Elezioni fra Reno e Ruhr: un prisma per la politica tedesca

In una settimana la CDU incassa due robuste vittorie elettorali nei Länder e mette a nudo la difficoltà per Olaf Scholz di fare da traino al governo ed alla sua SPD. E anche i Liberali non stanno benissimo.

Le elezioni nel Nordreno-Vestfalia, o per dirla in breve “NRW”, non sono mai elezioni solo “locali”. Né men che mai “regionali”.

Ciò non solo perché ad esser rinnovato è il Landtag, il parlamento di un Land con 17,9 milioni di abitanti – più degli interi Paesi Bassi, quasi un quarto di tutti i tedeschi, più di Veneto, Emilia-Romagna, Toscana e Piemonte messi assieme. Ma anche perché NRW, che per farsi pubblicità usa il motto “Germany at its best” (La Germania al suo meglio), forse non sarà il meglio di tutto il Paese, ma è senz’altro una Germania in piccolo e molto tedesca, con una densità di autostrade, industrie, grandi città e stadi di calcio senza eguali, patria della via renana al capitalismo e del pater patriae Adenauer. In NRW, diversamente che altrove, non sono particolarismi o peculiarità regionali a dettare l’agenda politica; NRW è troppo grande perché il voto sia influenzato solo (o in modo preponderante) da notorietà locali e fattori personali; il Land troppo variegato per spiegare successi e sconfitte solamente in termini di roccaforti dell’uno e dell’altro e capacità di mobilitazione. Insomma, se vota il più grande dei Länder successori della fu Prussia (sì, conta anche questo), non stiamo più parlando di un confronto “locale”.

Prima di passare ai risultati – netti – e a ciò che essi come un prisma mettono in luce, vale la pena spendere un’ulteriore parola sul rapporto non sempre facilissimo fra NRW e politica della capitale, soprattutto da quando questa si chiama Berlino non più Bonn, città quest’ultima che – guarda caso – è proprio nel Land in questione. Chiedere ad Atene per credere. Già, perché, quando nel 2012 era in corso la campagna elettorale in NRW nel pieno della crisi del debito pubblico della Grecia, l’allora Cancelliera Angela Merkel preferì tentennare e rimandare gli aiuti ad Atene a quando le urne fra Reno e Ruhr fossero già state chiuse, ben sapendo quanto l’argomento dei prestiti alle “cicale” elleniche potesse essere rischioso. Questo attendismo di Merkel – in realtà un rinvio tutto calcolato, dove evidentemente il risultato elettorale nel Land pesava di più dell’urgenza finanziaria per la Grecia – non portò bene a nessuno: la CDU perse lo stesso e l’attesa rese gli aiuti finanziari più cari, prezzo poi pagato dai greci in termini di termini di ulteriore austerità. Ciliegina sulla torta: il candidato di allora della CDU per la presidenza in NRW era quel Norbert Röttgen di cui avrete già letto più volte su Kater, cui Merkel addossò l’intera colpa della sconfitta, ma che seppe reinventarsi con successo come uno dei volti moderni ed intellettuali della CDU, assumendo dal 2014 la presidenza della Commissione esteri del Bundestag e profilandosi come critico per una politica a suo dire troppo poco atlantica e troppo accondiscendente con la Russia da parte dei governi Merkel. Insomma, se si parla di NRW si fa sul serio. Ora però i risultati di ieri. La CDU guidata dal Primo ministro uscente Hendrik Wüst si afferma chiaramente come prima forza (35,7%), la SPD rimane indietro senza però sprofondare (26,7%), i Verdi raggiungono un eccellente (18,2%) e triplicano il consenso rispetto alla volta precedente (2017: 6,4%), i Liberali prendono una scoppola notevole (5,9%, ovvero -6,7% rispetto al 2017) ed anche la destra di AfD (5,4%) indietreggia chiaramente. Affluenza molto bassa, ferma ad un misero 55,5%.

Il risultato in NRW riassunto nel grafico dello Spiegel.

Questo risultato rappresenta in particolare per la SPD uno smacco ed una delusione, non solo perché un Land così industriale dal dopoguerra ad oggi aveva portato in dote ai socialdemocratici risultati sempre migliori di quello di ieri. Una vittoria in NRW avrebbe vieppiù significato, per le ragioni che abbiamo illustrato all’inizio, un notevole vento in poppa per la SPD nazionale ed il Cancelliere Olaf Scholz, che non a caso si è speso personalmente in questa campagna elettorale ed ha aumentato sensibilmente la propria presenza nei media nelle ultime settimane. Certo, anche per difendere la propria linea sul dossier Ucraina, non sufficientemente incisiva a favore di Kiev secondo alcuni, ma le ravvicinate elezioni nei Länder (oltre ad NRW ha votato una settimana prima anche il settentrionale Schleswig-Holstein) hanno avuto il loro peso. Perché, e sottolinearlo è d’obbligo, un Cancelliere vittorioso in patria in confronti elettorali “locali” sarebbe rafforzato anche nello scacchiere internazionale. Un legame che forse Scholz ha capito troppo tardi – la sua “offensiva” sui media è iniziata tardi, dopo Pasqua, ed è stata più che altro una “difensiva” tutta centrata sulla guerra in Ucraina – e che ora lascia spazio ad un dubbio atroce. Olaf Scholz tira? Forse questo Cancelliere non è in grado, a differenza della Krisenkanzlerin Merkel, di trasformare la capacità di gestione delle crisi esterne in consenso interno?

A subire una sconfitta cocente sono i Liberali di FDP, che in NRW erano al governo insieme alla CDU ed ora sorpassano di poco la soglia di sopravvivenza del 5%. Evidentemente la partecipazione al governo statale non ha portato loro alcun dividendo, o forse solamente uno negativo, visto che la gestione delle scuole durante la pandemia era in mano ad una liberale, la Ministra statale dell’Istruzione Yvonne Gebauer, ed è stata segnata da un passo falso dopo l’altro. Ma per i Liberali la sconfitta in NRW non si tratta di un caso isolato: anche in Schleswig-Holstein una settimana fa il tonfo era stato netto, mentre in Saarland a marzo il risultato era stato molto sotto le attese (e comunque sotto il 5%). A pesare potrebbe essere stata sempre la pandemia, ma in un modo diverso ed ulteriore: la FDP infatti, nonostante il ruolo di più piccolo dei tre partner nel governo federale di Olaf Scholz, ha fatto pesare in modo vistoso e abbondantemente pubblicizzato tutto il tuo peso contrattuale soprattutto nella politica pandemica, costringendo sulla propria linea di fine delle restrizioni e “ritorno alla responsabilità del singolo” sia la SPD sia i Verdi, entrambi fautori di una politica più prudente. Che questa politica “per la libertà” a prezzo di scontri costanti nella coalizione berlinese fosse quella voluta dagli elettori… beh, alla luce dei risultati di FDP è lecito dubitarne.

A vincere nitidamente in NRW sono i cristiano-democratici (CDU). Loro il Primo ministro uscente Hendrik Wüst, subentrato solo l’ottobre scorso al predecessore Armin Laschet dopo la netta sconfitta di quest’ultimo come candidato cancelliere. Nei pochi mesi di mandato Wüst è evidentemente riuscito, nonostante una squadra di governo ricalcata pressoché al 100% da quella del predecessore, a far archiviare nell’animo degli elettori gli aspetti negativi della stagione-Laschet e a presentarsi come nuovo e già esperto al tempo stesso. Un’operazione non da poco. Se infatti la ancor più netta vittoria della CDU in Schleswig-Holstein trae le basi da cinque anni completi di governo, quella in NRW va posta in relazione ad un mix di continuità e rottura fra Laschet e Wüst: evidentemente però entrambe le esperienze sono state giudicate positivamente alla prova delle urne. A sorridere è ora particolarmente quel Friedrich Merz eletto a gennaio scorso alla guida della CDU nazionale, che pare essere riuscito a calmare il partito dopo l’addio di Merkel. Sedando polemiche e scontri interni al partito nazionale, Merz ha contribuito a creare o almeno a rafforzare un clima favorevole per due Primi ministri molto più giovani rispetto a lui – Merz ha 66 anni, Daniel Günther in Schleswig-Holstein 48, Hendrik Wüst in NRW 46 – che ora possono guardare ai prossimi anni non solo nei rispettivi Länder, ma anche (potenzialmente) alla politica berlinese. A riconoscere i meriti di Merz e della sua guida della CDU è anche quella parte della stampa che finora più aveva faticato con modi e stile dell’ex-manager tornato stabilmente alla politica. E proprio la Süddeutsche Zeitung fa ora un conto “della serva”, che però in queste ore ronza senz’altro nella testa di più d’uno nella Berlino politica: nel 2025, quando si tornerà al voto per il parlamento federale, Merz avrà 70 anni – un’età problematica per diventare Cancelliere e candidarsi a garantire continuità – mentre gli oggi vittoriosi Wüst e Günther saranno entrambi da poco cinquantenni e con robuste vittorie elettorali alle spalle.

Il candidato CDU Hendrik Wüst (dx) si congratula con la collega verde Mona Neubaur. Foto: ZDF.

Tornando all’oggi, difficilmente Hendrik Wüst però potrà rimanere a capo del governo di Düsseldorf, la capitale di NRW, se ad opporsi saranno i Verdi. Il partito ecologista registra infatti un successo di tutto rispetto ed il 18,2% corrisponde ad un robustissimo terzo posto. Vero è che dalla primavera del 2017 sono trascorse politicamente ere geologiche e che il risultato di allora era precedente alla stagione di apertura e rinnovamento del partito messa in campo nel 2018-2020 da Robert Habeck ed Annalena Baerbock. Altrettanto veri sono però anche altri due fattori. Da una parte il fatto che in NRW il partito ecologista è stato in grado di radicarsi nel territorio in modo importante e profondo, approfondendo le basi del proprio consenso, come hanno dimostrato le ultime elezioni comunali dell’estate 2020. E questo è un elemento che, per il rinnovo del parlamento di un Land, gioca un ruolo non marginale. Di assoluta rilevanza è però anche la bella figura che i Verdi stanno attualmente facendo a livello nazionale: gli appena citati Habeck e Baerbock sono ora diventati rispettivamente Vicecancelliere e Ministra degli esteri e si stanno profilando in modo autorevole nella gestione della guerra in Ucraina e delle sue conseguenze diplomatiche ed energetiche. Tant’è che persino la Bild Zeitung, giornale tutto foto e punti esclamativi che finora aveva caparbiamente coltivato un’immagine molto negativa di Baerbock, arriva ora a riconoscerne autorevolezza e “cancellierabità”.

Insomma, le elezioni in NRW si rivelano fedeli dalla tradizione della propria importanza e squadernano con un risultato chiaro, ma non univoco, punti di forza e debolezza del momentum politico tedesco. Come un prisma che rifrange la luce e ne tradisce le colorate componenti. Un Cancelliere socialdemocratico che stenta, i Liberali in difficoltà col proprio ruolo al governo, una CDU che sembra aver superato le secche del dopo-Merkel e mette in luce punti e figure di notevole forza, i Verdi che si godono gli allori di risultati molto lusinghieri. E la Linke (Sinistra)? 2,1% e, come commento, non c’è nulla da aggiungere.

Edoardo D’Alfonso Masarié

@furstbischof

1 commento su “Elezioni fra Reno e Ruhr: un prisma per la politica tedesca”

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