L’AfD chiede i Lager e nessuno ne parla

L’assenza di clamore in risposta a una sconvolgente proposta di legge, avanzata da AfD in Turingia, rivela quanto l’estremismo di destra sia riuscito a penetrare nel dibattito pubblico tedesco

La sera del 4 febbraio scorso, alla vigilia dell’anniversario della elezione di Thomas Kemmerich a Primo ministro della Turingia con i voti decisivi dell’ultradestra di Alternative für Deutschland (AfD), il Parlamento statale di Erfurt ha avuto a che fare con un’ennesima uscita shock degli “alternativi”.

In un progetto di legge presentato tre mesi prima e ora giunto al vaglio dell’aula AfD propone che coloro fra i profughi “dei quali possa essere presunto sulla base del comportamento individuale un disturbo dell’ordine pubblico” vengano portati in “alloggiamenti comunitari speciali”. Tali “alloggiamenti” devono essere “lontani da qualunque centro abitato” e soggetti a particolari “misure di sicurezza, tali da garantire che le persone ivi alloggiate non possano disturbare l’ordine e la sicurezza pubblici”. “Inoltre – così si conclude la relazione illustrativa del progetto di legge – la sola minaccia di collocamento in un tale centro dovrebbe provocare un effetto disciplinante da non sottovalutarsi nonché motivare all’espatrio volontario”.

Titolo di un progetto di legge di AfD discusso la sera del 4 febbraio 2021 al Parlamento della Turingia: “Istituzione di alloggiamenti comunitari speciali per disturbatori

Che in una proposta di questo genere ci sia molto che in uno stato di diritto proprio non va lo intuiranno anche quelli, fra i nostri quattro lettori, che non hanno alle spalle studi giuridici. L’assenza di un qualunque processo, l’applicazione selettiva di misure punitive ai soli stranieri richiedenti asilo e l’isolamento sulla base del solo sospetto che si possa “disturbare” la quieta pubblica sono certo problemi macroscopici. Questi ed altri punti non sono certo sfuggiti a tutti gli altri gruppi parlamentari della Turingia, i quali hanno compattamente rigettato sia la proposta sia il suo rinvio in una commissione, né al locale Ministero della giustizia. Né negli interventi in aula sono mancate le parole più ferme, le condanne più dure, le prese di distanza più nette da quella che è – possiamo dircelo senza paura di passere per tendenziosi – né più né meno che una proposta di riaprire dei Lager, dei campi d’internamento su suolo tedesco.

Il vero scandalo però non sta qui. Perché la proposta, pur subissata di critiche e respinta a larghissima maggioranza, non è stata citata in nessun mezzo di informazione. Né come lei sono mai giunti all’attenzione del pubblico diversi precedenti analoghi, proposte non meno scandalose fatte da AfD ad Erfurt od altrove. Ed è questo il grande, drammatico successo di Björn Höcke e soci: ne hanno fatte, dette, proposte e raccontate talmente tante, che ormai persino una formale proposta parlamentare di riaprire i Lager passa sotto silenzio. E noi di Kater potremmo a questo punto offrirvi una smisurata carrellata di brevi video con esponenti di tutti gli altri partiti e forze parlamentari che condannano e prendono le distanze da AfD nel modo più perentorio e fermo, ma no, anche queste reazioni sono ormai così copiose, quotidiane e ripetute che nessuno se ne accorge più. Quasi ogni volta che AfD al Bundestag o in uno dei sedici Parlamenti dei Länder articola proprie proposte o critica quelle altrui le reazioni di tutti gli altri sono durissime, fermissime, nettissime. E quindi nella loro ormai raggiunta quotidianità tutte – o quasi – rapidamente dimenticate.

Il successo se vogliamo diabolico, per la democrazia certamente drammatico di Höcke e dei suoi sta esattamente in questo aver scavato come una goccia quei muri di metaforica pietra che la cultura politica tedesca dal Dopoguerra in poi credeva di aver eretto per l’eternità. Dalla banalità del male descritta da Hannah Arendt la destra di AfD ha raggiunto e centrato una ripetitività del male che grazie alla sua rumorosa noiosità è arrivata a sdoganare parole e concetti che fino a qualche anno fa sarebbero stati indicibili ed impensabili. Ma, evidentemente, da qualcuno, da qualche parte, detti e pensati. Aveva dunque ragione l’ormai travolto Martin Schulz, quando nella oggi lontana campagna elettorale 2017 metteva in guardia dal pericolo di un nazionalismo che diventi vieppiù presentabile, salonfähig, ossia capace di penetrare il dibattito anche in sedi qualificate. Che Schulz fosse stato lungamente il Presidente del Parlamento europeo, dove il nazionalpopulismo è da anni ormai pinguemente rappresentato e dove AfD siede da prima di essere arrivata nel patrio Bundestag, non è una sorpresa. Quanto, perché e soprattutto dove questo male ripetuto e sdoganato trovi le sue radici ed il terreno più fertile è una domanda che, come Kater, vogliamo illustrarvi al più presto. Perché quelle quattro paginette con cui un gruppo parlamentare seriamente nel 2021 chiede di riaprire i Lager hanno cause e spiegazioni che si lasciano non solo spiegare, ma soprattutto cartografare. Per questa geopolitica del nazionalpopulismo tedesco vi rimandiamo però ad una prossima puntata.

Edoardo D’Alfonso Masarié

@furstbischof

6 pensieri riguardo “L’AfD chiede i Lager e nessuno ne parla”

  1. Non sono sicuro che portare all’attenzione del grande pubblico le distorte proposte di AfD sia una buona soluzione. Certo un trafiletto per dovuta informazione, ma non farlo diventare cassa di risonanza che arrivi anche alle orecchie normalmente distratte ma facili da convincere in funzione della chimera “sicurezza” che tanti proseliti ha fatto anche in Italia. La strada della propaganda anti sociale è conosciuta: prima si convince il popolo della necessità di creare questi luoghi … questi Lager (non mi viene in mente nessun termine eufemico per indicare cosa siano realmente), poi serve giustificare la presenza di controllori armati all’interno delle strutture per imporre una ferrea disciplina all’interno e prevenire il degrado, successivamente si denuncia l’elevato costo per arrivare a giustificare la riduzione degli eccessi. Come? Oggi si chiamano respingimenti, sarebbero deportazioni verso altri Stati o, in un’ultima analisi, l’eliminazione fisica. Se leggiamo la violenta retorica dei commenti sui social alle deliranti frasi di qualche nostro parlamentare, è evidente che non serva fare un eccessivo lavoro di preparazione all’accettazione di simili soluzioni nemmeno nella nostra Italia. Proprio per quel sottile lavoro di manipolazione dell’opinione pubblica. Grazie a Kater per l’informazione sull’altra faccia dell’Europa

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    1. Certamente il “silenzio” su AfD è almeno parzialmente al servizio di una riflessione mirante a non dare agli “alternativi” una cassa di risonanza. Tuttavia credo che questo “silenzio” sia un fatto – e vieppiù un fatto di non marginale rilevanza politica – e che quindi sia il suo racconto sia in una certa misura dovuto. Che più o meno grandi fette di popolazione sui social ed altrove si augurino cose a mio o Suo giudizio impressionanti o raccapriccianti è, purtroppo, un altro fatto. E sulla doverosità del racconto anche di questo fatto non ho dubbi.
      Grazie del Suo commento e dell’attenzione concessa a Kater.

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  2. La polizia italiana espelle gli stranieri sospettati di simpatie terroristiche senza alcun procedimento legale. Boris Palmer, il sindaco verde di Tubinga, ha allestito un campo di detenzione per migranti che sembrano minacciosi, senza alcun procedimento legale. L’ex ministro degli interni austriaco dell’FPÖ Herbert Kickl è di destra, ma gli credo quando dice che più della metà dei giovani afgani interrogati ha affermato che la violenza è legittima. … La polizia austriaca riferisce che gli afgani non li rispettano. Il 55% dei giovani afgani considera le leggi islamiche più importanti delle leggi austriache. Il 66% di loro considera gli ebrei i nemici di tutti i musulmani. Quelle persone sono ovviamente pericolose e se è illegale rinchiuderle, allora le leggi devono essere cambiate.
    Fonte: Herbert Kickls feelingelle Rede a Berlino! 29 gennaio 2020, minuti 38-39
    https://youtu.be/JRgCKPOyDFg

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  3. In “The Light that Failed – A Reckoning”, Ivan Krastev e Stephen Holmes analizzano le cause della regressione democratica nell’Europa orientale. Tra le cause principali c’era l’osservazione di come le democrazie dell’Europa occidentale non siano state in grado di prevenire il terrorismo e di come l’oligarchia finanziaria europea abbia distrutto la Grecia per salvare le banche tedesche e francesi.
    Il richiedente asilo Anis Amri, che ha ucciso 12 persone a Berlino nel 2016, era da molti mesi sotto osservazione dalla polizia ed era stato visto sppacciare droga e acquistare armi, ma non è stato arrestato.
    Kujtim Fejzulai, che ha ucciso 4 persone a Vienna nel novembre 2020 e ne ha ferite altre 20, era un noto jihadista che aveva tentato di volare in Siria per il jihad, è stato condannato a 22 mesi di prigione e rilasciato in anticipo. Non era sotto osservazione. Quando è andato in Slovacchia e ha cercato di acquistare munizioni, la polizia segreta slovacca ha immediatamente informato l’Austria, ma non è stato arrestato. Solo grazie a questa serie inspiegabile di errori ha commesso il suo attacco terroristico.
    Se questo è il modello della democrazia liberale, allora è comprensibile che gli europei dell’est siano diventati dubbiosi. Tuttavia gli eccessi autoritari dei governi polacco e ungherese sono anche peggiori.
    The Light that Failed. A Reckoning by Ivan Krastev and Stephen Holmes VIDEO 67 mins
    https://youtu.be/XjpERlyuz80
    After the Light Failed by Ivan Krastev and Stephen Holmes VIDEO 71 mins
    https://youtu.be/JdHiIAu6Bfw

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    1. Se i tedeschi, o gli europei, dell’Est siano diventati dubbiosi rispetto alla liberal-democrazia – che, per comodità, possiamo chiamare occidentale – sulla base delle considerazioni ed argomentazioni che Lei enumera, è un giudizio che lasciamo e lascio a ciascun lettore. Certo è che i fatti ed i giudizi cui Lei si riferisce non riguardano solamente “l’Est”: Anis Amri non ha ucciso solamente ad Est, la crisi finanziaria e poi economica di oltre una decade fa non colpì solamente “l’Est”, e così via. Se c’è dunque – ed io credo vi sia – una reazione diversa di fronte a fatti uguali, credo che allora si possa e si debba ragionare dei motivi e delle cause profonde per cui questa diversità è data. E questi certamente non riguardano i motivi più o meno immediati di scandalo, ammesso e non concesso che tali siano, ma le strutture di pensiero, comportamento e reazione che a seconda del luogo si sono sedimentate nel corso dei decenni e, forse, anche dei secoli. Questo è un genere di analisi che con umiltà vorremmo offrire a chi legge Kater. Di far altro, mi perdonerà, “non sum dignus”.
      EDM

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