Anche le armi biologiche e chimiche sarebbero comprese nel divieto; mentre i beni dual-use, ossia quelli che possono essere utilizzati sia in ambito civile che militare, devono essere fortemente regolamentati. L’obiettivo sul lungo periodo è il blocco dell’export di ogni tipo di arma da parte della Germania. Il pugno duro contro l’industria degli armamenti si estende anche al dibattito sui droni armati, fortemente osteggiati dal partito, tanto da voler terminare la collaborazione con gli Stati Uniti per la fornitura della base militare di Ramstein nel sud della Renania-Palatinato. L’obiettivo è bandire a livello internazionale questo tipo di armi insieme a quelle a guida autonoma. Die Linke vuole inoltre far firmare alla Germania il Trattato delle Nazioni Unite sul divieto delle armi nucleari per poter porre fine al nuclear sharing NATO in modo da ritirare e distruggere le testate nucleari stazionate sul suolo tedesco. Inoltre, vanno ripresi i negoziati sul nucleare iraniano e si vuole lavorare ad un trattato che vieti i missili a medio raggio che includa Stati Uniti, Russia e Cina. Anche la Bundeswehr dovrà essere fortemente limitata a partire dall’abolizione totale della leva militare (sospesa nel 2011). Le forze armate tedesche dovranno essere riformate come esercito difensivo, con il disarmo degli armamenti di tipo offensivo. Una Linke al governo avrà come obiettivo uno studio sul razzismo e l’ideologia di estrema destra all’interno della Bundeswehr e lo scioglimento delle forze speciali KSK, salite alla ribalta dei media per problemi di estremismo. Anche le missioni all’estero devono essere limitate, con il rifiuto del partito alla partecipazione della Bundeswehr a missioni di addestramento a forze armate in zone di conflitto. Si chiede lo scioglimento della NATO per sostituirla ad un sistema di sicurezza europeo che includa la Russia e che abbia il disarmo come obiettivo centrale. Se lo scioglimento della NATO non sarà possibile, ci sarà comunque un ritiro del paese dall’Alleanza Atlantica con il conseguente ritiro della Bundeswehr dall’alto comando a Bruxelles, il rifiuto di partecipazione a missioni NATO nuove e correnti e il blocco della costruzione del centro spaziale NATO a Ramstein. Sull’aspetto della cooperazione internazionale e l’ONU la Linke chiede il riconoscimento del diritto alla pace come diritto umano. L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite andrà rafforzata nei confronti del Consiglio di Sicurezza e vi è il respingimento della richiesta che la Germania abbia un seggio permanente. Sull’Unione Europea si richiede un vero diritto di iniziativa legislativa al Parlamento Europeo, una maggior trasparenza nelle decisioni del Consiglio Europeo e un rafforzamento del principio di sussidiarietà delle decisioni. Viene posto l’accento sul rispetto dello stato di diritto nei paesi membri con un inasprimento dei meccanismi e delle garanzie per entrare in Unione Europea con particolare riferimento alla Turchia. L’Unione dovrà poi aderire alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo e la politica di sicurezza comune dovrà sottostare alla Corte europea dei diritti dell’uomo. Successivamente il programma prevede una serie di abolizioni dei nuovi progetti di difesa degli ultimi anni tra cui la European Defence Agency, che si occupa dell’approvvigionamento e coordinamento industriale; l’unione della difesa e l’esercito europeo; l’European Defence Fund che si occupa di fornire finanziamenti a progetti comunitari di tipo militare, alla PESCO e in generale a tutti i programmi europei di tipo militare.
Infine, il programma degli Alternativi. L’Europa è sempre stata la bestia nera dell’AfD, il partito non crede nel progetto europeo come entità statale autonoma, bensì vuole ritirarsi da tutti i progetti europei di tipo economico come l’Euro, il Next Generation EU, o la politica dei tassi negativi della Banca Centrale Europea. L’obiettivo è riportare l’economia nelle mani di Berlino per investire a livello nazionale. Il partito ritiene più produttiva e rispettosa delle specificità nazionali l’idea di un gruppo di stati confinanti che cooperino in base al diritto internazionale. Riguardo al vicinato respingono un allargamento dell’UE alla Turchia e ai Balcani occidentali, anche se quest’ultimi dovranno avere un partenariato speciale e una collaborazione rafforzata sul controllo delle migrazioni. C’è anche il sostegno alle politiche del Gruppo di Visegrad, di cui fa parte l’Ungheria di Viktor Orban. La politica migratoria deve tornare a livello nazionale in modo da legare i fondi che la Germania stanzia per lo sviluppo internazionale alla disponibilità dei paesi di partenza a riprendersi i migranti entrati in Germania illegalmente. La politica estera di AfD nel programma elettorale si basa sul diritto internazionale e sul diritto all’autodeterminazione dei popoli senza l’aiuto di ONG o altre organizzazioni non-statali. Sul lungo periodo il partito di estrema destra vuole anche garantire la completa autonomia della Germania e per questo rifiuta i vari progetti europei di difesa come PESCO e il Servizio di Azione Esterna dell’UE. Anche gli Alternativi vogliono garantire un seggio al Consiglio di Sicurezza dell’ONU alla Germania e cooperazione più equilibrata con Russia e Stati Uniti anche in tema di controllo degli armamenti. Vi è anche l’obiettivo di porre fine al Patto migratorio delle Nazioni Unite e combattere con forza contro il terrorismo islamista. Sulla NATO la posizione del partito è che l’Alleanza è necessaria ma il suo scopo deve tornare ad essere puramente difensivo e limitato all’interno degli stati membri. Ci si impegna inoltre a rafforzare il pilastro europeo della NATO in quanto gli Stati Uniti sono il principale alleato tedesco. Tuttavia, sanzioni economiche (come quelle vociferate per la questione Nord Stream 2) contro la Germania non saranno accettate. C’è un impegno verso una ripresa dei Consiglio NATO-Russia, il completamento di Nord Stream 2 e la fine del regime delle sanzioni alla Russia. Sulla Cina l’AfD sostiene un miglior coordinamento per integrare la Germania nella Nuova Via della Seta ma allo stesso tempo auspica sforzi per impedire il passaggio di tecnologia nazionale in mani cinesi. Il controllo degli armamenti è un tema trasversale per la politica tedesca e l’AfD non è da meno. Il partito sostiene il disarmo nucleare su scala globale in modo da garantire sia il ritiro delle testate americane sul suolo tedesco sia di quelle russe puntate sulla Germania. Sulla Bundeswehr invece si vuole il ripristino della leva militare, ma esclusivamente per i cittadini con la sola cittadinanza tedesca, la doppia cittadinanza sarà discriminante, e si incoraggiano i canti e le usanze cameratesche “tradizionali”.
L’analisi dei programmi dei partiti tedeschi ci permette di delineare quali possono essere i punti di contatto per eventuali alleanze post elezioni di settembre. Come visto, alcuni temi come il controllo degli armamenti sono abbastanza trasversali mentre altri come l’uso di droni armati fortemente divisivi. Ci sarebbe molto altro da dire sulla politica europea, in particolare sui piani per l’utilizzo del Recovery Fund, ma lo tratteremo in un articolo dedicato.