Corona: per la Germania è l’ora di uno “sforzo nazionale”

Ultima dopo quasi tutti i suoi vicini, anche la Germania entra per (almeno) tutto novembre in una fase di forte riduzione dei contatti sociali e della vita pubblica. Ricapitoliamo come e cosa hanno deciso la Cancelliera Merkel ed i Primi ministri dei Länder.

La seconda metà di ottobre ha segnato anche in Germania la arrivo potente della seconda ondata del Coronavirus.

Con oltre 16.700 nuovi casi registrati il 29 ottobre la Germania registra un record assoluto che ancora pochi giorni fa a tanti sembrava inimmaginabile. Non però alla Cancelliera Merkel, la quale semmai aveva peccato d’ottimismo: nella sua conferenza stampa del 28 settembre aveva messo in guardia – alla luce del lieve aumento dei casi nelle settimane precedenti – dal possibile ritmo di raddoppio dei positivi, facendo un calcolo a spanne che avrebbe toccato quota 14.000 ai primi di dicembre e 20.000 verso Natale. Tanti allora presero sostanzialmente in giro la Cancelliera per il suo supposto allarmismo, ma i numeri del mese da allora trascorso dimostrano che delle due Angela Merkel era stata fin troppo prudente nella sua stima.

Grafico del giornalista di Die Welt Olaf Gersemann: Lo scenario ipotizzato da Angela Merkel il 28 settembre (per cui fu tacciata d’allarmismo) si è rivelato essere molto più ottimistico della realtà.

Come la Cancelliera ha ricordato mercoledì, negli ultimi 10 giorni si sono raddoppiati in Germania i pazienti ricoverati in ospedale con il coronavirus, mentre quelli in terapia intensiva si sono raddoppiati nel giro di 9 giorni. E mentre due settimane fa la maggioranza delle catene di contagio riuscivano ancora ad essere ricostruite degli uffici di sanità pubblica (i Gesundheitsämter presenti in ogni città e circondario e, a Berlino, in ogni municipio), ora l’80% dei contagi è da fonte tecnicamente ignota. Il che, ha ammonito la Cancelliera, rende impossibile affermare che in un determinato settore economico o sociale ci si contagi meno che altrove. 

Quello dei Gesundheitsämter è un punto dolente per il dibattito tedesco. Al momento di sviluppare la “CoronaWarnApp” (equivalente tedesco dell’app Immuni) si era deciso di dare massima priorità alla tutela della sfera privata, escludendo quindi una qualsiasi forma di accesso ai dati raccolti dall’app per gli uffici sanitari. In Germania tocca dunque a ciascun utente inserire nella app il suo eventuale esito positivo, mentre la catena dei contatti rimane segretamente salvata in ciascun cellulare. Questo approccio basato sulla responsabilità individuale ha senz’altro contribuito ad evitare distorsioni ed abusi, ma ora il nodo dell’efficacia viene al pettine: non oltre il 40% dei positivi comunica la propria condizione all’app pur avendola installata, con ciò vanificandone la funzione, mentre gli uffici sanitari non hanno alcun modo di recuperare dall’app stessa i dati sui contatti avvenuti o di utilizzarla per trasmettervi (anonimamente) un avviso ufficiale ai potenziali contagiati. Il filosofo Julian Nida-Rümelin, già Ministro della cultura con Gerhard Schröder, ha criticato questa scelta quale impropria prevalenza della tutela della sfera privata rispetto alla tutela della salute di potenziali contagiati. Sta di fatto che adesso la frittata è fatta ed il contagio ha dimensioni oramai tali da rendere impossibili strategie di contenimento basate su casi individuali. 

Cosa è stato deciso? Nella conferenza stampa del 28 ottobre Angela Merkel ha definito le misure decise uno “sforzo nazionale” (nationale Kraftanstrengung), il Borgomastro di Berlino Michal Müller ha parlato di “limitazioni molto serie”, mentre solo il Primo ministro della Baviera Markus Söder ha osato dire la parola fatidica: Lockdown (“sia pure meno duro”, ha aggiunto poi). Sta di fatto che per tutto il mese di novembre sono da sospendersi i viaggi per motivi turistici, ma soprattutto sono vietati gli incontri fra più di due gruppi familiari (fino ad un massimo di 10 persone), chiuse tutte le attività inerenti alla cultura, allo spettacolo, al tempo libero ed alla cura del corpo (ma non i parrucchieri), chiusi i tutti i bar e ristoranti (ma l’asporto rimane possibile). Gli incontri dello sport dilettantistico vengono soggetti a restrizioni, mentre scuole e negozi rimangono aperti (quest’ultimi devono però garantire la presenza al massimo di un cliente ogni 10 metri quadrati di superficie). Allo stesso tempo vengono garantiti aiuti economici di quantità imponente, pari per ciascuna impresa e libero professionista al 75% degli incassi del novembre 2019. In ragione della particolare rilevanza costituzionale non vengono sospese né la libertà di riunione né la libertà di un culto, anche se in entrambi i casi sono richieste misure organizzative per limitare al minimo il rischio di contagio. Sul diritto, formalmente riconosciuto, al lavoro da casa (che in Germania viene comunemente chiamato home office e non smart working) ha dibattuto il Bundestag di recente, per ora viene solamente consigliato caldamente a tutte le imprese di concederlo sempre, laddove possibile. L’esperienza del primo lockdown tedesco in primavera ha mostrato che la gran parte dei datori di lavoro ha riconosciuto questa possibilità anche solamente in base al solo “appello”.

Chi decide? Il formato nel quale le maggiori decisioni per il contrasto della pandemia vengono prese ha acquisito in quest’anno una popolarità inusitata: stiamo parlamento della Conferenza dei Primi ministri (Ministerpräsidentenkonferenz, MPK). L’organo è in realtà più antico della stessa Repubblica federale (si adunò la prima volta nel giugno 1947) e in questi mesi si riunisce in videoconferenza assieme alla Cancelliera, Angela Merkel, ed al di lei Vice, il socialdemocratico Ministro federale delle finanze Olaf Scholz. La MPK – il lettore attento troverà tante somiglianze con il Consiglio europeo – non ha un presidente fisso, ma viene presieduta a turno per un anno da ciascun Land, mentre il Land che ha avuto la presidenza l’anno precedente ne diviene vicepresidente. Questa è ad esempio la ragione (formale) per cui il Primo ministro bavarese e leader della CSU Söder è sempre in prima fila: la Baviera ha avuto la presidenza di turno della MPK nel 2019-2020 ed ora è vicepresidente per il 2020-2021. Söder ha così potuto da questa posizione di rilevanza organizzativa e mediatica fare fronte comune con gli altri “cauti e prudenti” (umsichtig und vorsichtig, come ama ripetere lui): anzitutto la Cancelliera Merkel (ben grata di aver alleati per sua linea dura), ma anche ad esempio il Primo ministro verde del Baden-Württemberg Winfried Kretschmann. Al fronte degli “aperturisti” possiamo invece ascrivere il Borgomastro di Berlino Müller (presidente della MPK per il 2020-2021) così come il Primo ministro del Nordreno-Vestfalia Armin Laschet (candidato alla leadership della CDU nazionale e campione delle riaperture rapide ad aprile-maggio scorso).

La Cancelliera Angela Merkel con il Borgomastro di Berlino Müller (sx.) ed il Primo ministro della Baviera Söder (dx.) (Foto: Bundesregierung)

Perché in questo formato? La MPK non ha alcuna competenza formale e non è neppure citata nella Legge fondamentale, la Costituzione federale tedesca. Eppure la nascita stessa della Repubblica federale e della sua Costituzione (maggio 1949) risalgono a decisioni prese nella e dalla Conferenza dei Primi ministri dei Länder. Al di là dunque di questa importanza storica, la MPK riunisce esattamente le persone che in una pandemia devono prendere delle decisioni. È insomma a livello politico il “posto giusto”. Sono i Länder infatti (e non il governo federale) ad avere in Germania la maggior parte delle competenze legali per poter disporre tutte le varie misure che in questo 2020 intendiamo sotto il titolo di “lockdown”: dalla chiusura di negozi e scuole a quella di stadi e luoghi della cultura. Tuttavia queste decisioni hanno bisogno spesso – e questo è un aspetto di cui in Germania negli ultimi mesi si è discusso moltissimo – di una “copertura” parlamentare. Ed è qui che risiede la vera centralità politica della MPK: essa è la sede di confronto fra i vertici di esecutivi espressione di maggioranze parlamentari. Se tutti i Primi ministri dei Länder insieme alla Cancelliera assumono una decisione, normalmente le maggioranze parlamentari dei rispettivi parlamenti (quelli statali ed il Bundestag, espressione di coalizioni anche molto diverse fra loro) daranno in qualche modo seguito a questa decisione. Ed essendo il Bundesrat, camera di rappresentanza dei Länder a livello federale, composto dai vari governi statali, una decisione presa dai capi di questi anticipa di fatto anche le scelte formali prese dal Bundesrat stesso. Inoltre, grazie alle assai variegate coalizioni a livello statale, nella MPK si ritrovano esponenti (di primissimo piano) di quasi tutti i partiti: solo l’ultradestra di AfD e i liberali di FDP non esprimono né alcun Primo ministro di un Land né Cancelliera o il suo Vice. Probabilmente non è del tutto un caso, dunque, che sia proprio l’FDP a contestare con sempre maggiore forza le decisioni di contrasto alla pandemia. Dell’ultradestra, oggi, preferiamo tacere. 

E il Parlamento? Un punto su cui si sono concentrate in Germania molte critiche, in maggioranza costruttive, è il ruolo eccessivamente marcato dell’esecutivo rispetto al parlamento, unico vero rappresentante del popolo e legislatore. A queste critiche costruttive si è unito di recente anche il Presidente del Bundestag, Wolfgang Schäuble, ma il dibattito era partito in origine già a marzo. Proprio il tentativo di migliorare la democraticità delle decisioni di contrasto alla pandemia è la ragione dei quattro giorni di ritardo fra annuncio delle nuove restrizioni (la sera del 28 ottobre) e loro entrate in vigore (prevista per la mezzanotte del 2 novembre): in questo lasso di tempo dovranno riunirsi i Parlamenti dei Länder ed il Bundestag e dare una base democratico-parlamentare allo “sforzo nazionale”. Il Primo ministro della Turingia Bodo Ramelow aveva minacciato di non accodarsi alla decisioni prese con la Cancelliera, qualora questo spazio – sia pur assai compatto – per la democrazia parlamentare non fosse stato garantito prima, e non dopo, l’entrata in vigore delle varie restrizioni. Ora è sicuro che nella giornata di venerdì 30 ottobre molti Parlamenti dei Länder avranno una seduta speciale in cui leggi ad hoc daranno copertura alla nuova stretta. Questo dovrebbe rafforzare i divieti anche contro eventuali ricorsi davanti ai tribunali costituzionali, oltre che contribuire a smontare miti e voci di governi autoritari e parlamenti svuotati di funzioni. 

Edoardo D’Alfonso Masarié

@furstbischof

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