A sette mesi dalla “caccia all’immigrato”, continua a non esserci pace nella città sassone
Esattamente sette mesi fa, a fine agosto 2018, la Germania era sulle prime pagine di tutti i giornali, in tutto il mondo. Non c’entravano però Angela Merkel o una grande vittoria della nazionale di calcio; c’entrava una cittadina della Sassonia, nell’est del Paese.
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Un ben noto stereotipo, assai duro a morire, vuole che sia praticamente impossibile parlare della Germania senza in qualche modo dover parlare di Nazismo.
L’avanzata dell’estrema destra in un Land che rappresenta tutte le questioni aperte di una riunificazione ancora incompiuta.
[Matthias Rietschel/Reuters]Chemnitz è la terza città per ordine di grandezza del Land orientale della Sassonia, vertice basso di un triangolo rovesciato con Lipsia e Dresda e a poca distanza dal confine con la Repubblica Ceca. Diventata un importante centro manifatturiero nel diciannovesimo secolo, ospita un bel museo dell’industria, ma è nota più che altro per il grosso testone di Karl Marx che ne orna la centrale Brückenstrasse – non va dimenticato infatti che il nome della città durante il periodo della DDR era Karl-Marx-Stadt.
In questi giorni, però, si parla di Chemnitz soprattutto per le violenze seguite a un omicidio avvenuto domenica e di cui sono accusati due immigrati, uno siriano e l’altro iracheno. Continua a leggere “Chemnitz, Sassonia”