Altro che “cuore oscuro”: la Baviera guarda al centro

A poche settimane dal voto locale, uno sguardo su un Land complesso e meno omogeneo di quanto sembri a prima vista: la Baviera

Monaco
“Insieme contro la politica della paura” – La grande manifestazione del 22 luglio scorso a Monaco è stata un momento d’orgoglio e slancio in una Baviera che reagisce al populismo svoltando al centro.

Con un articolo volto a destare il lettore del Bel Paese dal torpore estivo, il “Venerdì di Repubblica” del 24 agosto 2018 mette all’erta la pubblica opinione dal nuovo nemico pubblico numero uno della democrazia europea: la Baviera. Il più antico ed ampio dei Länder tedeschi è infatti niente meno che il “cuore oscuro di Germania”: un “nuovo laboratorio dell’Europa di domani”, dove “tra antifemministe e neonazisti” questo “vecchio regno cattolico” è diventato “una ragione intera che non perdona le politiche della cancelliera” Merkel, pronto a consegnarsi a braccia aperte agli apostoli di un nuovo Reich che – si elenca con metodica precisione a pag. 19 del periodico – dovrebbe includere anche “Prussia orientale, Slesia, Pomerania e Sudeti”. Insomma, manca un imbianchino austriaco coi baffetti e poi c’è tutto. In uno scenario come quello evocato dalla copertina dell’autorevole settimanale – una grande croce campestre avvolta da scura edera, una signora in abito tradizionale e con sguardo torvo, il perentorio richiamo Achtung! – sembra incredibile che chi scrive questo articolo, abitando ogni giorno in Baviera, non sia già stato sacrificato vivo al dio Odino a causa della propria origine subalpina.

Venerdì
La copertina de “il Venerdì” del 24 agosto 2018

Non è utile dilungarsi ulteriormente su un testo che a noi è parso sbilanciato e un po’ superficiale, né Kater pretende qui ed ora di lanciarsi in una trattazione esaustiva della storia, della geografia e dei caratteri fondanti di un grande territorio fra le Alpi e il Meno, vicino a tutto fuorché all’essere un “cuore oscuro”. A cinquanta giorni dal voto che segnerà il rinnovo del parlamento statale di Monaco e che inevitabilmente condizionerà al centro (geografico e non solo) l’intera Europa, appare tuttavia utile tratteggiare i caratteri e protagonisti della competizione in corso. Sperando, almeno noi, di non vedere nazisti ad ogni angolo di strada.

Dagli anni ’50 in avanti il nome Baviera ha significato, in politica, una cosa sola: la CSU. Il partito democristiano locale, abituato da allora a maggioranze schiaccianti, è diventato nel tempo talmente egemone da venire identificato nel Land e ad identificarsi con esso. Con un fenomeno del tutto analogo a quello di altre “roccaforti politiche” in cui l’elettorato tradizionalmente consegna la maggioranza sempre alla stessa forza politica, ne è risultata una certa (e non del tutto invidiabile) identificazione fra partito ed apparato amministrativo e decisionale. In Italia, consultare alla voce “regioni rosse” per credere. Se il fenomeno delle roccaforti politiche è senza dubbio tutt’altro che isolato nella storia democratica dell’Europa occidentale, ciò che negli ultimi decenni ha rappresentato una peculiarità bavarese è stata la sua durata: presto o tardi tutte o quasi queste roccaforti, indipendentemente da latitudine e colore politico, sono crollate o hanno almeno vacillato, mentre la CSU bavarese è rimasta lì ferma, ancorata ad un successo che sembrava imperituro. Quel partito che nel non remotissimo 2003 veleggiava ancora sopra il 60% dei voti si trova però ora a combattere in condizioni “normali”, con avversari pronti a condizionarne l’azione e a costringerlo ad una condivisione del potere.

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Sondaggio agostano in vista delle elezioni in Baviera del prossimo ottobre. La tendenza per la CSU al governo è costantemente calante, mentre crescono soprattutto Verdi e Freie Wähler.

Alla CSU è riuscito, nel tempo, il miracolo bavarese. Come ha riportato di recente la Neue Zürcher Zeitung (il giornale di Zurigo), questo miracolo non è stato solo economico, portando un territorio prettamente rurale a diventare una delle regioni più industrializzate e benestanti del mondo, ma anche politico: la CSU è stato il partito di tutti, dal contadino al professore universitario, dall’operaio al cacciatore, dal parroco cattolico al pastore luterano. Oggi questo miracolo del tenere insieme tutti non riesce più. E ciò getta il partito in atroce dilemma: quando cerca di recuperare i voti persi a destra verso l’AfD, ne perde al centro; quando si coalizza, come a Berlino, con la Merkel e la SPD e dunque va al centro, ne perde a destra. Per una forza abituata a trovare con successo la quadra fra più o meno tutte le istanze sociali, tutto questo si rivela un dramma esistenziale e ciò consegna al panico un partito che ora annaspa nella mancanza di una strategia politica precisa, cosa ormai sotto gli occhi di tutti a Berlino ed in Baviera.

La più grande novità di questa campagna elettorale bavarese 2018 non è dunque, come Tonia Mastrobuoni sostiene sul “Venerdì”, l’emersione della destra di AfD (su cui torneremo fra poco), ma quella di un elettorato bavarese di centro, che, dall’alto del benessere garantito anche dai decenni di governo della CSU, non può che guardare con orrore alla piega che tale partito prende ogni volta che cerca di recuperare i voti persi a destra. Di questa tendenza sono state testimoni mobilitazioni di piazza davvero imponenti (per gli standard tedeschi) che si sono alternate a Monaco ed un po’ ovunque in Baviera in questi mesi: partendo dalle dimostrazioni diffuse e senza precedenti contro l’inasprimento delle leggi di polizia, fino ad arrivare ad una grandissima (oltre 30.000 partecipanti) manifestazione a luglio a favore di una politica oggettiva e calma (ausgehetzt, letteralmente: de-eccitata) che ripudi il populismo. Una manifestazione a favore dell’oggettività e della calma potrà suonare come qualcosa di incredibile, ma questa tendenza trova ogni giorno una credibilissima conferma nella crescita esponenziale dei partiti in grado di accogliere l’elettorato moderato in fuga dalla CSU: i Verdi anzitutto – destinati a diventare seconda forza nel prossimo Parlamento statale – e la lista indipendente moderata dei Freie Wähler – nati come “opposizione civica” allo strapotere-CSU e che ora vivono una seconda primavera.

Proprio dei Verdi, che sul piano federale stanno passando una (auspicata) palingenesi fra piccolo partito d’opinione e grande partito popolare di centro-sinistra, è ormai indiscusso il grande radicamento al centro dello schieramento politico soprattutto nella Germania del Sud – dove governano già in alleanza con i democristiani della CDU in Assia e Baden-Württemberg (qui esprimendo loro il Primo ministro statale più popolare di tutta la Germania), oltreché nel Tirolo austriaco insieme alla ÖVP, vera sorella prediletta della CSU. Se si avverasse una coalizione “nero-verde” anche in Baviera, opzione più auspicata dagli elettori bavaresi insieme all’ipotesi di governo con i Freie Wähler, questa forma di cooperazione politica si ritroverebbe al governo in uno spazio enorme, esteso dal Brennero fino alla Germania centrale, e ciò certamente contribuirebbe a lanciarne le quotazioni anche per livelli di governo ancora superiori.

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Fra le potenziali coalizioni in Baviera, le ipotesi di convergenze al centro (CSU+Freie Wähler e CSU+Verdi) sono di gran lunga le preferite dagli elettori. Un monocolore democristiano, lo schema politico che ha governato lo Stato per sessant’anni, è al contrario la possibilità meno auspicata. (Dati della prestigiosa agenzia demoscopica “Infratest Dimap”)

Ai margini rimane, in Baviera un po’ da sempre, una SPD debolissima, che secondo ogni previsione si dovrà accontentare del quarto posto alle prossime consultazioni, sorpassata persino dall’unico protagonista politico cui “il Venerdì” riserva una qualche attenzione: l’AfD. Il corso del partito populista di destra – che alle prossime europee potrebbe allearsi insieme a Salvini  – sembra in realtà però essere tutt’altro che all’apice: la lista è ormai stabile nei consensi, non riuscendo a sfondare oltre la soglia raggiunta un anno fa alle elezioni federali, in una dinamica che potremmo dire di consolidamento. I ripetuti di tentativi della CSU di “inseguire” l’elettorato perduto in direzione AfD non solo non si sono rivelati produttivi, ma hanno drasticamente indebolito il partito di governo, che non ha chiuso la ferita sul “fianco destro” e ne ha al contempo aperta un’altra sul “fianco sinistro”. Che il consenso della destra estrema sia realmente dovuto al tema immigrazione è oltretutto da dubitare: ciò che accomuna i distretti elettorali della Baviera dove l’AfD è andata comparativamente meglio non è certo l’alta presenza di immigrati, ma l’essere territori montani più isolati, meno centrali rispetto ai successi economico-sociali del governo di Monaco, tutti vittima di dinamiche di spopolamento più accentuate che altrove. È dove i giovani vanno via o non nascono affatto, lasciando piccoli paesi in prenda al dubbio sul loro stesso futuro, che la destra raccoglie più consensi, scaricando la colpa sull’altro ed il diverso. Ed è un fenomeno che, alla prova dei fatti, sta già mostrando le corde: non solo per l’incapacità conclamata di AfD di affrontare qualsiasi altro tema che non sia l’immigrazione, ma anche perché lo slogan della destra populista in Baviera è un’assai poco originale “Noi manteniamo quello che la CSU promette”. Della serie: idee 0. Che l’AfD abbia trovato una clientela con un populismo di protesta è del resto fenomeno comune a tutto l’Occidente, del quale al più la Baviera sperimenta conseguenze assai modeste (12% nel 2017) rispetto altri territori o paesi, come l’ex Germania Est o l’Italia del governo “giallo-verde”.

Popolazione
Dinamica demografica del territorio bavarese. La piccola cittadina di Deggendorf, assurta dal “Venerdì” a paradigma di una Baviera sull’orlo di un orrifico Quarto Reich, si trova ad est, sulla soglia di quei distretti montuosi dove spopolamento e voto per l’AfD sono andati a braccetto.

 

Ovviamente le somme di questo discorso verranno tirate dai 13 milioni di bavaresi, quando il 14 ottobre prossimo si recheranno alle urne per eleggere il nuovo parlamento che siederà nel grandioso Maximilianeum di Monaco. Kater seguirà ancora con attenzione questo appuntamento cruciale, sperando di ribaltare insieme al lettore quegli stereotipi che poco aiutano a capire movimenti e dati costanti della società tedesca. A maggior ragione nel paese il cui governo democraticamente eletto resistette, finché poté, più a lungo – fra quelli di tutti i Länder – alla pressione di Hitler ormai al potere: non a caso, lo Stato libero di Baviera.

 

Edoardo D’Alfonso Masarié 

@furstbischof 

6 pensieri riguardo “Altro che “cuore oscuro”: la Baviera guarda al centro”

  1. Mi complimento per gli ottimi contenuti di questo blog, pari a quelli della newsletter di cui ero assidua lettrice.
    Vi invito a continuare a raccontarci la società tedesca prendendo spunto dall’attualita, come già fate.

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