Le Europee 2019 viste dalla Germania

Come stanno i partiti tedeschi a poco più di due mesi dalle elezioni europee?

Si avvicinano le elezioni europee, un appuntamento certo decisivo per tutta l’UE ma che in alcuni paesi si prefigura più che altrove come una resa finale tra visioni diametralmente opposte dell’Europa. In Germania, tuttavia, questa percezione è stata fortemente ridimensionata dal mancato boom dell’AfD agli appuntamenti elettorali di quest’anno.

I cinque anni di legislatura che stanno per concludersi sono stati molto complessi per la Germania e il suo rapporto con l’Europa. La legislatura, infatti, si era aperta nel 2014 con l’ingresso all’Europarlamento di Alternative für Deutschland, il principale partito euroscettico tedesco, all’epoca ancora molto giovane, che prese il 7%, eleggendo sette deputati entrati poi nel gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei.

Nel 2015, inoltre, l’esplosione della crisi del debito greco scatenò un vivace dibattito in Germania sull’opportunità di fare concessioni alla Grecia di Tsipras rischiando un default dell’eurozona, e l’allora Ministro delle finanze Wolfgang Schäuble finì a rappresentare il paradigma della destra tedesca ed europea che vedeva nel rispetto dei conti pubblici l’assoluta priorità dell’UE, alimentando una certa visione della Germania su cui oggi giocano molti movimenti euroscettici. In realtà, questa visione cozza con altri atti del governo tedesco degli anni appena trascorsi, ad esempio nel caso della crisi dei rifugiati siriani, quando la linea dell’accoglienza decisa da Angela Merkel fu centrale nella soluzione, anche solo temporanea, della questione.

In effetti, la Germania, per peso economico e demografico, è destinata da sempre a giocare un ruolo determinante in Europa. Con i suoi quasi 83 milioni di abitanti, è il paese con più deputati al Parlamento Europeo (ben 96), e grazie alla grandezza delle sue delegazioni nazionali nei principali gruppi parlamentari riesce a esprimere diversi capigruppo. Il capogruppo PPE, ad esempio, è Manfred Weber della CSU, quello dei Socialisti&Democratici è Udo Bullman (SPD), la leader dei Verdi è Ska Keller (Grüne) mentre la sinistra radicale della GUE ha come capogruppo Gabi Zimmer (Linke). Ben due di loro, Ska Keller e Manfred Weber, sono inoltre candidati alla Presidenza della Commissione Europea.

Ma come arrivano i diversi partiti tedeschi alle europee 2019?

CDU (Partito Popolare Europeo)

L’annuncio del ritiro di Angela Merkel non potrà non avere effetti anche sulla campagna per le europee in Germania e su come verrà percepita la CDU. Inoltre, all’interno del centrodestra tedesco, i cristiano-democratici hanno dovuto fare pesanti concessioni ai cugini bavaresi della CSU, che sono riusciti a imporre Manfred Weber, attuale capogruppo PPE e rappresentante dell’ala destra dei Popolari a Bruxelles, come candidato per la Presidenza della Commissione Europea (della candidatura avevamo già parlato su Kater). La neoleader CDU, Annegret Kramp-Karrenbauer, è poco carismatica e sta avendo diverse difficoltà a presentarsi come volto nuovo nella politica tedesca, ed è quindi probabile che toccherà a Weber prendere le redini della campagna elettorale. Negli scorsi giorni, Weber ha provato a rinforzare la sua credibilità come leader europeista lanciando un ultimatum a Orban, il cui partito Fidesz aderisce al PPE pur non collimando con alcuni criteri ideologici come il rispetto dello stato di diritto. Orban, tuttavia, ha respinto l’ultimatum, lasciando Weber e il PPE in un’impasse grave: espellere Orban per mantenere credibilità o continuare con quest’ambiguità, vedendo come sarà la composizione dei seggi a Bruxelles dopo il voto?

SPD (Socialisti&Democratici)

Negli scorsi anni i socialdemocratici hanno perso diversi consensi a causa delle larghe intese e della poca incisività nel governo nell’ultimo periodo. Udo Bullman, divenuto Presidente dei Socialisti dopo le dimissioni dell’italiano Pittella (eletto in Senato alle politiche 2018) ha ribadito più volte che la linea dei Socialisti (e quindi dell’SPD) sarà alternativa sia all’europeismo liberale del PPE, ritenuto poco efficace sul piano sociale, sia all’antieuropeismo dei movimenti sovranisti. La SPD e S&D, dunque, si troveranno nella difficile condizione di far campagna criticando ciò che non va dell’Europa, senza al tempo stesso criticare l’Europa tout court, spingendo sulla necessità di rinforzare le politiche sociali europee. Nelle ultime settimane, tuttavia, la campagna SozialStaat2025 è riuscita a far recuperare consenso alla SPD: che anche in Europa la strategia funzioni?

Verdi (Alleanza Verde Europea)

I Verdi sono il partito tedesco con il vento più in poppa per queste elezioni europee: i buoni risultati in Assia e Baviera li qualificano come la novità dello scenario politico tedesco. Europeisti di lunga tradizione, i Grüne non sono compromessi con le larghe intese e hanno storicamente un elettorato colto e radicato nelle grandi città, settori sociali presso i quali l’europeismo attecchisce con più facilità che altrove. Paradossalmente, però, proprio questo potrebbe rappresentare un problema per i Verdi: per poter ottenere un consenso largo occorre uscire dall’elettorato di riferimento e conquistare anche categorie finora non rappresentate. L’operazione è riuscita in Assia e Baviera, ma il voto sulle europee potrebbe essere diverso. Ancora più incerto è l’esito della candidatura di Franziska Keller alla Commissione Europea. E’ improbabile che i Verdi ottengano una maggioranza adatta all’elezione, ma nel caso (probabile) di un Parlamento Europeo senza maggioranza netta, tutto sarà lasciato alle trattative tra i gruppi, e sicuramente i Verdi potrebbero per certi versi essere una cerniera tra posizioni molto diverse.

Alternative für Deutschland (ECR)

Alternative für Deutschland è stato a lungo descritto dai media come un partito in rapida ascesa, destinato a divenire molto forte e a mettere in discussione la storica vocazione europeista della Germania. Negli scorsi mesi, però, il boom dell’estrema destra tedesca non c’è stato, e AfD si è vista soffiare l’attenzione dei media e dell’opinione pubblica dai Verdi. Anche nei sondaggi per il Bundestag sono tra il 10% e il 15%, percentuali non irrisorie ma non esattamente da partito destinato a sconvolgere il panorama politico. Rifiuto dell’immigrazione e recupero della sovranità nazionale saranno ancora una volta i temi della campagna di AfD, ma ora l’ascesa dell’estrema destra sembra meno ineluttabile.

Altri

Agli altri partiti tedeschi spetterà un ruolo tendenzialmente di secondo piano. La Linke, ad esempio, ha ormai un elettorato fortemente fidelizzato, e con una SPD in lenta ripresa è difficile immaginare grandi travasi di voti. I liberali della FPD, dal canto loro, rischiano di stare in uno spazio politico ormai completamente saturato dall’ascesa dei Verdi. Sembrano infine avviati verso percentuali irrisorie i Freie Wähler (una sorta di lista civica bavarese), Die Partei (il partito satirico tedesco), il Partito dei Pirati e il Partito Animalista.

E i sondaggi?

sondaggi2

Attualmente, non sono moltissimi i sondaggi diffusi in Germania sul voto di maggio. L’ultimo per pubblicazione è un sondaggio dell’Istituto Insa, rilasciato il 9 marzo. Come si vede, la CDU sarebbe primo partito, mentre Verdi e SPD lottano per il secondo posto (una dinamica già vista nelle scorse settimane a livello nazionale, ma che sembra essersi sbloccata).

Nelle prossime settimane sarà importante vedere come i diversi partiti imposteranno le proprie campagne elettorali, in particolar modo nel caso di chi, come SPD e Verdi, ha necessità di ampliare il consenso oltre l’elettorato ormai fidelizzato (in Germania si vota con un proporzionale su lista bloccata). Di sicuro, anche in questo caso, si può dire che la narrazione dell’ascesa inarrestabile dell’estrema destra sembra fortemente esagerata.

Luigi Daniele
@luigi_daniele

1 commento su “Le Europee 2019 viste dalla Germania”

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