Cinque cose notevoli (+ bonus) sulle elezioni in Assia

Breve guida a elezioni regionali diventate improvvisamente molto, molto importanti

Le elezioni in Baviera del 14 ottobre hanno rappresentato un vero e proprio terremoto per la politica tedesca, le cui scosse si sono sentite fino a Berlino; per scoprire con che intensità, però, bisogna prima fare una tappa in Assia.
Nel Land di Francoforte, infatti, si vota domenica 28 ottobre, due settimane dopo il cataclisma bavarese.


Qui di seguito, a mo’ di guida, cinque cose notevoli – più un piccolo bonus – per sapere cosa dire quando, a cena con amici, parenti o fidanzati/e, la conversazione inevitabilmente convergerà su questo importante appuntamento elettorale.

1) L’Assia è diventata improvvisamente decisiva
I risultati del voto in Baviera hanno aumentato esponenzialmente la tensione fra i partiti al governo in Germania. A destra il colpo, come riconosciuto dalla stessa Merkel, è stato durissimo: e anche se a prenderlo in pieno petto è stata la CSU, la Cancelliera non può comunque dormire sonni troppo tranquilli.
Già domenica sera si è aperta la caccia al principale responsabile della batosta, e il nome su cui tutti concordano è quello di Horst Seehofer, il Superministro degli Interni e capo della CSU. Alla sua scelta di inseguire AfD sui temi dell’immigrazione e dei rifugiati viene imputata la fuoriuscita di voti in direzione dei Grünen e dei Freie Wähler, oltre che gli scontri continui con Merkel così forti da mettere addirittura in dubbio, quest’estate, la sopravvivenza stessa del governo.
Due dichiarazioni su tutte rendono bene l’idea dell’aria che si respira dalle parti dell’Union.
Theo Waigel, Ministro delle Finanze di Helmut Kohl e Presidente Onorario della CSU, ha criticato duramente le scelte strategiche degli ultimi anni e quell’allinearsi ai cori di Merkel muss weg! (“Merkel deve andare a casa!”) che “certamente non hanno aiutato”; e Daniel Günther, giovane Ministerpräsident dello Schleswig-Holstein (a capo di una Jamaika-Koalition), ha puntato il dito in maniera piuttosto esplicita contro tutta la dirigenza dei conservatori bavaresi.

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L’efficace parafrasi di Jeremy Cliffe, giornalista dell’Economist

Da un lato si potrebbe pensare che, indebolito in maniera probabilmente irreparabile uno dei suoi principali oppositori, Merkel abbia ora finalmente qualche preoccupazione in meno: ma non è così.
In Assia governa una maggioranza neroverde (CDU + Grünen) guidata da Volker Bouffier, politico di lungo corso di nuovo candidato alla guida del Land e fedelissimo della Cancelliera: se anche qui finisse come in Baviera, l’ala anti-Merkel della CDU si troverebbe forse per le mani l’arma fine-di-mondo – soprattutto in vista del congresso CDU che si terrà a dicembre.
E le prospettive non sono rosee: i sondaggi danno la CDU sotto il 30%, quasi dieci punti in meno rispetto a quanto presero nel 2013.

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Sondaggio del 3 ottobre di FG Wahlen, ripreso dalla Frankfurter Rundschau

Unica speranza per rifiatare un po’ potrebbe essere coinvolgere nel governo del Land la SPD, trasformando l’attuale maggioranza in una Kenia-Koalition (CDU + SPD + Grünen) o riproponendo anche a livello locale la Grosse Koalition fra conservatori e socialdemocratici: una mossa che dovrebbe, nelle intenzioni, rinsaldare il patto su cui si regge il Merkel IV.
Ci sono almeno tre problemi, però.
Primo: storicamente in Assia CDU e SPD si guardano più in cagnesco che in altri Länder. Qui una GroKo l’hanno fatta una volta sola, nel 1946 per quattro anni, e poi mai più; ed anche a livello comunale si tende a preferire altri modelli. Francoforte, ad esempio, è stata retta dal 1995 al 2012 dalla Oberbürgermeisterin (“sindaca”) Petra Roth, della CDU, privilegiando alleanze con i Grünen, e anche il suo successore Peter Feldmann (SPD) ha scelto i Verdi come partner di governo.
Secondo: se c’è una lezione che i socialdemocratici sembrano aver appreso dal disastro bavarese è proprio che la GroKo è un gioco decisamente pericoloso, in cui si governa, ok, ma si rischia di perdere voti e consenso. In tutte le dichiarazioni a commento del risultato Andrea Nahles, leader del partito, ha individuato nella brutta performance dell’alleanza con la CDU la vera causa del tracollo – tanto che persino la Bild ha definito la GroKo “la tomba della SPD”. Sicuri che allora sia una buona idea riproporre, pur a livello locale, la stessa ricetta?
Terzo, e ultimo: se si vuole fare una GroKo, bisogna comunque arrivare ad avere i voti (ed i seggi) che servono. Anche la SPD, però, è in calo nei sondaggi, decisamente sotto il 30% conquistato nel 2013 (23% secondo alcuni, 24,9% secondo altri). Con questi numeri una maggioranza ci sarebbe, anche più ampia rispetto a quella con cui Bouffier governa attualmente: il problema, però, è che chissà se i numeri saranno davvero questi, alla fine. E se l’ondata di morte e distruzione che ha travolto i socialdemocratici in Baviera dovesse arrivare fino in Assia, probabilmente nel partito si aprirebbe una fase di panico generalizzato, i cui effetti sarebbero imprevedibili e forse irreversibili.
Insomma: come suggerisce la Süddeutsche Zeitung, in gioco non c’è solo l’Assia, ma tutto quanto.

2) L’onda verde arriverà anche in Assia?
Il trend che dà i Grünen in crescita in tutto il Paese, e che li ha spinti a un risultato trionfale in Baviera, si fa vedere anche qui: magari non si ripeterà un exploit di quelle proporzioni, ma sfondare il muro del 20% non è più un obiettivo irraggiungibile.

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Da marzo in poi, tutti i sondaggi danno i Grünen in crescita costante
Sondaggio del 18 ottobre

Va detto, però, che le differenze fra i Verdi bavaresi e quelli hessisch (l’aggettivo derivante dal nome tedesco del Land, Hessen) sono parecchie, e rilevanti.
Innanzitutto, qui i Verdi governano, e hanno in mano un ministero cruciale come quello dell’Economia, nelle mani di uno dei leader locali, Tarek Al-Wazir (madre tedesca, padre yemenita), che ricopre anche il ruolo di vicegovernatore.
Per certi versi, dunque, quel percorso di progressivo slittamento verso il centro politico e sociale, che molti osservatori – tra cui noi di Kater – hanno identificato come una delle chiavi del successo in Baviera, qui è giunto molto più avanti: i Grünen in Assia (e in gran parte del Paese, va detto) non sono una forza che si scopre pronta alla maturità del governo, ma un partner già rodato e percepito come affidabile.
Far parte del governo, però, limita naturalmente la forza propulsiva e “di protesta” che ha invece sospinto i cugini bavaresi: e anche, probabilmente, il fatto che il competitor principale “al centro” sia una CDU decisamente più moderata della CSU a trazione Seehofer, circostanza che potrebbe ridurre lo spostamento di voti dai conservatori agli ecologisti.
C’è però un vantaggio: ragionevolmente sicuri di superare il 15%, con alle spalle una storia di responsabilità istituzionale, i Grünen possono agevolmente entrare in gioco in qualunque combinazione di alleanze. Continuare a governare con la CDU non sarebbe un problema, anche se ci si dovesse allargare a destra (includendo magari i liberali della FDP) o a sinistra con la SPD; e lo stesso si può dire di una – improbabile – eventualità di accordo rosso-rosso-verde, cioè con SPD e Linke.

3) AfD torna a casa
AfD ha la sua roccaforte elettorale nei Länder dell’est, dove tocca percentuali da primo partito, ma questo voto ha per i populisti di destra un sapore molto particolare: gli “alternativi” infatti sono nati proprio qui, in Assia – tanto che, a differenza della Baviera, alle elezioni regionali del 2013 c’erano già.
Alternative für Deutschland è nata il 6 febbraio del 2013 a Oberursel, piccola cittadina attaccata a Francoforte, dove si è tenuto anche il primo evento pubblico del neonato partito, l’11 marzo successivo. In soli cinque anni, però, da quelle parti è cambiato veramente tutto: dei 18 fondatori originali oggi nel partito sono rimasti solo in 4.
Stavolta, a differenza del 2013, c’è la certezza di entrare nel Landtag, il Parlamento regionale: ma i timori di un risultato nuovamente al di sotto delle aspettative, come quello in Baviera, ci sono eccome.

4) Ci sono due Spitzenkandidaten con lo stesso cognome
Se ogni tanto passate da queste parti, o se seguivate la newsletter Noch4Jahre?, forse conoscete già Die PARTEI, il partito-parodia fondato nel 2004 da Martin Sonneborn, giornalista e redattore della storica rivista satirica Titanic.
Il programma di Die PARTEI per queste elezioni regionali tocca punti importanti come la scuola (alle elementari le lezioni si terranno via Snapchat, alle superiori via Tinder) e l’energia pulita (per non rovinare il paesaggio, verranno costruite pale eoliche sottoterra), ma si punta tutto sullo Spitzenkandidat, il candidato capolista: Mario Bouffier. Esatto, Bouffier come Volker Bouffier, il governatore uscente candidato della CDU.

Bouffier
La vecchia Assia. BOUFFIER! L’Assia strafiga. BOUFFIER!

Il vero bersaglio di Die PARTEI, comunque, non è la CDU, ma AfD.
Quando il 22 settembre in Assia, a Oberrad, è venuto addirittura il capo del partito Alexander Gauland, per aprire ufficialmente la campagna elettorale, la sezione locale di Die PARTEI ne ha approfittato per invitare tutta la popolazione ad un interessantissimo Nazi-Safari; pochi giorni fa, invece, quando nella cornice della Buchmesse di Francoforte – la fiera dell’editoria più grande del mondo – era previsto un incontro a cui avrebbe preso parte anche Björn Höcke, punto di riferimento dell’ala nazionalista più estrema di AfD, Martin Sonneborn ha pensato bene di partecipare travestito da conte von Stauffenberg, capo dei congiurati che tentarono di assassinare Adolf Hitler.

5) Nello stesso giorno delle elezioni si corre la Maratona di Francoforte

Siamo abituati a pensare ai tedeschi come alla quintessenza della programmazione, della pianificazione e della precisione. Beh, sbagliamo.

La stessa domenica delle elezioni, infatti, si corre la Maratona di Francoforte, la cui preparazione naturalmente richiede misure particolari come la riorganizzazione del traffico in qualche zona della città e la chiusura di diverse strade. Queste modifiche, per quanto temporanee, si traducono però anche in numerosi disagi per chi dovrà andare a votare: alcuni seggi saranno raggiungibili solo con lunghe deviazioni, altri rimarranno addirittura chiusi per parecchie ore.

Bonus

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, e a quanto si potrebbe ipotizzare visto che anche qui abbiamo sempre parlato dell’Assia come del “Land di Francoforte”, in realtà il capoluogo dell’Assia non è Francoforte, bensì Wiesbaden, antica città termale poco più a ovest della capitale finanziaria d’Europa.

Sede del Parlamento regionale è il castello di Wiesbaden, elegante edificio neoclassico che si affaccia sulla centrale Schlossplatz, delimitata dal lato opposto dalla neogotica Marktkirche (“Chiesa del mercato”) e dove, ad agosto, potete gustare ottimi vini bianchi durante la Rheingauer Weinwoche, la settimana del vino del Rheingau – la zona collinare ricca di vigneti al di sopra del Reno.

Edoardo Toniolatti
@AddoloratoIniet

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